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 2017  settembre 27 Mercoledì calendario

Dall’Algeria alla Sardegna, quei barchini fai da te che sfidano le onde notturne

Con i pescatori di Sant’Anna Arresi, i migranti appena sbarcati parlano senza troppi giri di parole: «Arrivare in Sardegna, per noi, è il metodo più facile per andare in Francia e in Belgio. Quando la vostra polizia ci consegna il decreto di espulsione noi ci presentiamo alla frontiera, ma di certo non torniamo in Algeria. Andiamo verso la Francia o in Belgio e così abbiamo raggiunto l’obiettivo iniziale». La strada è quella più breve e anche più sicura, almeno quando il maestrale concede qualche giorno di tregua. Tra il porto di Annaba e le spiagge bianche del Sulcis ci sono più o meno cento miglia. Appena un’ottantina per chi parte da Tabarca.
Bastano dodici ore di navigazione, o anche meno, se al largo non c’è da affrontare l’insidia delle onde. Queste, dunque, sono le giornate ideali: e previsioni sono state rispettate e in una sola notte nel Sud della Sardegna sono arrivati in 169. Tutti giovani, tutti in buone condizioni e tutti di origine algerina. Il piano è davvero sempre lo stesso: stare nell’isola giusto il necessario per poi far perdere le tracce da una parte all’altra dell’Europa. Di certo, molto lontano da qui.
La notte più lunga su questo tratto di frontiera è iniziato poco dopo le 23 di lunedì. L’elicottero di Frontex era impegnato in un controllo notturno nella sterminata fetta di Mediterraneo che separa la Sardegna dall’Africa. I visori a infrarossi hanno segnalto tre barche in balia delle onde e da quel momento gli sbarchi sono proseguiti per tutta la giornata, ben oltre il tramonto. «Quando è arrivata la segnalazione le nostre motovedette hanno raggiunto i tre barchini che tentavano di raggiungere l’isola – racconta il tenente colonnello Italo Sparvieri, comandante del Reparto aeronavale della Guardia di finanza – Li abbiamo soccorsi e accompagnati al centro di prima accoglienza. Ovviamente non ci hanno raccontato nulla della fase organizzativa ma anche questo sbarco ricalca le modalità di quelli precedenti».
I viaggi dall’Algeria alla Sardegna non sono organizzati da una di quelle banche di trafficanti di uomini che operano sull’altro versante dell’Africa. Quelli che partono alla volta del Sulcis, e nel 2017 sono già più di mille, si organizzano quasi a livello familiare: acquistano un barchino e affrontano il mare. «Noi siamo tutti amici – hanno raccontato ieri mattina i ragazzi individuati dai carabinieri vicino alla spiaggia di Porto Pino – Abbiamo recuperato il barchino e abbiamo atteso che non ci fosse vento per iniziare la traversata». Da quando gli sbarchi si sono fatti più frequenti, i carabinieri della compagnia di Carbonia hanno avviato diverse indagini per individuare scafisti e organizzatori dei viaggi, ma quelli che affrontano questa rotta sono considerati migranti self-service. «Non sono sprovveduti – spiega il maggiore Giuseppe Licari, comandante dei carabinieri di Carbonia -. Per iniziare la traversata aspettano che non ci sia maestrale o che spirino forti venti da Sud, in modo da agevolare il viaggio».
Le piccole barche che utilizzano sono dotate di motori da 40 o 60 cavalli, con buone scorte di carburante. Alla partenza non c’è nessuno che gestisce il traffico, ma all’arrivo c’è qualcuno che spaccia documenti falsi. E che agevola gli spostamenti verso altre nazioni.