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 2017  settembre 27 Mercoledì calendario

I nigeriani portano via il lavoro pure ai mafiosi

L’intelligence britannica ha già dato il nome in codice: «I Vichinghi». Sono i nigeriani d’Italia. Una comunità criminale che le parole sono del procuratore nazionale antimafia Franco Roberti «fa paura». Un’etnia organizzata, hanno rivelato gli 007 di Sua Maestà attraverso i principali quotidiani inglesi, in vere e proprie «bande paramilitari» che stanno usando la Sicilia come trampolino di lancio per rendere sempre più fiorente il business di «traffico di droga, prostituzione e commercio di essere umani». Le associazioni criminali nigeriane, ha ricordato Roberti di fronte al Comitato Schengen lo scorso 31 maggio, «hanno caratteri forse ancora più strutturati delle mafie italiane». 
ALLARME DA LONDRA 
Il numero degli sbarchi sarà anche diminuito rispetto allo stesso periodo dello scorso anno (103.451 arrivi contro 131.966 del 2016), ma non l’allarme sul fronte della sicurezza. L’ultimo alert arriva da Londra: secondo i Servizi d’Oltremanica, i nigeriani, originariamente confinati in Sicilia, si stanno organizzando sull’intero territorio italiano. Dal Sud al Nord. Si tratta di organizzazioni «gerarchiche, con capi presenti in ogni città». 
La gang nigeriana prima si limitava a guidare il traffico di migranti, confinata a Palermo dietro al mercato di Ballarò; adesso fa concorrenza alla Mafia con «lo sfruttamento della prostituzione e il traffico delle droghe». Fanno talmente paura, i criminali nigeriani, che la Procura nazionale antimafia fa addirittura fatica a reclutare «interpreti affidabili» nei centri universitari italiani. Gli studenti nigeriani «sono molto intimoriti, sanno che queste presenze in Italia sono molto pericolose per i loro connazionali», ha ammesso Roberti. 
Un’escalation direttamente collegata agli sbarchi sulle coste siciliane. Nel 2016 sono stati oltre 37mila i nigeriani approdati in Italia. La prima etnìa. Quest’anno sta succedendo la stessa cosa: finora sono 17.090 i migranti che hanno dichiarato nazionalità nigeriana al momento dello sbarco. Soggetti destinati a ingrossare le file della criminalità. Finora, hanno messo nero su bianco i Servizi italiani nell’ultima relazione inviata al Parlamento, i clan hanno utilizzato le loro capacità intimidatorie soprattutto nei confronti dei connazionali, in particolare per il reclutamento della manovalanza da impiegare «nelle piazze di spaccio, nel lavoro nero, nel caporalato e nello sfruttamento sessuale». 
Adesso il pericolo è che i Vichinghi, filtra dall’intelligence britannica, possano attaccare il territorio italiano, a partire dai centri di accoglienza dove sono confinati i loro connazionali, rendendosi protagonisti di veri e propri atti di guerriglia urbana. Anche ai danni delle Forze dell’ordine. «Ci auguriamo che non accada mai...», si lasciò sfuggire Roberti davanti ai parlamentari del Comitato Schengen. Fatto sta che i report degli 007 inglesi segnalano come il territorio italiano sia a rischio «tribalizzazione», con bande di migranti determinate a occupare alcune aree dove dettare legge sul mercato della criminalità. 
VIMINALE NEL MIRINO 
Times e Guardian, al contrario della stampa italiana, hanno dato grande risalto all’attivismo della criminalità nigeriana che sta cambiando pelle. I Vichinghi sarebbero saliti al potere sgominando una banda ribelle, Black Axe (Ascia Nera), nel novembre del 2016. E a Londra è suonato l’allarme, visto che Scotland Yard avrebbe chiesto di intensificare i controlli sia sui voli in arrivo dall’Italia, sia sui vettori su rotaia e gomma che attraversano la Manica, per i quali sono state raccomandate perquisizioni accurate. 
«Il ministro dell’Interno, Marco Minniti, è a conoscenza di questa situazione riguardante la criminalità organizzata nigeriana? Ha ricevuto rapporti dell’intelligence che confermano il quadro emerso dall’inchiesta giornalistica britannica?», si chiede Daniele Capezzone, deputato di Direzione Italia, che ha presentato un’interrogazione al numero uno del Viminale per sapere «quali concrete iniziative intenda intraprendere per scongiurare il proliferare di questo fenomeno criminale».