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 2017  settembre 27 Mercoledì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - STX E LA MAGGIORANZA ITALIANAREPUBBLICA.ITROMA - Fincantieri avrà soltanto una "maggioranza in prestito" dei cantieri navali Stx di Saint Nazaire: è questo l’esito che emerge dal vertice franco-italiano di Lione

APPUNTI PER GAZZETTA - STX E LA MAGGIORANZA ITALIANA

REPUBBLICA.IT
ROMA - Fincantieri avrà soltanto una "maggioranza in prestito" dei cantieri navali Stx di Saint Nazaire: è questo l’esito che emerge dal vertice franco-italiano di Lione. Una soluzione anticipata dal quotidiano Le Monde e poi confermata da ambo le fonti governative: il gruppo di Trieste otterrà il 50% di Stx France a cui si aggiungerà un 1% che lo Stato francese presterà a Fincantieri per un periodo di 12 anni.

Questo pacchetto in prestito "prevede appuntamenti regolari tra francesi e italiani nel corso di questo periodo. Ogni volta, i due partner esamineranno lo stato di salute della loro azienda comune nonché il rispetto degli impegni assunti da entrambe le parti. Se le promesse non saranno mantenute la Francia potrà recuperare il prezioso 1% e ritirare a Fincantieri il suo ruolo predominante".

Dopo mesi di trattative su Fincantieri-Stx, vince dunque questa soluzione di compromesso che sarebbe frutto, secondo Le Monde della creatività del presidente Macron e della sua esperienza come banchiere d’affari in Rotschild. L’Italia però non avrà imbarazzi a firmare l’intesa. Questo 1% in prestito diventerà pienamente italiano allo scadere dei 12 anni. Non solo. Fincantieri avrà 4 consiglieri di amministrazione. Quanti ne avranno i francesi. Ma l’amministratore delegato sarà italiano, e così anche il presidente. Proprio il presidente avrà in mano un voto doppio, decisivo dunque in caso di parità tra i consiglieri di amministrazione (grazie al meccanismo del "casting vote").

Peraltro Fincantieri - se costretta dai francesi a restituire l’1 per cento in prestito - avrà il diritto di trasferire alla Francia anche il suo 50 per cento, con grave aggravio per le casse transalpine. Per questo, l’azienda italiana, il Tesoro e il Mise considerano questa intesa molto migliore di quella raggiunta con l’ex presidente francese Hollande. Hollande voleva concedere a Fincantieri solo il 48 per cento delle azioni mentre il 3 per cento sarebbe finito in portafoglio a una Fondazione finanziaria italiana.

La quota di azioni francesi sarà ripartita tra lo Stato al 34,4%, il gruppo pubblico militare Naval Group al 10%, i dipendenti dei cantieri di Saint-Nazare al 2% e le imprese locali al 3,6%. Quanto al nuovo consiglio di amministrazione di Stx, la parte francese verrà nominata per due amministratori dallo Stato francese, uno da Naval Group e uno dai lavoratori. Le fonti dell’Eliseo ritengono invece che Laurent Castaing sarà invece confermato come presidente e direttore generale. Il titolo Fincantieri alla Borsa di Milano - che stamattina ha preso il volo - in tarda mattinata ha attenuato la sua crescita per chiudere poi in lieve ribasso (-0,3%).

Video, quando Padoan diceva: "Mai al 50 e 50" Stx-Fincantieri, Padoan: "Differenze non sanate con la Francia, ma c’è tempo fino al 27 settembre" Condividi   In parallelo all’accordo sulle navi civili, parte immediatamente un gruppo di lavoro per arrivare all’intesa sul fronte militare. Ne faranno parte rappresentanti del governo e i capi azienda di Fincantieri e di Naval Group con l’obiettivo dichiarato di dar vita a un raggruppamento in grado di concorrere su tutte le principali commesse delle marine militari. Da subito, Fincantieri e Naval Group, che potranno anche arrivare a scambi azionari incrociati, concorreranno con offerte congiunte, e non piu’ da concorrenti, nelle gare internazionali. Alla fine di questo percorso, come auspicato da Macron e Gentiloni, si potrà dar vita un soggetto operativo su tutte le navi di superficie, sia civili che militari, il primo passo verso la creazione di quell’Airbus dei mari che in prospettiva potrebbe anche essere allargato ad altri Paesi.

Il numero uno di Naval Group, Hervé Guillou, auspica che le società coinvolte - francese e italiana - "scambino 10% delle loro azioni, mettano in comune una parte della loro ricerca, presentino offerte comuni sui mercati stranieri e procedano insieme a delle acquisizioni". "Sbloccata la vicenda Stx si potrà procedere a studiare la costruzione di un campione mondiale del settore navale, civile e militare, attraverso una partnership paritetica tra Italia e Francia", dicono dai ministeri italiani interessati. "I pianeti si sono allineati, approfittiamone", affermano fonti di Naval Group citate da Le Monde.

La questione dei cantieri è una delle molte sul tavolo del vertice di Lione tra Italia e Francia, che arrivano al controllo di Vivendi su Telecom Italia, fino alla scalata di Bollorè su Mediaset. Ecco i punti caldi del vertice tra Gentiloni e Macron.

TELECOM-VIVENDI. Soltanto domani - chiusa la battaglia navale sui cantieri - l’unità di crisi di Palazzo Chigi deciderà se contestare al colosso francese dei media Vivendi la mancata comunicazione della conquista di Telecom Italia. La legge 56 del 2012 - questa l’ipotesi accusatoria - imponeva la notifica al governo italiano, una volta raggiunto il controllo di fatto di Telecom. A quel punto, Vivendi avrà 90 giorni di tempo per giustificare la sua condotta. Un’eventuale sanzione sarà decisa - dal nostro governo - solo a fine anno. Se calcolata sul fatturato di Vivendi e Telecom, la multa sfiorerà i 300 milioni di euro. Ma i francesi sperano che l’ammenda venga calcolata sui mini-fatturati di Sparkle e Telsy (sono le due società proprietà di Telecom che Palazzo Chigi considera strategiche per la difesa nazionale). L’importo, in questa seconda ipotesi, sarebbe molto più basso. Dentro i consigli di amministrazione di Sparkle e Telsy, il governo potrebbe imporre la presenza di membri italiani, nominati probabilmente dal Garante delle Comunicazioni (l’AgCom). Condividi   MEDIASET-VIVENDI. Sempre Vivendi è chiamata dal Garante per le Comunicazioni a scegliere fra Tim e Mediaset, di cui ha il 28,8% delle azioni e il 29,9 per cento dei diritti di voto. In attesa che i francesi di Vivendi decidano la loro strategia di disimpegno, l’AgCom ha alzato una prima barriera. Ha ottenuto che Vivendi affidasse a un soggetto indipendente almeno il 19,19 per cento delle azioni e almeno il 19,95 per cento dei diritti di voto. Il quotidiano francese Le Monde sostiene che il ritorno sulla scena politica di Silvio Berlusconi, "deciso a proteggere Mediaset dagli appetiti di Vincent Bolloré", può complicare l’avventura italiana di Vivendi.

ALENIA-ARIANSPACE. L’ultimo dossier sul tavolo riguarda infine l’accordo in ambito spaziale che firmeranno Thales Alenia Space Italia e Arianspace. Il contratto regola la messa in orbita - con i lanciatori Vega C (Avio) e Soyuz - di due satelliti italiani (Cosmo-SkyMed), realizzati da Thales Alenia Space. Cosmo è un sistema avanzato di osservazione della Terra dallo spazio. Tra le altre cose, permette di vedere sia di notte che di giorno, in ogni condizione climatica, i disastri provocati da terremoti, alluvioni, uragani e frane. Consente anche di osservare i confini, e pertanto lo sbarco di migranti. Thales Alenia Space è capocommessa e responsabile dell’intero sistema.
 

L’OPINIONE DI MARC LAZAR
Oggi a Lione si riunisce l’annuale vertice italo-francese. Capita in un contesto particolare, dopo le elezioni in Germania e il discorso di ieri del presidente Macron per un rilancio dell’Unione europea. All’ordine del giorno ci sono dossier importanti. 

Quelli della Fincantieri-STX, della crisi migratoria e del collegamento ferroviario Torino-Lione. Scommettiamo che le dichiarazioni conclusive saranno calorose. I dirigenti dei due Paesi spiegheranno che si sono fatti dei progressi, per esempio a proposito delle industrie navali. E non mancheranno di intonare i soliti ritornelli sulla solida amicizia che unisce i nostri popoli latini. 

La realtà è più complessa. In particolare perché esiste un reale disagio italiano nei riguardi della Francia, ancora ravvivato dalle grandi speranze suscitate dall’elezione di Macron. La maggior parte dei responsabili politici e dei commentatori italiani si erano rallegrati per il suo successo, alcuni vedendoci anche un motivo di ispirazione. La sconfitta di Marine Le Pen dimostrava che il populismo poteva essere battuto e rappresentava un incoraggiamento nella lotta del Pd contro il Movimento 5 stelle. Matteo Renzi sottolineava la sua vicinanza al nuovo occupante dell’Eliseo, il quale aveva seguito da vicino il lavoro del premier italiano. Infine, l’impegno pro-europeo di Macron appagava gli italiani eurofili.

La delusione è stata rapida. La sospensione dell’accordo con Fincantieri per i cantieri navali STX e poi la loro nazionalizzazione temporanea hanno provocato le ire degli italiani che conoscono l’importanza della presenza economica francese nella penisola. Il blocco dei migranti alle frontiere nazionali li ha scioccati. Il rapporto privilegiato con la Germania ha dato a Roma la sensazione di essere di nuovo emarginata. L’incontro in Francia con i responsabili libici dello scorso 24 luglio ha urtato la suscettibilità italiana. Su ciascuno di questi dossier, Parigi ha delle argomentazioni: anche l’Italia protegge le sue imprese, come dimostrano i problemi in cui è incorsa Vivendi, inoltre ha commesso degli errori nella gestione dei flussi di migranti, le sue iniziative in Europa sembrano un po’ sconclusionate e nei confronti della Libia si è mostrata a lungo inerte. 

Questi malintesi e questi disaccordi dimostrano che perdurano alcuni tratti strutturali dei rapporti Francia-Italia. L’Italia ha la tendenza a investire troppo nella relazione con la Francia, la quale non dà prova di ricambiarne le attenzioni. L’Italia critica l’arroganza e il nazionalismo della Francia, la Francia sospetta l’Italia di manovre sleali e dubita della sua credibilità.

Sarebbe ora di superare questi ostacoli. Per varie ragioni. Ragioni economiche, perché la Francia è il secondo partner commerciale dell’Italia e viceversa e perché molte cooperazioni industriali, per esempio, potrebbero essere rafforzate. Ragioni europee, specialmente dopo le elezioni tedesche di domenica, perché, invece di muoversi da sole, Parigi e Roma potrebbero portare un contributo comune per costruire una sovranità europea, colmare il divario tra i Paesi del Nord e del Sud, e far indietreggiare l’euroscetticismo, in Italia ancor più forte che in Francia. Ragioni politiche, per trarre dalle esperienze di ciascuna i mezzi per rivitalizzare la democrazia, poiché, a dispetto della vittoria di Macron e delle valutazioni positive dell’operato di Paolo Gentiloni, i due Paesi devono confrontarsi con la sfiducia generalizzata dei cittadini verso i loro dirigenti e in entrambi i Paesi soprattutto i cittadini più indigenti e i meno istruiti sono tentati da un ripiegamento su identità che pensano immutabili e territori che temono minacciati. Ragioni di sicurezza, per combattere il terrorismo, tenendo conto che la Francia ha molto da imparare dall’esperienza italiana degli anni di piombo. Ragioni educative, a livello delle università e dei centri di ricerca, in previsione di cooperazioni sempre più integrate fra istituti europei, come ha suggerito ieri Macron, ma anche rafforzando l’Università italo-francese. Ragioni culturali, immaginando, oltre al lavoro di diffusione della cultura italiana in Francia e della cultura francese in Italia, delle iniziative comuni italo-francesi a dimensione europea. Di fatto, i rapporti bilaterali hanno senso solo in una prospettiva europea. 

E proprio l’Europa servirà ancora una volta da rivelatore del tenore dei rapporti tra i due Paesi. Molte delle proposte presentate ieri da Macron convergono con idee italiane, come quelle su un ministro europeo delle Finanze e un budget comune per l’eurozona. Altre idee francesi possono trovare un consenso italiano, per esempio quelle sull’ampliamento del programma Erasmus o sulla creazione di un’Agenzia europea per l’innovazione. Invece, Roma si oppone alla creazione di un Parlamento dell’eurozona. Ma soprattutto, tutto dipenderà da come la Francia presenterà il programma. Aspirando ad assumere un ruolo di leadership unica o mostrandosi capace di forgiare una “co-leadership”, in particolare con l’Italia, considerando le resistenze che il prossimo governo tedesco rischia di presentare? Durante il Consiglio europeo del 22 e 23 giugno scorsi, Macron diceva che «non dobbiamo cadere nella perversa convinzione francese che l’Europa siamo solo noi». Sta a lui dimostrarlo, a cominciare da oggi a Lione.