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 2017  settembre 27 Mercoledì calendario

Di Battista agita i Cinque Stelle: «Voglio tornare a scrivere, non so se mi candido di nuovo»

«Ragazzi non so se mi candiderò di nuovo a questo giro. Ho voglia di fare tante altre cose. Ho voglia di tornare a scrivere». La nuova vita di Alessandro Di Battista potrebbe ricominciare da un figlio, Andrea, e da un nuovo libro. Fuori dal Parlamento, dai rituali lenti di commissioni, aule, regolamenti.
Al di là della piazza e della seduzione televisiva, la scrittura, ne è convinto, è il suo vero amore. Dopo i resoconti sudamericani pubblicati dalla Casaleggio, il suo primo libro da star riconosciuta dei 5 Stelle, A testa in su, è andato così bene per la Rizzoli da convincere l’editore a commissionargliene un altro. Uscirà a metà novembre e sarà una sorta di memoir sulla paternità, un’esperienza personale a cui annodare una riflessione politica e sociale.
Chi tra i grillini era a Rimini, ammutolito di fronte al videomessaggio inviato da Dibba dalla sala parto, l’unico momento di vibrazione emotiva di un evento per il resto soffocato nella grisaglia dei toni di Luigi Di Maio, ha strabuzzato gli occhi quando il deputato ha detto: «È giusto non candidarsi, non è il mio ruolo. Mi sento un libero battitore. Ognuno ha il suo ruolo. Voglio essere totalmente libero di portare avanti le battaglie in cui credo». Tra i colleghi parlamentari è stato subito chiaro che le voci che su Di Battista si rincorrono da mesi potevano non essere infondate: «Ale non si ricandida!». Ma è così?
Dibba è uomo di empatia, da attore mancato conosce le regole del desiderio, e sa che è sull’assenza che si misura l’attrazione. Teorizza la sparizione come strategia per alimentare il carisma. Lo ripete spesso ai guru della comunicazione M5S che lo vorrebbero su qualunque canale: «Non devo andare sempre in tv, fidatevi, meglio scomparire per un po’». A Rimini è bastato il suo avatar a riscaldare la folla. Sa come farsi desiderare, perché sa dosare le sue presenze. Con un intuito per evitare grane e risse interne che gli hanno fatto meritare il soprannome di «anguilla» tra i colleghi. Vedi Roma, vedi le primarie. Quando c’è un casino, dicono, Di Battista scompare.
Allo stesso modo, ora, Dibba gioca con la sua candidatura. Ci sono e non ci sono. I deputati romani che lo conoscono da più tempo sono pronti a scommettere che alla fine non ci sarà nella prossima legislatura. E non è solo questione di fare il papà. Di Battista ha ricevuto diverse offerte editoriali che gli garantirebbero un reddito. «Farò politica, a mio modo» dice, ben consapevole, che tra cinque anni, quando Di Maio avrà finito i suoi due mandati, e a lui ne rimarrà ancora uno, il desiderio di tutti lo porterà ai vertici del M5S per acclamazione.