La Stampa, 27 settembre 2017
Con microscopio e retino, una vita a inseguire farfalle. La collezione da 20mila esemplari di un savonese
Il loro volo leggero non ha confini. Lo sanno i bimbi d’un tempo, che si divertivano a rincorrerle con il retìno nelle giornate d’estate. Lui le ha inseguite e catturate tanto vicino a casa, quanto nell’entroterra di Savona, a Calizzano dove vive, ma anche nell’attigua val Bormida piemontese. Al mare o in montagna. In altre regioni d’Italia. Seguendo la sua passione, così Patrizio Barberis ha collezionato e classificato ventimila farfalle, che espone nelle mostre. «Ho iniziato da ragazzino – racconta – e continuato mentre frequentavo la scuola agraria. Una ventina di anni fa, mentre ero al museo di Alba come ricercatore, ho ripreso. Bisogna conoscere le specie di piante specifiche su cui si trovano i bruchi. Devo anche sapere dove fare crescere quelli che allevo».
Una dopo l’altra, la collezione è arrivata a contare 630 delle 850 specie di «nottuidi» e 490 delle 660 «geometridi» che esistono in Italia. Di altre «famiglie», invece, ha fatto il completo. Anche negli anni in cui era impegnato al Parco di Chiusa Pesio per le ricerche. «Ed è al Parco che intendo lasciare il frutto di tanto lavoro. Là sarà utile anche per le visite delle scolaresche».Ma come fa a catturare gli esemplari? «Si lavora con un generatore e un telo bianco oppure con trappole a raggi ultravioletti. Le farfalle scendono nei portauova che io utilizzo, per raccoglierle senza danneggiarle. Controllo che cosa mi manca, le altre le libero nuovamente».
Gli esemplari sono custoditi, in un ordine rigorosissimo e con grande precisione, in teche rettangolari, tutte uguali, protette da un vetro. «Il loro esoscheletro non va in putrefazione – puntualizza -, ma occorre mantenerle al buio, perché con il sole non risultino danneggiati i colori». «A volte facciamo qualche scambio con i colleghi – prosegue Barberis – e collaboriamo con alcune riviste scientifiche del settore. E gli amici del Gruppo fotografico di Calizzano dedicano molti splendidi scatti al mio lavoro».
Per allestire tutte le teche, Patrizio ha impiegato tre anni. «Gli esemplari vanno sistemati secondo un ordine di generi previsto dalle regole scientifiche italiane. Infatti in alcune “scatole” ho lasciato spazio, nell’eventualità dovessi trovare le specie più vicine, ancora mancanti». Sotto ogni farfalla è indicata la località dov’è stata «acchiappata». Barberis ormai è un professionista: per crearne una, impiega appena, in media, 15 minuti.