
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Saronno è una galleria degli orrori. Gli ammazzati della coppia diabolica (se l’accusa ha ragione) potrebbero essere 35 o forse addirittura 50, dato che più di cinquanta sono le cartelle cliniche sequestrate all’ospedale e messe sotto esame dagli investigatori. Nel frattempo s’è scoperto che mamma Laura Taroni, l’infermiera, parlava disinvoltamente di ammazzare questo o quello col proprio figlio di 11 anni, che oltre tutto imbottiva di farmaci. In un’intercettazione il bambino dice alla madre: «Pure le gocce?». Risponde l’amante, il medico anestesista Leonardo Cazzaniga: «Eh, sì. Alla pastiglia ormai ti sei assuefatto». La mattina dopo si sente il bambino, appena sveglio, pregare la madre: «Stamattina non riuscivo nemmeno ad alzarmi dal letto, potresti fare meno gocce?». Il bambino altre volte partecipa allegramente, bambinescamente, alle idee assassine della donna. «Ma poi la nonna la facciamo fuori...», «Non sai quanto le nostre menti omicide, messe insieme, siano geniali». Si ricorderà che, in un’altra intercettazione, l’infermiera Laura dice al dottor Cazzaniga di essere pronta, per lui, a sopprimere i suoi due figli.
• Ci sono dettagli sui quattro morti accertati?
Oltre al marito di Laura, gli inquirenti attribuiscono con sicurezza ai due i seguenti decessi: Angelo Lauria, 69 anni, malato di tumore, morto con una dose di propofol cinque volte superiore al normale. Giuseppe Pancrazio Vergani, 71 anni, parkinson: una dose di morfina dieci volte il consentito. Morfina anche per Luigia Lattuada, 77 anni, malata di tumore. Infine Antonino Isgrò, 93 anni, ricoverato al pronto soccorso con un femore rotto e uscito cadavere dall’ospedale.
• Mi domando come potessero essere così sicuri di farla franca.
A quanto pare, lui era un esaltato che diceva di sé: «Io sono Dio, io sono l’Angelo della morte». Poi sapevano che tutti sapevano e che nessuno avrebbe parlato per non compromettere il buon nome dell’ospedale.
• Come sarebbe «tutti sapevano»?
Sì, colleghi della Tononi e di Cazzaniga denunciarono la cosa ai vertici, e dovettero essere così insistenti che il direttore sanitario di Busto Arsizio, Roberto Cosentina, aprì un’inchiesta. Era l’aprile del 2013. Delle riunioni di queste commissioni d’inchiesta non venne redatto verbale, non furono interrogati coloro che avevano sollevato il caso, non si analizzò alcuna documentazione. Nelle varie relazioni stese alla fine si legge che il numero di deceduti delle cure Cazzaniga si giustifica con il fatto che a lui venivano riservati i casi più gravi. Per l’uso di quei certi farmaci e in quelle proporzioni, un altro sostiene che Cazzaniga era l’unico a capirne. Le denunce - si spiega ancora - sono dovute ai soliti contrasti di carriera, invidie e quant’altro. Il tutto venne archiviato e questi comportamenti hanno adesso messo nei guai, oltre ai due presunti assassini, altre quattordici persone, per omessa denuncia e favoreggiamento. La conoscenza del caso era così universale che la dottoressa Simona Sangion, una precaria a cui il contratto era scaduto senza che l’ospedale volesse rinnovarlo, alla fine d’agosto dell’anno scorso s’attaccò al telefono e avvertì che se non l’avessero assunta in via definitiva avrebbe informato «i parenti dei pazienti morti che un medico del reparto li aveva ammazzati». A quel punto indagini e intercettazioni erano in corso da più di un anno. L’infermiera Clelia Leto s’era presentata in Procura con la sua denuncia il 20 giugno 2014.
• I più indignati, a quanto pare, erano proprio gli infermieri.
Ecco un’altra intercettazione del 23 maggio 2015, parlano Patrizia Paola Erba e Giuseppe Di Lucca (già interrogato dai pm): «Li ammazzava?». «Sì gli faceva il propofol a endovena». «Oh mamma... ma basta?». «Basta, basta». «E secondo te è una terapia eccessiva?». «Ca... l’ha ammazzato, l’ha ammazzato... l’ha ammazzato!». «Ma lui lavora ancora lì?». «L’ha ammazzato!». «Ma non sa che ti hanno chiamato?». «... è arrivato in pronto soccorso... non so cosa... gli ha fatto duecento milligrammi di propofol, venti milligrammi di morfina e sessanta milligrammi di midazolam... gli ha fatto una roba... cioè quella che aveva ucciso Michael Jackson».
• E come fu la storia del marito?
L’infermiera ha detto agli inquirenti che odiava il marito perché la costringeva a pratiche sessuali dolorose e umilianti. Sosteneva che il marito andava a letto con sua madre. «Ho le foto, te le farò vedere». Lo stordì di antidiabetici e quello alla fine ne morì. Dopo lo fece cremare, e fece cremare anche la madre, idea che il Cazzaniga definì geniale, dato che in questo modo si rendeva impossibile l’autopsia.
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