La Verità, 2 dicembre 2016
Quadruplicano gli investimenti in diamanti
Il mercato del risparmio, nei momenti di grande incertezza e per via dei recenti sobbalzi del settore, si rivolge sempre più ai cosiddetti beni rifugio, come oro, argento, diamanti e opere d’arte. Gli acquisti, soprattutto nel settore delle gemme preziose, non sembrano diminuire. Sono oggi poco meno di 130.000 gli italiani che hanno deciso di investire una piccola parte del loro patrimonio, meno del 5% come suggerito da tutti gli esperti del settore, nei diamanti. Tra le principali realtà che operano con le primarie banche, da Mps a Banca Intesa, da Unicredit alla Banca Popolare dell’Emilia Romagna, c’è la Diamond Private Investment, che guida un settore in forte espansione. Solo nell’ultimo anno 40.000 persone hanno deciso di investire nelle pietre preziose, quando nel 2015 erano state 10.000. E anche il giro d’affari, che in Europa tocca quasi i 4 miliardi di euro all’anno, ha un tasso di crescita esponenziale. Se nel 2015 erano stati investiti in diamanti oltre 300 milioni di euro, quest’anno verranno superati i 700 milioni in una pietra preziosa da sempre considerata come una riserva di valore.
Quello dei diamanti è un mercato dai tagli piccoli: costano tra i 3.800 euro e i 20.000 euro e il loro acquirente-tipo è di età compresa tra i 40 e i 65 anni. In larga misura si tratta di imprenditori e impiegati, la maggior parte dei quali in pensione. Perché li comprano? Perché un diamante è una riserva di valore, perché non sono esposti alla volatilità delle Borse e perché essendo al portatore tendono a uscire dagli asset ereditari.
Le pietre da investimento non si vendono nelle gioiellerie: alle spalle hanno un micro circuito di intermediari che si riforniscono al mercato di Anversa, in Belgio. A regolare il settore è il colosso De Beers che opera alla stregua di una banca centrale: per garantire stabilità ai prezzi la multinazionale aumenta e diminuisce la produzione nelle miniere che controlla. Poche settimane fa, ha annunciato il primo aumento dei prezzi dal giugno 2014: +2% in un’asta di diamanti che ha portato 660 milioni di dollari nelle casse del gruppo.
Ai critici dell’investimento nei beni rifugio, gli esperti del settore ribattono che nessuna operazione è lontana dai rischi, ma quello che rimane, in questo caso, è proprio il bene. Se le obbligazioni o le azioni possono azzerarsi, le pietre preziose, soprattutto quelle commercializzate dagli specialisti del settore, sono invece meno inclini a subire il rischio delle valute e quello Paese.
Una pietra comprata in Italia, anche se l’Europa incappasse in un periodo di difficoltà, può infatti essere commercializzata in altre aree del mondo.
L’importante è non farsi ingannare da rendimenti stratosferici. Allora è sempre bene accendere un campanello d’allarme.