Massimo Lopes Pegna, La Gazzetta dello Sport 2/12/2016, 2 dicembre 2016
CARLSENM IL TRIPLETE DEL SEXY CAMPIONE
Tutto il peso del movimento è sulle spalle larghe da atleta mancato di Magnus Carlsen, il re degli scacchi con il volto da attore. A soli 26 anni (appena compiuti), mercoledì sera a New York l’ha rifatto ancora: campione del mondo per la terza volta. Ha battuto l’ucraino Sergey Karjakin, pure lui 26 anni (la coppia di sfidanti più giovane di sempre), dopo una maratona di 19 giorni e 12 match, più il tie-break risolutivo dell’altra notte. «E’ stato uno dei mondiali più esilaranti della storia», ha sentenziato Lev Alburt, Grande Maestro che non si perde un campionato dal 1954.
SCOMMESSA A New York avevano scommesso sul largo seguito che il ragazzo norvegese, nel 2013 inserito da Cosmopolitan nella lista degli uomini più sexy del Pianeta, è in grado di trascinare. Nella prima sfida iridata a New York dal 1995, gli organizzatori hanno costruito «luxury box», modello stadi del baseball e football, vendendo biglietti giornalieri anche a 1200 dollari. E il duello sulla scacchiera non ha disatteso le aspettative, con dodici partite tiratissime (una vittoria per parte e 10 pareggi) che hanno attratto in streaming 10 milioni di spettatori: per gli scacchi una folla da Super Bowl. L’atto finale, come fossero calci di rigore per spezzare il pareggio, ha infiammato la platea: quattro battaglie di «rapid chess», cioè con 25’ sull’orologio per parte a disposizione, finite 3-1 per Carlsen.
DIVERTITO «Sono felice che al termine sia riuscito anche a divertirmi: è la cosa più importante», ha detto dopo il trionfo. Poche parole, come quando gli chiesero a bruciapelo se fosse autistico. «Beh, non le sembra ovvio?», rispose. Salvo poi rettificare: «Intendevo dire: ovviamente no». Avesse potuto scegliere avrebbe preferito guadagnarsi una medaglia d’oro con il salto dal trampolino, attività che da bambino divideva con le scacchiere. Ma il suo destino non era di volare sugli sci. Segnali di genialità li aveva manifestati già a due anni, quando metteva insieme puzzle da cinquanta pezzi. A 4 sapeva a memoria i nomi dei 430 comuni della Norvegia con numero di abitanti. A 5 poteva elencare tutte le nazioni del mondo, le loro capitali e i colori delle bandiere. E a 5 ricevette in dono da suo padre Henrik, ingegnere, la prima scacchiera. Ma trovò quel nuovo gioco noioso e frustrante. A otto ci riprovò: batté sua sorella maggiore e cominciò a leggere libri a tema. A 9 costrinse papà alla resa e da lì iniziò con i tornei e con l’inarrestabile ascesa, fino alla consacrazione avvenuta a 13 anni: terzo più giovane Grande Maestro della storia. Ama i videogiochi e i giornalini di Topolino, che teneva sulle ginocchia durante le partite quando la mossa spettava all’avversario. Una volta un suo rivale adulto, seccato dopo la sconfitta, lo apostrofò così: «Mi sono fatto battere da un moccioso». Ma quel moccioso dai capelli scompigliati e l’aspetto, oggi da vichingo, appena 14enne batté Anatoly Karpov a «blitz chess» (5’ di tempo) e pareggiò, prima di perdere, contro l’altro mito Gary Kasparov, che poi per un periodo di tempo è stato suo insegnante.
MAESTRO Proprio Kasparov descrive meglio di tutti lo stile del suo pupillo: «E’ come un serpente, ti stritola piano piano. E quando acquisisce un piccolo vantaggio, sa trasformarlo in un profondo crepaccio da cui è impossibile risalire». Anche Fabiano Caruana, il fenomenale Grande Maestro italiano che ora gioca per gli Usa, concorda: «Quando ha un vantaggio minimo non lo molla più». Ma come tutti i geni, anche Carlsen, che fa da modello per la G-Star Raw in spot con l’attrice Liv Tyler, rifugge la popolarità e soprannomi come il «Mozart degli scacchi». «Come sono? Pigro e incasinato», si schermisce. Forse agognando una vita più normale.