Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2016  dicembre 02 Venerdì calendario

L’UOMO CHE MISE IL TURBO ALL’«OMBRA»


È una storia dove s’intrecciano lane pregiate e vitigni riscoperti, sommovimenti sociali e utopie realizzate, teorie sociologiche e mutamenti di regime, successi industriali e innovazioni agricole. In mezzo, complesse e talvolta aspre questioni dinastiche, mentre a far da sfondo sono i languidi e brumosi panorami della laguna veneta. È la storia di una casa vinicola che ha aperto nuove strade quando ancora il vino italiano era – ed era considerato – la cenerentola di un mondo dominato dai francesi. Ma è anche l’appendice – importante, beninteso – di un’avventura più complessa, che riguarda gli albori dello sviluppo industriale nazionale. Santa Margherita è un marchio che nasce a metà degli anni 30. Quando Gaetano Marzotto jr. – in famiglia i nomi ricorrono inevitabilmente: più avanti troveremo anche un altro Gaetano, doppiamente junior, o, più semplicemente, Gai, attuale presidente del gruppo Santa Margherita – acquista i possedimenti degli Stucky, famiglia veneziana che ha costruito un impero coi molini.
Sono terreni – una tenuta di oltre mille ettari – compresi tra i Comuni di Fossalta e Portogruaro, a est di Venezia, al confine fra Veneto e Friuli, nel territorio traversato dal fiume Lemene, un tempo agevolmente navigabile. Per i Marzotto è una puntata significativa in direzione della Serenissima. La fortuna della famiglia è cresciuta nell’entroterra, da quando – ormai un secolo prima – il capostipite Luigi ha creato a Valdagno un lanificio dal veloce e impetuoso successo.

Ora, bisogna tener conto che Gaetano Marzotto jr. è figura notevole al di là della vicenda Santa Margherita. Perché non solo riesce a risollevare le sorti dell’industria tessile familiare dopo la durissima crisi del ’29 (superando, fra l’altro, il primato mantenuto fino ad allora dal vicino Lanificio Rossi), ma introduce anche novità sostanziali nella vita dell’azienda, ovvero interventi “sociali” che prefigurano quel che oggi si chiama “welfare”: interventi urbanistici mirati, circoli dopolavoristici, asili, biblioteca itinerante, scuole, ambulatori e case di riposo per anziani, nonché impianti per il tempo libero come stadi e teatri. È la cosiddetta “città sociale”. Porterà a Gaetano jr. anche accuse di “paternalismo”, poi confluite nella violenta contestazione sessantottina, quando viene abbattuta la statua di Gaetano sr. nel centro di Valdagno.

Tornando a Santa Margherita (atto di nascita ufficiale nel 1935, la tenuta viene battezzata così in onore della moglie di Gaetano jr.), un esperimento analogo viene realizzato a Fossalta di Portogruaro, dove viene creata una “città modello” atta a garantire buone condizioni di vita ai dipendenti della tenuta. Il complesso prevede un asilo, un ospedale, attrezzature sportive e assieme corsi di formazione agricola per gli abitanti.

Lane e vigneti. Muta, infatti, anche la destinazione delle terre. Dove erano prevalentemente colture estensive, la gestione Marzotto sceglie un’altra strada, con nuove coltivazioni e nuove modalità di allevamento. Quello che ora si chiama Gruppo Zignago (riprendendo uno dei primi slogan in campo enologico, ovvero Onesti Vini Zignago) è versatile e multiforme e sfrutta anche la zona delle valli Zignago e Perera, acquistate nel 1942 e poi bonificate. Nella tenuta si fanno yogurt e succhi di frutta (sono stati piantati estesi frutteti) ma anche i contenitori adatti in una vetreria. Accanto allo stabilimento lattiero-caseario ci sono poi un cotonificio, un linificio, una tessitura, un saponificio e uno zuccherificio. E c’è, poi, anche una cantina perché diversi appezzamenti sono stati destinati a vigneto. La società, nel 1948, prende il nome di SFAI (cioè, Società Fondiaria Agricola Industriale) e per la famiglia Marzotto diviene la base ideale per fruttuose incursioni in altre zone vinicole. Così, nei primissimi anni 50, da Santa Margherita gli enologi dell’azienda si spostano a nord-ovest, dalle parti di Treviso, in Valdobbiadene. Lì, fa furore il “fol”, un bianco spesso torbido, adatto per “l’ombra”, il tipico aperitivo veneto. Bisogna ricordare che, rispetto ad oggi, in quel periodo il consumo di vino è altissimo fra gli italiani: si aggira sui 100 litri pro capite l’anno. Dal punto di vista enologico, il “fol” è un prodotto rustico, primitivo. Ma gli esperti chiamati da Gaetano jr., e lui medesimo, hanno la vista lunga. Colgono delle potenzialità a prima vista imprevedibili. La trafila non è semplice ma, alla fine, porta al successo. Siamo nel 1952, e quel millesimo diventerà un numero magico per i Marzotto: tanto che “52” si chiama oggi una delle linee d’eccellenza nell’ampio catalogo. Perché siamo alla prima gestazione di un trionfo planetario, particolarmente evidente negli ultimi anni. Siamo, cioè, alla nascita del Prosecco. Assieme a pochi altri produttori, infatti, Marzotto riesce a “spumantizzare” quel vino locale, lanciando il Prosecco Valdobbiadene con diversi anni d’anticipo sulla nascita della “Denominazione d’Origine”. Neanche dieci anni dopo, Santa Margherita firma un altro colpo geniale. È l’esito di un’altra incursione – ancora più a nord, tra i vigneti dell’Alto Adige – e di un altro esperimento audace: la vinificazione in bianco delle uve di pinot grigio, originariamente di color ramato. L’operazione arriva a compimento nel 1961, quando viene presentato per la prima volta il Pinot Grigio Santa Margherita: ancora pochi anni prima, l’azienda imbottigliava con tappi metallici a corona, ora muove uno dei passi che cambiano l’immagine del vino italiano nel mondo. È l’inizio di un lungo periodo (segnato anche dalla scomparsa, nel 1972, di Gaetano jr.) di successi e acquisizioni di nuove tenute in diverse regioni italiane e – nel 1979 – dal debutto sul mercato Usa. In anni più vicini a noi, i destini di Santa Margherita – così come di altri settori del gruppo Marzotto – saranno oggetto di una complessa divisione tra gli eredi di Gaetano jr. Fino alla sistemazione attuale, con il polo vitivinicolo, la vetreria (nel frattempo diventata tra le più importanti in Europa) e lo strategico comparto energetico sotto la guida di Gaetano, Stefano, Nicolò e Luca, figli di Vittorio Emanuele, assieme ai primi esponenti della nuova generazione Marzotto – Giacomo, Vittorio e Alessandro – la settima a entrare in azienda.