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 2016  dicembre 02 Venerdì calendario

«QUESTO GASPERINI VINCENTE È NATO BIANCONERO»

Oggi la città pulsa in un grande centro commerciale, ma un tempo Grugliasco era solo verde periferia. Per un ragazzo che correva tra i campi lì alle porte di Torino, arrivare alla Juve era vincere alla lotteria. Figurarsi per il piccolo Giampiero che sognava di volare come Anastasi. Il biglietto giusto arrivò tra le mani di Giampiero Gasperini nell’anno di grazia 1967. Aveva nove anni e già un midollo bianconero: scoperto dal mitico talent scout Mario Pedrale, rimase nella squadra dei sogni fino a 19 anni, appena il tempo di 9 striminzite presenze tra i grandi. Prima uno scudetto Allievi e poi la Primavera 1976-77 assieme a Domenico Marocchino e Vinicio Verza. Due anni in più e un futuro già segnato Paolo Rossi e Sergio Brio, ma il piemontese dalla faccia pulita bazzicava spesso dalle loro parti: «In tutte le giovanili si aggregava con noi – ricorda Pablito –, aveva un bel piede da centrocampista offensivo: gli piaceva il gioco corale, non è un caso che ora lo cerchi nelle sue squadre. E poi l’imprinting Juve si vede: lui sa bene che alle sconfitte non bisogna mai abituarsi».

niente diktat Da tecnico Gasp ha iniziato a incidere il suo credo sulla pietra a metà anni Novanta, scalando in bianconero fino alla panchina della Primavera. Niente di strano, la Juve è sempre stato il suo posto nel mondo. E il perché risale proprio a quell’epoca felice in cui era lui a vestirsi di bianconero: «Molti dei ragazzi del nostro settore giovanile si ritrovano a Torino per giocare il lunedì: a volte c’è anche Giampiero. Io ormai non riesco per colpa dell’anca, ma che bello ricordare e stare insieme», racconta adesso Marocchino. Lui, classe ‘57, un anno in più dell’amico, ha corso parecchio assieme a Gasperini. E adesso non può stupirsi del successo in panchina: «La Juve gli ha insegnato il rigore e la serietà, ma sia da ragazzo che ora da tecnico ha una dote decisiva: osserva. Giampiero è sempre stato un osservatore del gioco. Questo lo aiuta nell’essere innovativo e propositivo: sa che le regole servono, ma non sono diktat per mortificare qualcuno».

il rito Una volta all’anno si celebra il rito sacro, una cena di tutta l’allegra brigata cresciuta sotto gli occhi severi e dolci di Boniperti. E ogni volta si parla delle alchimie del Gasp, misto sapiente di scienza e spettacolo che merita applausi non solo in provincia: «Serio, quadrato, preparato, meticoloso: dategli fiducia e farà bene – ammette Brio, uno dei compagni più cari –. Anche con l’Atalanta stava traballando, ma poi Percassi gli ha dato fiducia. L’avesse fatto anche Moratti, avrebbe evitato molti guai». Pure il rapporto con Brio è saldo e antico, parte dal pensionato di Villar Perosa e arriva fino a certi lutti di famiglia: «Non viveva con noi, visto che era di Torino, ma negli anni ci siamo frequentati tanto oltre il campo. Nel calcio c’è molta sufficienza e approssimazione, lui è l’esatto contrario e si deve anche all’educazione Juve. Poi ha un cuore d’oro: quando è morto suo cugino a Pistoia, la città in cui vivo, ha preso il primo treno per venire nonostante gli impegni di lavoro».

ora è maturoNon ci fossero stati quegli anni di gloria, l’esuberanza di Tardelli e la faccia rabbiosa di Furino, Gasp avrebbe avuto qualche minuto in più nel centrocampo della prima squadra. Il ritorno a casa base da tecnico delle giovanili è solo un primo passo perché gli amici sognano, prima o poi, di consegnare a uno juventino la panchina della Juventus: «Adesso è più maturo e sarebbe perfetto per guidare la sua squadra del cuore», aggiunge Rossi. Sarebbe pure un modo per superare certi pregiudizi bizzarri: «Ma chi l’ha detto che Gasperini non può guidare una grande squadra? – si chiede Marocchino –. Io divido i tecnici in due categorie: bravi e scarsi. E lui è bravo, anzi bravissimo». Intanto, domani Gasp torna a guardare il bianconero da avversario e, a sentire Brio, mai come sta volta può fare lo sgambetto: «L’Atalanta va a mille, la Juve la salvano solo i numeri: occhio che è una gara aperta e bella». Vista dalla vecchia casa di Grugliasco immersa nel verde sarà perfino bellissima.