
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Sarà vero quello che ha detto Renzi nel suo discorso (e che la platea ha salutato con un’ovazione) e cioè che quelli che gli fanno la guerra da sinistra mobilitandosi per far vincere il No si comportano così solo perché rivogliono in mano il pallino del partito e del governo, e della riforma costituzionale, in realtà, non gliene importa niente?
• Sarà vero?
Potrebbe essere vero, almeno in parte. È vero infatti che tante delle cose sostenute oggi da Renzi furono a suo tempo cavalli di battaglia anche di Bersani. E che dire di Berlusconi? S’è a un tratto scoperto proporzionalista, cioè fautore di quel sistema che impedisce al capo del governo di muoversi, bloccato com’è dai veti incrociati degli alleati. E non era stato proprio lui a sostenere, a suo tempo, che bisognava aumentare i poteri dell’esecutivo? Infatti come è dilaniata la sinistra, allo stesso modo è divisa l destra, perché Berlusconi sarà anche deciso a far campagna per il No, ma il suo sodale Confalonieri è ufficialmente per il Sì, mentre il suo socio Ennio Doris è per il Sì anche se non lo dice.
• In che è consistito questo attacco di ieri alla Leopolda?
Renzi ne ha fatto il gran finale del suo discorso. «In parte del nostro partito è prevalso il messaggio che gli stessi che 18 anni fa decretarono la fine dell’Ulivo perché non erano loro a comandare la sinistra stanno decretando la fine del Pd perché hanno perso un congresso e usano il referendum come lo strumento per la rivincita. Con rispetto, umiltà ma decisione, non ve lo consentiremo. A loro, ai teorici della ditta, dico che negli Usa Bernie Sanders lavora e fa campagna per Hillary Clinton». La parola “ditta” evoca Bersani, il quale si riferisce sempre al partito come alla “ditta”. Bernie Sanders è quello che ha conteso la nomination a Hillary durante le primarie democratiche. Da sinistra, e perciò il paragone è azzeccato. Solo che Sanders, perse le primarie, aiuta adesso Hillary contro Trump, cosa che la sinistra dem ha fatto di rado - di aiutare Renzi, voglio dire - e sempre palesemente malvolentieri. Cuperlo, del cui cambio di campo (voterà Sì al referendum) abbiamo parlato ieri, è stato subissato di critiche dagli altri sinistri.
• Che altro ha detto il premier segretario?
Prima che Renzi prendesse la parola, è saltata l’alimentazione della Leopolda, Firenze era in effetti sotto un nubifragio, sicché la sala s’è ritrovata al buio. Tornata la luce, il segretario-premier ha scherzato. «È stato tutto organizzato come castigo divino per i nostri discorsi di questi ultimi giorni, il fulmine è arrivato per questo. Ora immaginate cosa possa essere un fulmine per i nostri connazionali sfollati per il terremoto. Ma noi ricostruireno tutto. Lo Stato c’è, ma questa volta non cerca effetti speciali per fare del terremoto il set di un grande show per scoprire anni dopo il disastro delle new town. Qui c’è da ricostruire una filosofia diversa dell’Italia. Non essere più i numeri uno solo nell’emergenza. Al centro dell’agenda politica deve esserci l’idea di una strategia della prevenzione per le prossime generazioni. Bisogna intervenire anche in Europa, per cambiare l’approccio dell’austerity. Sindaci d’Italia, piaccia o non piaccia a Bruxelles, tornate a progettare. Le spese per la ricostruzione resteranno fuori del patto di stabilità, checché ne dica l’Europa». È interessante notare che mentre Renzi attacca le casette di Berlusconi, i giornali di destra - Il Tempo, Il Giornale - mandano inviati all’Aquila per dimostrare che l’intervento del governo di allora (Berlusconi, appunto) fu esemplare. La Verità ha esaltato, chiamando in causa addirittura Renzo Piano, le costruzioni in legno.
• Ma sul referendum Renzi non ha detto niente?
Prima ha esaltato la sua attività di rottamatore («se oggi alla guida del Paese e delle città ci sono i quarantenni è perché qui alla Leopolda una generazione di sognatori ha rifiutato la logica del “no, non si può fare”... anche se si può sbagliare anche a 30 anni, uno può avere 30 anni e dire no alla metropolitana», allusione alla decisione della Raggi di fermare i lavori della Metro C una volta raggiunto il Colosseo), poi ha ricordato i risultati del suo governo («l’export è cresciuto, il 2015 è stato l’anno record della lotta all’evasione»), quindi ha attaccato i dimostranti di sabato («viviamo il tempo dell’odio»), infine ha affrontato il tema del referendum: «Il 4 dicembre è la loro ultima occasione per tornare in pista. È tutta lì la partita, lo hanno capito anche i bambini. Non c’è altro. Per Ciriaco de Mita la riforma è un po’ frettolosa. Massimo D’Alema dice: noi l’avremmo fatta meglio. E perchè non l’hai fatta te? Berlusconi ha detto che questa riforma rischia di portare un uomo solo al comando. E poi mi chiedete perchè Berlusconi mi sta così simpatico? Ma è meravigliosa. Loro, che avevano fatto una riforma in cui il premier poteva sciogliere le camere».
• Cos’è la storia di Farinetti, secondo cui il Pd è diventato antipatico?
Sì, Farinetti vorrebbe che il Pd ridiventasse simpatico, tirando fuori i sentimenti. Dopo di lui, Massimo Recalcati ha reclamato il ritorno alla politica come sogno. Che è un altro modo per dire che il premier-segretario deve darsi da fare per riconquistare le simpatie di cui godeva all’inizio.
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