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 2016  novembre 07 Lunedì calendario

ALTRI 17 MILIONI PER L’IRPINIA: SI PAGA IL SISMA DI 36 ANNI FA

Ad Avellino, capoluogo dell’Irpinia devastata dal sisma del 1980, arriveranno 600.000 euro. A Bagnoli Irpino, 200.000 euro. A Guardia Lombardi, 600.000 euro. Altri 400.000 euro a Lioni. 400.000 euro a Cerreto Sannita, nel beneventano. Nel salernitano, Palomonte aspetta ancora un milione di euro, Oliveto Citra 200.000 euro e Pagani 300.000 euro. Dati a campione prelevati dagli allegati di una delibera di giunta regionale della Campania approvata il 25 ottobre 2016. Il giorno prima del terremoto che ha fatto tremare l’Italia centrale.
L’ultima firma di De Luca
Una delibera che sin dal titolo riporta la storia indietro di 36 anni: “Prosecuzione degli interventi di ricostruzione dei territori colpiti dal terremoto del 1980”. Prosecuzione? Sì, perché di fatto, a dispetto di circa 150.000 abitazioni rimesse in piedi e quasi 60mila miliardi delle vecchie lire spese o sprecate in rivoli e rivoletti dopo il terremoto che causò circa 280mila sfollati, quasi 9.000 feriti e quasi 3.000 morti, la ricostruzione in Campania non è mai terminata. E gli interventi a pioggia continuano. Per mettere in sicurezza case, strade e ponti in paesi che dopo il 23 novembre 1980 non sono tornati più gli stessi. La delibera dell’esecutivo guidato dal governatore Pd Vincenzo De Luca ha stanziato altri 17 milioni e 500.000 euro per completare i lavori.
Provengono da un decreto del ministero delle Infrastrutture e dei Trasporti del 2010 e da un decreto interministeriale del 2011 di concerto con il dicastero dell’Economia e delle Finanze.
Una norma della finanziaria 2007
Atti che hanno approvato e dato esecuzione alla proposta di ripartizione dei contributi tra i comuni campani interessati dai danni del sisma, poi leggermente modificato negli anni successivi. Questi 17 milioni e mezzo sono solo una parte della somma stabilita dal decreto interministeriale di cinque anni fa, che ha autorizzato a spendere per il prosieguo della ricostruzione 3,5 milioni di euro all’anno per 15 anni. I fondi derivano da una norma della finanziaria del 2007 per la prosecuzione degli interventi strategici di interesse nazionale individuati nel 2001 dal governo Berlusconi. Per il momento la giunta De Luca ha solo acquisito i soldi in bilancio ed istituito il capitolo di spesa. Poi girerà il tutto alle amministrazioni locali, al netto “di 200.000 euro destinati al pagamento degli importi a favore dei componenti il gruppo di lavoro per la Regione Campania”.
La commissione Scalfaro
Sono le ultime briciole. Gocce nell’acqua del mare dei finanziamenti diretti nel ventennio post terremoto tra la Campania e la Basilicata: la commissione parlamentare d’inchiesta presieduta da Oscar Luigi Scalfaro li quantificò in 50.902 miliardi delle vecchie lire, stime successive e risalenti a circa dieci anni fa parlano di 58.640 miliardi.
Ci fu la corsa ad accaparrarsi quel denaro, che pareva non finire mai nell’era della spesa pubblica senza vincoli e senza controllo. I comuni disastrati furono una decina, quelli più duramente colpiti Castelnuovo di Conza, Conza della Campania, Laviano, Lioni, Sant’Angelo dei Lombardi, Senerchia, Calabritto e Santomenna. Un altro centinaio subì danni seri. Ma in un groviglio di leggi e leggine che prendono il via con la famosa (e famigerata) 219 del 1981, l’elenco dei comuni ammessi ai fondi per la ricostruzione lieviteranno fino al numero mostruoso di 687: in pratica l’intera Campania e Basilicata e persino un pezzetto di Puglia.
La corsa a mungere lo Stato
Una classe politica rapace, di colore prevalentemente democristiano, alimentò la corsa a dissanguare lo Stato per alimentare clientele attraverso progetti discutibili e interventi inutili o mal fatti. Servivano solo a creare consenso. E così 36 anni dopo la ricostruzione è ancora in corso. Chissà se ne vedremo la fine. La delibera di giunta approvata nei giorni scorsi, per ora distribuisce risorse a 86 comuni campani: la parte del leone, come è ovvio, la fa la provincia di Avellino, con 36 comuni. Ancora dati a campione: a Pratola Serra sono in arrivo 300.000 euro, a Rotondi 400.000 euro. Per Solofra sono stati stanziati 200.000 euro, mentre 600.000 euro serviranno per le opere a Volturara Irpina e 800.000 euro per quelle di Calcedonia. Altri 600.000 euro ad Apice, in provincia di Benevento, 100.000 a San Nicola Manfredi, 100.000 a San Croce del Sannio, 200.000 a Telese. Gli ultimi finanziamenti toccano anche due paesi della provincia di Napoli, Pollena Trocchia e Saviano, destinatari di 100.000 euro ciascuna.
Quasi quaranta anni dopo, infatti, non è stata ancora fatta chiarezza nel mare magnum delle procedure. Come ha spiegato bene Fabrizio Geremicca sul Corriere del Mezzogiorno in un’intervista a un sindaco raggiunto dal finanziamento, ci sono paesi irpini con ancora decine di case da rimettere in piedi o in sicurezza (“nel mio comune sono circa 40” afferma il primo cittadino di Guardia Lombardi, Antonio Gentile) a causa della confusione sui criteri di assegnazione.
La distribuzione e i ritardi
All’inizio è stato privilegiato l’ordine di presentazione delle pratiche al protocollo municipale. Un criterio sbagliato, che non teneva conto dell’importanza del danno e della situazione del danneggiato: era una prima casa o una seconda abitazione? La persona poteva disporre di un altro alloggio nell’attesa dei lavori? Il criterio è stato poi modificato, privilegiando i residenti che avevano riportato danni seri alle prime case. C’è voluto tempo. Nel frattempo molte case sono rimaste terremotate. E l’Irpinia si è drammaticamente spopolata. Il sisma ha causato anche questo.