Corriere speciale Italia digitale, 7 novembre 2016
Al volante, nessuno: i robot taxi di Singapore
Li chiami, vengono a prenderti sotto casa e ti portano a destinazione. Ma quelli che sfrecciano per le strade di Singapore da qualche mese, non sono dei taxi come gli altri. Sul tetto e sul cofano hanno sensori che rilevano gli ostacoli. Al volante, non c’è nessuno. Il debutto delle macchine a guida assistita nel servizio di trasporto delle persone spetta alla società americana nuTonomy, che ha preceduto di pochi giorni l’arrivo delle vetture con Autopilot di Uber. Dietro al progetto dei robo-taxi, nella piccola città Stato asiatica, c’è una mente italiana. Quella di Emilio Frazzoli. Romano, laureato a La Sapienza in ingegneria aerospaziale, si è trasferito negli Stati Uniti dove insegna al Mit.
Nel 2010 ha iniziato a pensare a come rivoluzionare la mobilità urbana e, insieme al collega Karl Iagnemma, ha fondato nuTonomy. «Abbiamo studiato anche gli impatti sulla società di questa nuova tecnologia. Può rivoluzionare il mondo del car sharing. La differenza sostanziale è che ora un’auto può circolare senza nessuno a bordo. Non c’è bisogno di camminare per raggiungere la macchina né si perde tempo a cercare parcheggio», spiega. Poi si abbattono i costi – non si deve più pensare allo stipendio dell’autista – e, pensando a un futuro incremento del servizio, si evita qualsiasi problema di scarsità di personale.
Il 25 agosto è partita la sperimentazione con sei auto in un quartiere di Singapore.
L’obiettivo è iniziare il servizio commerciale nel 2018. Per ora, il posto di guida è occupato da un dipendente della società che si assicura che il viaggio proceda senza intoppi. Come quello di poche settimane fa: il primo incidente al mondo in cui è coinvolto un taxi a guida autonoma. Una «roboauto» è andata a sbattere contro un camion mentre cambiava corsia. Nessuno si è fatto male – a bordo c’erano due ingegneri di nuTonomy – e Frazzoli spera che questo non comprometta il rapporto di fiducia che si stava creando con i primi clienti. «Il motivo per cui stiamo facendo questi test è dimostrare che il servizio è sicuro – afferma —. Le persone all’inizio sono un po’ scettiche, poi si tranquillizzano».
NuTonomy sta portando avanti sperimentazioni anche in Europa e negli Stati Uniti. In particolare, in Gran Bretagna hanno già lavorato con alcune case automobilistiche come la Jaguar e la Land Rover. Il primo mercato, però, rimane per il momento Singapore. E l’Italia? «Bisogna vedere qual è la combinazione giusta. Avere il supporto delle autorità e la fiducia del pubblico. Una città dove si potrebbero utilizzare i robotaxi è Milano. Mentre – conclude scherzando – il traffico di Roma un po’ mi spaventa».