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 2016  novembre 07 Lunedì calendario

APPUNTI PER GAZZETTA - TRA POCHE ORE SAPREMO IL NOME DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI REPUBBLICA

APPUNTI PER GAZZETTA - TRA POCHE ORE SAPREMO IL NOME DEL NUOVO PRESIDENTE DEGLI STATI UNITI REPUBBLICA.IT WASHINGTON - Troppi tweet esagitati. Lo staff di Donald Trump toglie al candidato repubblicano la gestione dell’account Twitter. Lo riporta il New York Times in un articolo sottolineando che usava il profilo in "maniera colorita e spesso controproducente". L’articolo della testata newyorkese riassume gli ultimi giorni di campagna presidenziale sottolineando la gestione un po’ confusa dei suoi collaboratori, i contrasti e il fatto che lo staff gli abbia tolto "finalmente" la gestione di Twitter. L’ELECTION DAY IN DIRETTA SU REPUBBLICA.IT VIDEOSCHEDA COME SI VOTA A poche ora dalla fine di una delle battaglie per la Casa Bianca più accese di sempre, lo staff del tycoon prende qualsiasi precauzione. La decisione nasce dalla preoccupazione che l’imprenditore possa scrivere qualcosa di "inappropriato", che potrebbe costargli qualche voto. Il testa a testa con la democratica Clinton è così serrato da rendere indispensabile qualsiasi accorgimento. Per il Nyt si tratta di un modo per togliere a Hillary una delle "armi più potenti" dei suoi comizi: gli insulti o le dichiarazioni di "cattivo gusto" che Trump dispensa sulla rete. Trump su Twitter dopo lo scandalo per le frasi sessiste: "Non mi ritiro" Navigazione per la galleria fotografica 1 di 2 Immagine Precedente Immagine Successiva Slideshow () () Pronta la risposta del presidente uscente. "Se qualcuno non sa gestire un account Twitter, figuriamoci i codici nucleari", commenta Barack Obama. "Apparentemente - continua Obama durante un comizio in Florida - la campagna gli ha tolto il suo Twitter. Negli ultimi due giorni, hanno avuto così poca fiducia nel suo self-control, che gli hanno detto: ’Ti togliamo il tuo profilo’. Ora se qualcuno non sa gestire un account, figuriamoci i codici nucleari. Se qualcuno inizia a twittare alle tre di notte perché SNL (Saturday Night Live, la trasmissione tv satirica con Alec Baldwin che impersonifica un Trump più vero del vero) ti prende in giro, non è in grado di gestire i codici nucleari". Sondaggi. Intanto Hillary Clinton avrebbe tre punti di vantaggio a livello nazionale su Trump, nel sondaggio finale condotto da Bloomberg, pubblicato alla vigilia dell’election day. La rilevazione assegna il 44% delle intenzioni di voto alla candidata democratica per la presidenza contro il 41% per il rivale repubblicano. Il sondaggio è stato effettuato tra venerdì sera e domenica pomeriggio, concludendosi prima che l’Fbi annunciasse di non aver trovato elementi per aprire una nuova indagine sul ’caso email’ riguardante Clinton. Il margine di errore è del 3,5 per cento. Florida, Hillary scatenata sotto la pioggia: "Votiamo per il futuro dell’America" Condividi Dal sondaggio emerge che la candidatura di Trump si basa con forza sul sostegno che si è guadagnato negli Stati meridionali, mentre Clinton è in vantaggio nel Midwest, nel nordest e sulla costa occidentale degli Stati Uniti. Clinton ha 15 punti di vantaggio tra le donne e tra gli under 35, 37 punti di margine tra gli elettori non bianchi, 25 punti tra i latinoamericani e 15 punti tra i laureati. Trump ha 8 punti di vantaggio tra i non laureati, 25 punti di margine tra i bianchi e 30 punti tra gli abitanti delle zone rurali. Il vantaggio di Hillary Clinton è confermato anche da un nuovo sondaggio condotto da Cbs News. Secondo l’inchiesta, svolta tra il 2 e il 6 novembre interpellando 1.753 elettori americani, la candidata democratica guida con il 45% delle preferenze contro il 41% del repubblicano. L’ANALISI Decisivo il voto degli ispanici INTERATTIVO Scenari ’’Clinton vs Trump: America al bivio’’ Condividi L’ultimo giorno della campagna di Clinton. "La missione che mi attende è quella di riunificare il Paese, e per riuscirci ho molto lavoro da fare" dice Hillary Rodham Clinton aprendo l’ultimo giorno di campagnai. "Io" prosegue, "voglio veramente essere il presidente di tutti, di chi vota per me così come di chi vota contro di me". Clinton torna quindi ad accusare Trump, per aver "esacerbato le frattura e le divisioni" nella società americana con il suo linguaggio iper-aggressivo. Quattro i suoi appuntamenti residui: Oakland, in Pennsylvania, Allendale, nel Michigan, Philadelfia con il marito Bill e la figlia Chelsea, Barack e Michelle Obama, oltre che con Bruce Springsteen, Stevie Wonder e Jon Bon Jovi. A mezzanotte in punto ultimissima tappa a Raleigh, nella North Carolina, uno degli Stati decisivi ai fini della vittoria. LEGGI Springsteen chiude la campagna di Hillary. Trump: "Non ho bisogno di Beyoncé" Tappe finali di Trump. A Hillary Clinton non doveva essere concesso neanche di correre per la presidenza, afferma Trump, sottolineando che se Hillary "vince è una sconfitta per gli americani". "È il momento di respingere i media e i politici corrotti, è il momento di combattere per gli americani", afferma sottolineando di non essere un politico. "Il mio unico interesse sono gli americani" mette in evidenza, riferendosi indirettamente agli ’interessi’ di Hillary Clinton per le grandi aziende. "Aboliremo l’Obamacare e la sostituiremo con altre opzioni, che vi consentiranno di avere una sanità fantastica" spiega Trump, descrivendo Hillary Clinton come la "politica più corrotta. È protetta da un sistema truccato". Le ultime tappe della campagna elettorale sono nei cosiddetti ’swing State’, gli Stati in bilico. Trump è impegnato in ben cinque di questi: Florida, New Hampshire, North Carolina, Pennsylvania e Michigan. Chiuderà la giornata con Mike Pence a Grand Rapids in Michigan, uno Stato fortemente operaio dove conta di rilanciare il suo messaggio di riportare posti di lavoro negli Stati Uniti. I tre scenari possibili. La candidata democratica, per Real clear politics (Rcp), avrebbe 203 voti elettorali (detti anche grandi elettori) al sicuro, contro i 164 per il rivale repubblicano. Questo significa che le basterebbe conquistare 67 dei 171 seggi in bilico per succedere a Obama. In pratica, le basterebbe conquistare, tra i 14 Stati in bilico, Florida (media Rcp: +1 punto), Pennsylvania (+2,4 punti), Michigan (+4,7 punti) e New Hampshire (dove c’è appena stato il sorpasso di Trump, che ha 1,6 punti di vantaggio, ma l’ultimo sondaggio, non calcolato da Rcp, assegna 11 punti di vantaggio a Clinton) per vincere. Più difficile il percorso per Trump: per arrivare ai 270 voti elettorali, dovrebbe conquistare tutti gli Stati vinti da Mitt Romney (allora candidato del partito) nel 2012, più Colorado, Florida, Iowa, Ohio e New Hampshire. Oppure, perdendo la North Carolina (vinta da Romney quattro anni fa), dovrebbe conquistare Colorado, Florida, Iowa, Nevada, New Hampshire, Ohio e Wisconsin. Nel primo caso, otterrebbe 272 grandi elettori, nel secondo 273. C’è infine, un ultimo scenario: nessuno dei due candidati con i 270 grandi elettori necessari per farsi eleggere. Aritmeticamente, il pareggio è possibile: il presidente è votato dal collegio elettorale, composto da 538 grandi elettori. Bisogna ricordare che gli elettori statunitensi non eleggono direttamente il presidente, ma i grandi elettori, divisi tra i 50 stati (più il District of Columbia) in base alla popolazione: il candidato presidenziale che vince in uno stato ottiene la totalità dei suoi grandi elettori (tranne in Maine e Nebraska), che poi eleggeranno il presidente; i sondaggi e alcuni degli ultimi scenari disegnati fanno pensare che non sia un’ipotesi da escludere completamente. Usa 2016, Trump: "Hillary colpevole, facciamo giustizia alle urne" Condividi Il Washington Post, per esempio, ha disegnato due scenari che porterebbero al pareggio: il primo, con Trump vittorioso in cinque Stati conquistati da Obama nel 2012, ovvero Florida, Iowa, Nevada, New Hampshire e Ohio; il secondo, con la vittoria di Trump in Wisconsin, su cui i repubblicani sono sempre più ottimisti, senza il New Hampshire e il Nevada. C’è poi un’altra possibilità, all’interno di questo terzo scenario, ovvero che nessuno dei candidati arrivi ai 270 voti necessari, pur in assenza di un pareggio: in questo caso, probabilmente, il merito sarebbe di Evan Mcmullin, l’unico candidato alternativo con reali chance di vittoria in uno Stato, lo Utah, che assegna 6 voti elettorali. In questo caso, come in caso di pareggio, l’elezione del 45esimo presidente degli stati uniti finirebbe in mano al Congresso, come stabilito dal dodicesimo emendamento della Costituzione, con la camera incaricata di scegliere il presidente (con un voto per ogni Stato) e il Senato con il compito di eleggere il vicepresidente (con un voto per ogni senatore). Con questo scenario, sarebbe quasi certa la vittoria di Trump. NATE SILVER NEW YORK - Come uccello del malaugurio, Nate Silver è autorevole. Lo statistico, esperto di calcolo probabilistico, mago delle previsioni (si arricchì con le scommesse sportive), è riverito da tutti gli esperti di sondaggi per la precisione con cui azzeccò le due vittorie di Obama. A maggior ragione quindi oggi semina panico tra i democratici la sua cautela. Silver, in controtendenza per esempio rispetto al New York Times (con cui collaborava fino a quattro anni fa), continua a dirci che Hillary è favorita, sì, ma la sua vittoria è appesa a un filo. Nulla a che vedere col margine di cui godeva Obama su Romney nel 2012. Comunque li giri, dice Silver, i sondaggi danno alla Clinton un margine di soli due o tre punti, e un percorso geografico tutt’altro che solido per aggregare gli Stati giusti e raggiungere i fatidici 270 voti. E allora solo gli ispanici possono fermare Donald Trump? Il dato più confortante dell’ultima settimana viene proprio dalla minoranza etnica che Trump ha insultato e demonizzato più sistematicamente. Va ricordato infatti che l’affarista newyorchese cominciò a guadagnare consensi a destra, e si distinse tra i candidati repubblicani delle primarie, proprio quando accusò il Messico di "mandarci qui i suoi criminali, i suoi stupratori, brutta gente". Poi venne la promessa di costruzione del famoso Muro per rendere invalicabile il confine Sud, "e sarà il Messico a pagarne il costo". Infine le minacce di deportazioni di massa. Quella propaganda contro gli ispanici ha sicuramente contribuito a rafforzare la popolarità di Trump nella base di destra "nativista", quella parte di elettorato bianco arciconvinto che l’America stia perdendo la sua anima, che l’immigrazione dal Sud stia stravolgendo la fisionomia della nazione. Ma le parole di Trump hanno avuto effetto anche sugli ispanici. Quelli che da immigrati sono diventati cittadini - e magari temono l’espulsione di un parente, di un amico - si stanno mobilitando come non era mai accaduto. In Florida, Stato-chiave che può decidere l’elezione, l’elettorato di origine ispanica è il 15% del totale. Un tempo i latinos della Florida erano dominati dalla vecchia immigrazione cubana, anti-comunista. Oggi quel mondo è più variegato, i cubani sono in minoranza dopo un forte afflusso di portoricani, messicani, e altri. Se la comunità ispanica va a votare in massa - come sembra dai dati sul voto anticipato - la Florida potrebbe scivolare verso Hillary. E questo sarebbe il colpo di grazia per Trump. QUOTIDIANO.NET New York, 7 novembre 2016 - Prima di tutto il tempo. Sarà soprattutto quello a determinare, nelle elezioni Usa, l’affluenza e le code ai seggi che si fermeranno soltanto quando l’ultimo della fila sarà riuscito a votare. Il tormento vero, con i candidati fino all’ultimo separati solo dal margine d’errore, inizierà già alle 7 di sera di martedì (l’1 del mattino in Italia) quando sarà iniziato lo spoglio dei primi Stati della Costa Atlantica che includono la Georgia sorprendentemente contesa e l’Ohio considerato uno degli spartiacque storici per la Casa Bianca. L’Ohio è una speranza che si va rafforzando per Trump, mentre la Georgia dei sondaggi e del voto anticipato sta favorendo Hillary. Saranno però la Florida e la Pennsylvania a caratterizzare la notte elettorale mentre in California e Nevada la gente sta ancora votando. Hillary grazie al ritrovato voto ispanico e asiatico sembra in leggero vantaggio nello Stato ’del sole’ e se questo si traducesse anche in una vittoria di misura, la corsa per la Casa Bianca sarebbe già finita. Trump senza quei 29 voti elettorali avrebbe perso la sfida della sua vita permettendo alla prima donna nella storia di sedersi sulla poltrona di Abraham Lincoln. Nel giro di pochi minuti intorno alle 3.30 del mattino in Italia però, anche il North Carolina e la Pennsylvania potrebbero avere pronto il verdetto. E se questi e non la Florida fossero per Hillary, lei avrebbe vinto ugualmente. "Trump silenziato dal suo staff su Twitter" REBUS ELETTORALE - Le ultime ore di battaglie e di comizi però sembrano indicare che tutti i precedenti per queste elezioni del 2016 potrebbero non valere più, perché le mappe geopolitiche dei 50 Stati sembrano cambiate significativamente e si registrano forti oscillazioni nei sondaggi a favore del candidato repubblicano ad esempio in Ohio e Wisconsin, mentre la Clinton sembra aver fatto breccia in Arizona e Nevada da decenni dominio dei repubblicani. L’ultima variante che infine sta disorientando i sondaggisti riguarda gli oltre 38 milioni di americani che hanno già votato anticipatamente, dalla Florida all’Iowa, dalla Carolina del Nord al Maine. Fino a lunedì notte sia Hillary che Trump saranno sul palco. Barack e Michelle Obama raggiungeranno la Clinton in Pensylvania per il gran finale, mentre Trump sarà circondato da tutta la famiglia e farà un’ultima puntata nella decisiva Florida prima di spostarsi all’Hilton di New York martedì sera, non solo per votare in tempo ma per partecipare a quello che la sua campagna ha già ribattezzatto "il party della vittoria". Oltre a eleggere il presidente degli Stati Uniti per i prossimi 4 anni, martedì 8 novembre l’America rinnoverà anche i 435 deputati della Camera che rimangono in carica 2 anni oltre a 34 dei 100 senatori che compongono il Senato e che hanno invece un mandato di 6 anni. Ma nelle enormi schede che variano da Stato a Stato oltre a senatori, deputati governatori e giudici, si rinnoveranno anche a livello statale consiglieri e super sceriffi come l’ultra conservatore Joe Arpaio nella contea di Maricopa in Arizona grande sostenitore di Trump sulla cacciata degli immigrati che per la prima volta in un quarto di secolo però è in svantaggio contro il suo rivale democratico dopo essere stato mandato sotto processo per "abuso di potere". Infine i referendum. Ce ne sono una trentina nei 50 Stati, dal controllo delle armi all’aumentao della paga oraria, dall’allargamento del diritto di voto all’estensione degli asili nido. Ma quello più noto di tutto è legatomalla legalizzazione della marijuana così come è già avvenuto in Colorado,Oregon, Alaska, Washington e District of Columbia . Altri 5 lo richiedono e tra questi California, Arizona e Maine. Per farlo passare sarà decisivo il voto dei millennials.