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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Pietro Grasso
Il Presidente della Camera è Laura Boldrini
Il Presidente del Consiglio è Matteo Renzi
Il Ministro dell’ Interno è Angelino Alfano
Il Ministro degli Affari Esteri è Paolo Gentiloni
Il Ministro della Giustizia è Andrea Orlando
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Pier Carlo Padoan
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Stefania Giannini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Giuliano Poletti
Il Ministro della Difesa è Roberta Pinotti
Il Ministro dello Sviluppo economico è Carlo Calenda
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Maurizio Martina
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Graziano Delrio
Il Ministro della Salute è Beatrice Lorenzin
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Dario Franceschini
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Gian Luca Galletti
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Marianna Madia (senza portafoglio)
Il Ministro per le Riforme Costituzionali e i rapporti con il Parlamento è Maria Elena Boschi (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Janet Yellen
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è David Cameron
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è François Hollande
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Manuel Valls
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Mariano Rajoy Brey
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pranab Mukherjee
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Jean-Claude Juncker ieri ha rilasciato questa dichiarazione: «Voglio dire agli elettori britannici che non ci sarà nessun altro tipo di negoziato: chi è fuori è fuori».

Che significa? Chi è Jean-Claude Nonhocapito?
Jean-Claude Juncker è il presidente della Commissione Europea, diciamo, più o meno, un capo del governo d’Europa. Gli «elettori britannici» sono i 40 milioni che in Gran Bretagna, dalle 7 di stamattina alle dieci di stasera, dovrano barrare una delle due caselle di una semplicissima scheda in cui c’è scritto: Vuoi uscire dall’Unione europea? Vuoi restare nell’Unione europea? Sapremo il risultato solo domani mattina, ma intanto Juncker, il capo del governo europeo, dice agli inglesi: se votate per l’uscita, non pensate poi di poter negoziare condizioni di favore simili a quelle precedenti, cioè a quelle che vi sono state concesse quando facevate parte dell’Unione europea. Se siete fuori, siete fuori e condizioni di favore non ce ne saranno.  

Quali sarebbero queste condizioni di favore?
Soprattutto quelle relative alla libertà di movimento delle merci, delle valute e delle persone. Juncker fa capire che gli inglesi, se usciranno, dovranno rinegoziare con ciascun singolo paese dell’Unione europea gli accordi commerciali, quindi è possibile o forse addirittura probabile che ogni singolo paese, spinto magari dalla Germania e dalla Francia, imponga dazi e limitazioni tali da pesare gravemente sul Pil inglese. Questo atteggiamento severo è stato ribadito più volte negli ultimi giorni, anche dal ministro delle Finanze tedesco Wolfgang Schäuble. Probabilmente non si tratta di un bluff: l’uscita della Gran Bretagna dall’Unione potrebbe dare una forte spinta alla disgregazione complessiva, per esempio mettendo in tentazione altri paesi dove gli euroscettici sono forti, come la Danimarca o l’Olanda. Se risultasse chiaro che a lasciare l’Unione ci si rimette, magari i partiti anti-euro ne sarebbero indeboliti. Questa del cosiddetto «contagio» è la maggiore preoccupazione dei governi europei che nella Ue vogliono rimanerci.  

Che altri rischi si potrebbero correre se vincesse l’ipotesi dell’uscita?
La cosiddetta Brexit, parola con cui si designa in questa occasione il partito degli anti-euro, potrebbe provocare una forte instabilità finanziaria. Convinti che questo sia il primo passo verso la disintegrazione, potrebbero esserci forti vendite dell’euro e soprattutto dei titoli del debito pubblico più deboli, tipo gli italiani. Crolli delle Borse, eccetera. Gli analisti di queste cose prevedono una perdita secca del valore delle azioni del 25%. Anche la sterlina dovrebbe precipitare. C’è poi il colpo all’economia, cioè l’azzeramento della piccola ripresa nella quale ci troviamo. Parecchie aziende, in Gran Bretagna e anche in America, hanno già annunciato che, in caso di Brexit, licenzieranno.  

Se l’uscita della Gran Bretagna dalla Ue provocherà tutti questi guai, perché è stato indetto questo referendum? E come mai la Brexit ha speranze di vittoria?
In questo momento i sondaggisti dànno in vantaggio di pochissimo il Remain, cioè la vittoria di chi non vuole uscire. Si tratta però di un vantaggio talmente esiguo da non poter essere preso in considerazione. Il Remain avrebbe riguadagnato posizioni dopo l’assassinio, da parte di un inglese nazista, della parlamentare laburista Jo Cox. Cameron decise di indire il referendum per venire incontro alla richiesta dei tory che volevano zittire una volta per tutte i conservatori antieuropeisti. Erano sicuri di vincere facile, e invece... Il capo degli antieuro, cioè il capo del partito Ukip Nigel Farage (un ex tory, che ha lasciato i conservatori proprio perché in dissenso sull’adesione all’Europa), non crede affatto che l’uscita provocherà sfracelli. Anzi: sicuri di vincere, chiamano quello di oggi Independence Day, cioè giorno dell’Indipendenza. Indipendenza dall’Europa, naturalmente. Libera dai lacci e lacciuoli europei, dicono, la Gran Bretagna potrà finalmente svilupparsi alla grande. È interessante sapere che, se vincerà il Brexit, gli scozzesi chiederanno invece di restare nella Ue. E magari vorranno adottare pure l’euro.  

Se vincerà la Brexit, il primo ministro David Cameron dovrà dimettersi?
Penso proprio di sì. E la regina Elisabetta dovrà indire nuove elezioni, con esiti tutt’altro che scontati. Si completerà cioè, col voto inglese, la grande stagione dei confronti elettorali: la Spagna domenica prossima, il referendum italiano in ottobre, le presidenziali in Francia e le politiche in Germania l’anno prossimo. Alcuni sostengono che Cameron dovrebbe dimettersi anche se la Brexit perdesse di poco. (leggi)

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