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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

«Al miracolo Christo fa da contrappeso l’evidente incapacità del sistema logistico». Sui Floating Piers, tra treni bloccati, file infinite e gente che si sente male

Avrà anche fatto il miracolo Christo, ma non tutti i miracoli vengono col buco: o almeno non perfetto. Soprattutto se ambienti un’opera straordinaria in un luogo tanto suggestivo e però, logisticamente, ad alto rischio implosione. Per la folla. Per carenza di spazi e per eccesso di mezzi. Perché Sulzano (1.800 abitanti) non è Rio de Janeiro e il lago d’Iseo non è la baia di Tokyo. E perché, infine, 55mila persone al giorno per cinque giorni – 275mila visitatori, 550mila suole – come minimo qualche squarcio nel tappeto lo producono. E di giorni ce ne sono ancora undici. «Per fortuna la notte si chiude, se no andavamo al collasso». Davide, bresciano, è uno dei 120 addetti alla sicurezza sguinzagliati dal “guru” Christo Vladimirov Javacheff lungo il serpentone giallo oro di
The Floating Piers, il molo più calpestato del mondo coi suoi 4 chilometri di camminata acquatica. Il sudore che gronda sotto il cappello a falde larghe, alle sette di sera Davide certifica “da dentro” quello che è ormai sotto gli occhi di tutti: al quinto giorno di galleggiamento, ieri, la passerella di Christo oltre a un formidabile richiamo ha iniziato a generare anche seri problemi. Al limite dell’emergenza.
Giornata complicatissima per polizia, carabinieri, Protezione civile e ambulanze: a mezzogiorno 3mila persone – 400 bambini – sono rimaste bloccate alla stazione di Brescia in attesa di un treno. Proteste, malori (più di 400 le persone soccorse in cinque giorni dal 118). Sopra le teste spiccava l’invito di Trenord a utilizzare le ferrovie: «Un’opera eccezionale, un viaggio straordinario». Peccato che ieri sette convogli siano stati cancellati per ordine del prefetto di Brescia, Valerio Valenti, che sta provando come può a frenare le visite e arginare l’iperafflusso verso Sulzano. «Visitare la passerella non è un diritto, ma un’opportunità» – ammonisce il rappresentante del governo sul territorio –.
Il punto è, anzitutto, la logistica. In forte sofferenza nonostante la chiusura notturna dei moli martedì: ufficialmente per manutenzione, in realtà, o più precisamente, per consentire al “sistema” di tirare il fiato. «Il territorio ha dei limiti nella capacità di accoglienza», dice il prefetto che d’accordo con Christo, per decongestionare, ha deciso lo stop notturno permanente da mezzanotte alle sei fino al 3 luglio. Meno male.
In piazza a Sulzano – il paese da cui The Floating Piers si snoda verso Montisola e da lì raggiunge l’isolotto di San Paolo – possono stare al massimo 6mila persone in coda. Se anche come negli ultimi due giorni i pompieri sparano acqua per rinfrescare i visitatori, è pesante. Ora: immaginate un paesino di 1.800 abitanti che deve accogliere ogni giorno 55mila persone; una minuscola stazione dove ogni treno sbarca e imbarca 700 passeggeri; la strada principale del paese – via Cesare Battisti, due corsie strette – presa d’assalto ogni 24 ore da 500 bus e da un incessante via vai di navette che la ingolfano, e su quella stessa strada camminano i passeggeri dei treni: un caos viabilistico. Dice Dario Balotta, Legambiente Basso Sebino: «Al miracolo dell’artista fa da contrappeso l’evidente incapacità del sistema logistico».
Code, tappi umani. Lunghe 300 metri quelle in stazione a Brescia, idem a Sulzano. E poi ritardi, treni soppressi, disagi per i pendolari dell’intera valle Camonica, un bacino da 140mila abitanti. Oltre agli incidenti: la navetta incastrata nei binari, un battello che ha sfiorato la passerella. Segnali da bollino rosso.
Trenord è commissariata dal prefetto, l’operatore pubblico Brescia Trasporti ha chiesto decine di navette bus al privato Arriva (Saia e Sia) – chi paga? – per reggere la pressione dei passeggeri.
C’è poi un problema di tenuta dell’opera. La passerella può essere calpestata da 10-11mila persone in contemporanea («toglietevi le scarpe, è come una spiaggia» – ha consigliato l’artista impacchettatore). Ma la carica dei 270mila la sta mettendo a dura prova: «Si sta usurando più del previsto – spiega il prefetto di Brescia –. Un’usura pari a quella che Christo immaginava a metà dell’esposizione...». Non dopo 5 giorni. Da qui la necessità di intervenire per rattoppare il telo.
Ma non è solo una questione di stoffe. La rappresentazione plastica del delirio da passerella è anche altro: per esempio le montagne di immondizia accumulate sul lungolago di Montisola, con poco civili sversamenti in acqua. «Evitate le visite al sabato o alla domenica», è l’invito delle autorità. «Prendetevi un giorno di ferie e vi godrete tutto di più», suggerisce al suo popolo Christo. Lo ascolteranno? Gente tira gente, al solito. La riuscita dell’opera, in questi casi, si autoalimenta. Con un perverso effetto moltiplicatore: quante più code si creano, tanti più visitatori, anziché starsene a casa, vogliono esserci. Vedi Expo.
C’è un dettaglio: Sulzano non è una spianata di cemento come Rho. È un piccolo imbuto, stracolmo. Gli abitanti sono riconoscenti a Christo e pregano. Lui invoglia e indirettamente rassicura: «Solo una volta nella vita camminerete sulle acque per 16 giorni, non ci sarà mai più un altro Floating Piers nel mondo dopo il 3 luglio».