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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

L’ALTRA VITA DI VELTRONI: AUTORE DI VARIETÀ SU RAI1

Walter Veltroni sarà l’autore di un varietà di Rai1, un programma per il pubblico del venerdì o del sabato. Un pubblico di solito anziano. Il titolo riassume il pensiero di Veltroni: Le dieci cose più belle; radici, memoria, racconti, interviste, riflessioni, commozioni. Una struttura narrativa per quel genere di televisione un po’ melliflua e un po’ onirica. Va in palinsesto per l’autunno, quattro puntate per il rodaggio, produttore esterno Magnolia. Questa è una notizia che, cinque o dieci anni fa, avremmo definito assurda. E invece.
Così dieci anni sono passati. Se non compatti, almeno erano gioiosi. Forse. Romano Prodi a Palazzo Chigi, Massimo D’Alema ministro degli Esteri, Walter Veltroni demiurgo e poi segretario del Partito democratico.
Ora che la diaspora è consumata, e i rancori sono più tenui di un tempo, quella fotografia di gruppo, che va rintracciata nell’ultima vittoria del centrosinistra in Italia, dieci anni fa per l’appunto, è un cimelio. E se D’Alema sbraita e coltiva vitigni in Umbria con la stessa passione con cui coltiva il dissenso contro Matteo Renzi a Roma e se Prodi, impallinato da 101 traditori sulla strada per il Quirinale, interviene sul governo con il distacco e la gravità dei professori, soltanto Veltroni, il diversamente comunista, s’è dato un altro coraggio e un’altra carriera. Un’altra vita.
Con la distanza plateale (e fisica) dal Nazareno e dal Parlamento, però senza espatriare in Africa e senza liquidare il potere dopo aver reso liquido il partito, l’ex sindaco-ministro-segretario ha elaborato la sconfitta contro Silvio Berlusconi, l’innominato “esponente dello schieramento a noi avverso”, secondo la logica di chi include e unisce contro chi esclude e divide. E poi è tornato, fra gli abituali ossequi, a iniettare il veltronismo con la scrittura, i romanzi, il cinema. Ha rimesso in ordine il Veltroni antico e ragazzo con il documentario Quando c’era Berlinguer, primavera di un paio di anni fa.
Attori, registi, ministri, burocrati, feluche – l’Italia che gli piace e si piace – è accorsa al veltroniano Auditorium di Roma per l’evento mondano e nostalgico, una serata che ha ringalluzzito i paparazzi orfani di via Veneto e sembrava prodromica a un’elezione al Colle. Ancora niente. E neppure la presidenza di Viale Mazzini, ipotesi evaporata l’estate scorsa. Ma Veltroni non s’è rassegnato. Ha ripreso il calco di un progetto – Le dieci cose più belle – che aveva già illustrato a Giancarlo Leone, ex direttore di Rai1. Ora nel servizio pubblico renziano, tocca a Walter, la prima serata, anche se un po’ in disparte, dietro la telecamera.
In questi anni di latitanza politica, Veltroni ha celebrato più matrimoni di un sindaco. Quello di George Clooney e Amal Alamuddin a Venezia, quello di Laura Ravetto e Dario Ginefra a Monopoli, deputati di “schieramenti avversi”.
L’ex Cavaliere non l’ha mai considerato un nemico né uno spauracchio comunista, ma l’ha costretto a una rincorsa che lo sportivo Walter ha fallito. Era il 2008. Un’eternità. Adesso che la cronaca perisce negli archivi, Veltroni ghermisce il palco di Rai1, l’identità nazionale, firma articoli sui giornali, presenzia nei luoghi giusti, custodisce un sistema imperituro fra relazioni e cultura. E il veltronismo governa l’Italia. Ma questo Walter non lo sa.
di Carlo Tecce, il Fatto Quotidiano 23/6/2016