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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

Il colpo di tacco di Ronaldo che ha salvato il Portogallo

Tacco e magie, show contro tutti
Ronaldo salva il Portogallo Due gol nel pari con l’Ungheria: è il 1º a segnare in quattro Europei. Ora la Croazia

 

Quando in molti già si pregustavano l’uscita di scena e il pubblico ludibrio, Cristiano Ronaldo è tornato. Anzi, bisogna essere onesti, non era mai andato via. Il problema è che questi sono tempi feroci. Tempi di rabbia contro. Contro la casta. Contro i politici di professione. Contro i campioni miliardari. Lo hanno massacrato per una calzamaglia, per certe facce che fa in campo, per qualche mossetta che sui social network sempre viene usata per alludere alla sua sessualità. L’hanno criticato per certe dichiarazioni sfrontate e per quel rigore sbagliato contro l’Austria. E anche ieri, contro l’Ungheria, durante tutto il primo tempo, qualsiasi cosa facesse o non facesse, tre quarti dello stadio lo fischiava. Poche cose vanno per la maggiore come la caduta degli dei. 
Il «pizzino» del ct
Ma Ronaldo resisteva, proprio mentre avrebbe potuto abbandonarsi al vittimismo. Ed è così che ha trascinato la sua nazionale fuori dai guai. Come a Messi, per fare un esempio che forse non gli dispiacerebbe, non è mai riuscito. Vero: ha fatto scene isteriche plateali in mezzo al campo. Ma ha fatto anche un gol di tacco che appartiene alla categoria delle meraviglie assolute. E poi, il pareggio definitivo: un colpo di testa dei suoi, restando sospeso a mezz’aria. Un gol che tiene dentro il Portogallo, almeno fra le migliori terze. L’allenatore Santos, a un certo punto, gli ha fatto recapitare in campo persino una specie di pizzino. Una lettera per il campione, qualcosa di molto lusitano. E Ronaldo, dopo aver letto, si è sposato a sinistra, ci ha provato ancora e ancora. È finita tre a tre. Il Portogallo sempre sotto, eppure ancora qui (agli ottavi c’è la Croazia). Ancora vivo. Grazie a lui. Nessuno aveva segnato in quattro edizioni degli Europei.
Un girone matto
Questo è stato il girone più matto. Si è concluso degnamente. Ungheria e Portogallo sono due squadre scriteriate, divertentissime. O meglio: sono due squadre senza difesa. E poi, sono anche due mondi agli antipodi. L’Ungheria dei muri e dell’inno nazionale cantato sotto la curva, i giocatori con la mano sul cuore davanti agli ultrà. Il Portogallo, unico Paese europeo ad aver fatto domanda per ospitare 10 mila migranti, è accompagnato da quella piccola torcida ma più malinconica, con una felicità mai troppo felice. 
Ronaldo era stressato, su questo non ci sono dubbi. Quando prima del match ha incontrato un giornalista del Correio da Manhã, un quotidiano che si è dedicato molto alla sua vita privata, ha agguantato il microfono e l’ha lanciato in un laghetto. Erano pronti a massacrarlo, ma in campo è stato il migliore. Lui, Nani e Queresma contro tutti. Contro l’Ungheria del portiere quarantenne in pigiama, il fantastico Király. Contro Zoltán Gera, ancora famoso in Ungheria per un gol alla Juve di Zaccheroni, che ieri ha segnato all’età di 37 anni. Contro il mancino del capitano Dzsudzsák, due tiri e due deviazioni avversarie in gol. Insomma: il vento era tutto a favore dei magiari. Tutti i fischi erano per Ronaldo. E il Portogallo, venuto qui per vincere, si candidava a grande delusione degli Europei. Fino al ritorno del campione. 
È stata la prima partita giocata in una giornata di caldo estivo. Da quel sudore e da quella frustrazione, da quella bolgia di fischi e maledizioni, Cristiano Ronaldo si è tirato fuori con un colpo di tacco. Cosa deve dimostrare ancora?