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 2016  giugno 23 Giovedì calendario

I FUNZIONARI NUDI– Comparsa per la prima volta in un noto blog nel 2008, la definizione “funzionari nudi” (naked officials, così definiti perché “si spogliano” di tutto, trasferendo ricchezze e famiglia all’estero e restando “nudi” in patria per poter mantenere le loro cariche politiche o amministrative) è entrata nel linguaggio corrente

I FUNZIONARI NUDI– Comparsa per la prima volta in un noto blog nel 2008, la definizione “funzionari nudi” (naked officials, così definiti perché “si spogliano” di tutto, trasferendo ricchezze e famiglia all’estero e restando “nudi” in patria per poter mantenere le loro cariche politiche o amministrative) è entrata nel linguaggio corrente. Indica quei funzionari statali o del Partito che senza una motivazione lavorativa giustificabile trasferiscono la propria famiglia, insieme a grosse somme di dubbia provenienza, a Hong Kong, in Occidente o anche in paradisi fiscali che non hanno accordi di estradizione con la Cina. Lì ottengono la residenza o la cittadinanza, grazie a investimenti immobiliari o nell’industria, all’iscrizione dei figli nelle scuole o ad altre forme di contributo all’economia locale. Nel gennaio del 2014, il Partito ha fatto dei funzionari nudi uno dei bersagli principali della sua campagna anticorruzione. Un documento ufficiale ammoniva che trasferire la propria famiglia all’estero sarebbe divenuto motivo sufficiente per impedire la promozione di un funzionario, o per provvedimenti anche più gravi. I mezzi di comunicazione hanno provveduto a segnalare e stigmatizzare casi di funzionari nudi, deplorando la loro mancanza di patriottismo e di dedizione al loro dovere di servitori dello Stato. I media hanno anche sottolineato con forza l’importanza del supporto della famiglia per il buon rendimento lavorativo dei funzionari pubblici cinesi. Ma non c’è dubbio che la vera preoccupazione per il governo cinese stia nel fatto che un funzionario pubblico a stipendio fisso che può permettersi di trasferire la famiglia e un cospicuo patrimonio oltreoceano può farlo solo grazie a proventi illeciti. Secondo un rapporto della People’s Bank of China, tra il 1995 e il 2008, ben 18.000 funzionari hanno lasciato il paese, portando con sé beni (acquisiti legalmente o meno) per un valore di 800 miliardi di yuan, e il trend del fenomeno è in ascesa. Il professor Lin Zhe, della Scuola centrale del Partito, ha valutato che fra il 1995 e il 2005 la Cina abbia registrato 1,8 milioni di casi di funzionari nudi. Un caso recente e di particolare rilievo è quello di Fang Xuan, vicesegretario del Partito a Guangzhou (la vecchia Canton, tra le maggiori città cinesi, situata nella zona costiera meridionale), che è stato costretto a dimissioni anticipate nel maggio 2014, poche settimane prima che il suo superiore, Wang Quinliang, venisse accusato di gravi reati di corruzione. Ne è seguita un’ondata di destituzioni di funzionari in altre città della stessa provincia del Guangdong per motivi analoghi, mentre molti si sono affrettati a richiamare le loro famiglie dall’estero per salvare la carriera. La campagna del Guangdong ha reso pubblici i nomi di un migliaio di funzionari nudi come monito ed esempio per il resto del paese, di questi, risulta che circa 900 siano stati rimossi o sottoposti a provvedimenti disciplinari. Hu Chunhua, recentemente nominato segretario del Partito del Guangdong e considerato da molti come un candidato di punta per incarichi di vertice a Pechino nella prossima transizione di potere, si è dimostrato particolarmente zelante nell’eseguire le direttive anticorruzione del governo centrale. Ha introdotto su larga scala la pratica degli “Incontri di vita democratica” per i funzionari che sono anche membri del Partito, con sessioni di critica e autocritica ispirate alle pratiche maoiste: l’obiettivo, proprio come negli anni Venti e Trenta, è che i funzionari del Partito conservino uno stile di vita coerente con l’ideologia comunista. La campagna contro i funzionari nudi si è perfino globalizzata: l’“Operazione caccia alla volpe” ha raggiunto anche l’Australia, dove il 90% di coloro che richiedono un visto come “Significant Investor” vengono dalla Cina. La polizia federale australiana ha accettato di collaborare con le autorità della Repubblica popolare per sequestrare i beni di cittadini cinesi accusati di riciclare in Australia i proventi di reati di corruzione.