
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Un’esplosione ha fatto colare a picco il sommergibile argentino

La storia dell’Ara San Juan, il sommergibile argentino, probabilmente è questa: un’esplosione da qualche parte o forse a bordo lo ha ferito a morte e il sommergibile è precipitato negli abissi. In quella zona il mare può essere profondo anche tremila metri. Cercando di leggere dietro le dichiarazioni ufficiali delle autorità, la verità parrebbe delle più tragiche. E cioè che l’imbarcazione e i 44 membri dell’equipaggio (tra cui una donna che ha il grado di ufficiale) non saranno ritrovati forse mai.
• In quanti stanno partecipando alle ricerche?
Sul posto - un mare in tempesta grande come l’Europa mentre l’oggetto da ritrovare è, in proporzione, un affarino di appena 65 metri - sono al lavoro quattromila uomini. Navi e aerei provenienti da Stati Uniti, Gran Bretagna, Francia, Germania, Brasile, Cile, Perù, Colombia, Uruguay battono tratti di mare agitati da onde di 5-6 metri con sonar e altre apparecchiature sofisticate che dovrebbero esser capaci di individuare un sommergibile in avaria con uomini a bordo. Per la prima volta dalla guerra delle Falklands (1982) un Voyager britannico è decollato dalla base militare di Brize Norton, nell’Oxfordshire, per atterrare in Argentina con tre tonnellate di equipaggiamento. Putin ha ordinato al ministro della Difesa russo di inviare specialisti della 328a unità di ricerca e salvataggio. Costoro utilizzeranno un sommergibile portatile telecomandato Pantera Plus. Il San Juan è scomparso da una settimana e le autorità, seguendo un protocollo che nessuno ha capito, hanno aspettato 48 ore prima di dare l’allarme. I familiari dell’equipaggio lanciano accuse violentissime al governo per questo. Nella base di Mar de la Plata c’è una piccola folla che urla all’inidirizzo dei comandi «Assassini! Assassini». Il caso ha aperto in Argentina una crisi politica vera, con un contrasto forte tra il presidente Mauricio Macri e i vertici militari.
• Come sarebbe avvenuta questa esplosione? C’è un nemico che spara contro gli argentini? Si tratta di una bomba atomica?
Viene ufficialmente esclusa - non so bene come - l’esplosione nucleare. Per il resto, le informazioni sono vaghe, probabilmente perché ne sa poco anche chi le fornisce. Il portavoce dell’Armada argentina si chiama Henrique Balbi e non è difficile immaginare l’imbarazzo in cui si trova a dover affrontare giornalisti, familiari e il resto del mondo. Il racconto di Balbi è sostanzialmente questo: lo scoppio sarebbe avvenuto alle 10.31 del 15 novembre scorso, tre ore dopo l’ultimo contatto radio. L’«idro-anomalia acustica» rilevata dai sonar e dalle boe immerse in profondità «può essere un’esplosione». «Si è trattato di un evento anomalo, singolo, breve, violento, non riconducibile a un’esplosione nucleare». Le caratteristiche di questa deflagrazione sono state confermate da un’agenzia Onu con sede a Vienna, l’Organizzazione del Trattato sulla messa al bando dei test nucleari globali (Ctbto), che monitora eventuali esperimenti clandestini in giro per il mondo.
• A che distanza erano dalla terra?
A 430 chilometri dal Golfo di San Jorge, all’altezza della Patagonia centrale. L’esplosione avrebbe interessato un’area di 125 chilometri. Balbi: «La nostra Marina ha chiesto la collaborazione degli Stati Uniti, che a loro volta hanno chiesto informazioni a diversi organismi che rilevano eventi idro-acustici in tutto il mondo. Abbiamo messo insieme tutte le informazioni e adesso possiamo parlare di questo scoppio. Stiamo procedendo, in base a quello che abbiamo saputo adesso, a un nuovo monitoraggio dell’area dalla quale proveniva il rumore, con l’uso di sonar attivi e passivi, in dotazione alle unità navali argentine; immagini termiche, rilevate da aerei americani, e monitoraggio di possibili anomalie magnetiche, a carico di un aereo antisommergibili brasiliano, che sorvola le zone interessate a bassa quota.
• Che cosa dobbiamo pensare del fatto che mai dal sommergibile sia arrivato il più piccolo segnale?
Il sottomarino, purtroppo, deve essere colato a picco dopo un’implosione che ha messo fuori uso tutti i sistemi, sia quelli di navigazione che quelli elettrici.
• Era un’imbarcazione moderna?
Tutt’altro. Le principali accuse che gran parte del paese muove al vertice politico riguardano le condizioni in cui si trova la flotta argentina che non è mai stata più rinnovata dai tempi della dittatura militare. Da allora il budget della Difesa è stato ridotto all’osso, essendo già il più basso di tutte le difese del Continente. Il San Juan ne aveva fatto le spese: è stato fabbricato in Germania e acquistato dall’allora ammiraglio Emilio Eduardo Massera nel 1985. Nel 2014, dopo una prima revisione totale durata diversi anni, ha subito delle riparazioni per un guasto all’impianto elettrico, quello che garantisce la propulsione sottomarina e le comunicazioni. Per sostituire i quattro motori diesel, alimentati da 960 batterie, lo scafo è stato tagliato e poi nuovamente saldato. Un’operazione delicatissima. Basta poco per renderlo sensibile alle variazioni e trovarsi con una falla.
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