La Stampa, 24 novembre 2017
Stilisti, palazzinari e faccendieri. Ecco i grandi debitori di Veneto Banca
Antichi pezzi di nobiltà veneziana e faccendieri, immobiliaristi in disgrazia e speculatori fermati dai pm, nomi storici dell’imprenditoria del triveneto e grandi nomi del Made in Italy. L’elenco dei debitori (sofferenze e inadempienze probabili) di Veneto Banca è una spaccato formidabile del bene e del male del sistema economico-finanziario italiano. In totale, 8,45 miliardi di crediti andati a male finiti nel portafoglio della liquidazione coatta. Di questi, 4,2 miliardi di sofferenze e oltre 4 miliardi di «inadempienze probabili» (Utp). Sono i numeri che hanno schiacciato Veneto Banca e la «cugina» Popolare di Vicenza, salvate dallo Stato con 5,2 miliardi.
Il primatista tra gli inadempienti è Giuseppe Statuto. Tre società che fanno riferimento all’immobiliarista, il cui nome è legato alle vicende delle scalate bancarie del 2005, hanno complessivamente una esposizione per 126,4 milioni di euro. Al secondo posto c’è invece il gruppo Ferrarini, colosso dell’alimentare – salumi ma anche parmigiano, vini, aceto balsamico – con crediti incagliati per 79,8 milioni. Poco staccato Andrea De Vido, già socio di Finint recentemente liquidato da Enrico Marchi dopo mesi di tensioni, che con una serie di società personali è esposto per 65,8 milioni di euro. Poi ci sono anche 38 milioni della Sipi, controllata da Finint. Scorrendo l’elenco, a sorprendere però sono più una serie di fondi immobiliari che fanno riferimento a La Centrale finanziaria generale di Giancarlo Elia Valori. Il fondo Xenia e la Selene srl tra le inadempienze, mentre il fondo Real Est I tra le sofferenze. Tra gli inadempienti probabili c’è anche la Moscova 38. Si tratta di una società immobiliare che fa riferimento all’ex calciatore e manager Roberto Bettega, esposta per 17,8 milioni con Veneto Banca.
Tra le inadempienze figura anche Terra Gallurese srl. Doveva realizzare una serie di immobili di lusso in Costa Smeralda, a Liscia di Vacca ma la magistratura ha fermato i lavori. A controllare la società è Alfonso Dolce, fratello dello stilista Domenico Dolce (Dolce&Gabbana), recentemente assolto in via definitiva dalla accuse relative a reati fiscali per il suo ruolo nel gruppo della moda.
Ad Alfonso fa capo l’11% della società, mentre un altro 40% è della Act srl di Milano. Società dove Alfonso Dolce e la sorella Dorotea hanno il 37,5% ciascuno, mentre il restante 25% è schermato da una fiduciaria, Sorefisa, che figura anche tra i soci di Terra Gallurese.
Tra i nomi del Made in Italy c’è anche Giuseppe Stefanel, della famiglia fondatrice del marchio omonimo, con una posizione di 16,3 milioni tra le inadempienze. O Franco Vaccari, l’imprenditore dietro a marchi come Lotto, Tecnica Group e Nordica (quest’ultimo poi ceduto ai Benetton). La sua holding Anfra sas è finita in concordato e lui tra i grandi creditori inadempienti della banca di Montebelluna. Poi ci sono i vecchi crac che ancora pesano. Come Finpart, a sofferenza dal 2005. O il gruppo Acqua Marcia di Bellavista Caltagirone, un nome ricorrente nei crac bancari da Etruria a Banca Marche fino a Vicenza.
All’estremo opposto Mic hele e Maurizio Sammartini. Discendenti di una delle più antiche famiglie veneziane, proprietari di palazzo Pisani Moretta, figurano entrambi tra gli inadempienti.