Il Sole 24 Ore, 24 novembre 2017
La lunga agonia del Palermo di Zamparini
Sul muro di cinta dei giardini della Zisa una manina anonima ha scritto: «Maurizio Zamparini vattene». Quasi un telegramma, stampato in un luogo simbolo della città, a ridosso del Castello arabo-normanno, nel cuore della Palermo popolana che, quando si parla di Palermo calcio, non fa sconti a nessuno. Nemmeno al presidente (fino a qualche tempo fa con la P maiuscola), questo rude friulano con cittadinanza onoraria all’ombra de Monte Pellegrino e di Santa Rosalia, che ha fatto il miracolo di portare la squadra in serie A, in Coppa Uefa e non solo, e ora sta riuscendo, è l’accusa dei tifosi, in un altro strampalato miracolo: portare la società alla sua dissoluzione. Riuscendo lì dove nessuno è mai riuscito, nemmeno presidenti discussi e affaristi. Perché,a prescindere da tutto, l’istanza di fallimento presentata nei giorni scorsi dalla Procura per l’Unione sportiva Città di Palermo Spa, rappresenta per i palermitani l’ennesimo schiaffo nella centenaria, tormentata, storia della squadra. Se ne saprà di più nei prossimi giorni: il giudice competente (Giovanni D’Antoni) ha fissato la prima udienza per il 7 dicembre.
I magistrati che hanno firmato l’istanza di fallimento (il procuratore Francesco Lo Voi e i sostituti Andrea Fusco e Francesca Dessì) hanno valutato in 70 milioni circa il buco nel bilancio del Palermo: come si sia arrivati a questo punto lo spiegano nelle informative (allegate all’istanza di fallimento) del nucleo di polizia tributaria della Guardia di Finanza e la consulenza di Alessandro Colaci, partner di Price Waterhouse cooper.
L’U.S. Città di Palermo, ovviamente, smentisce e gli avvocati nominati da Zamparini proveranno in tutti i modi a smontare le tesi della Procura. Per il momento, agli atti, c’è un comunicato della società, oggi rappresentata da Giovanni Giammarva, professionista di vaglia e genero di Maria Falcone, che si trova a traghettare la società in questa fase molto delicata: sfumato l’affare con l’ex Iena Paul Baccaglini resta la speranza per la famiglia Zamparini di poter vendere a Frank Cascio, origini palermitane e solide basi negli Stati Uniti, già manager di Michael Jackson, che già da tempo si è fatto avanti per rilevare la società. Ma questa è un’altra partita, tra le tante che il Palermo sta giocando in questi mesi, comprese quelle di campionato: l’ultimo match con il Cittadella in casa è stato perso per 3 a 0. La partita più importante resta, comunque, sul fronte giudiziario. Nel comunicato si sottolinea «l’evidente turbamento causato dalle notizie e che continuano a incidere negativamente sulle pendenti trattative di cessione della Società, sull’imminente inizio della campagna trasferimenti e sul potenziale rendimento della squadra» e poi si precisa: «La contabilità della Società risulta essere in ordine, con un utile di esercizio al 30/06/2017 di 4.000.000, con un bilancio soggetto alla verifica della Covisoc e già certificato dalla società di revisione che non ha rilevato alcuna anomalia. È stato verificato che la solidità e la capacità patrimoniale dell’U.S. Città di Palermo risulta di gran lunga superiore alla maggior parte delle società sportive di Serie A».
Nell’istanza di fallimento però la Procura sembra avere le idee molto chiare e sostiene che il buco da 70 milioni sarebbe così ripartito: 21 milioni di debiti con procuratori o società di intermediazione dell’acquisto di giocatori come Javier Pastore e Paulo Dybala (in entrambi i casi la società dovrà sborsare – in parte l’ha già fatto – circa 15 milioni); altri 49 milioni che verrebbero in gran parte dalla cessione del marchio alla Mepal (un attivo che per gli inquirenti potrebbe essere fittizio), la società concepita dal proprietario per la commercializzazione dei prodotti rosanero, poi dirottata verso lo sviluppo del progetto per il nuovo stadio e il centro sportivo. E Zamparini, dal canto suo, ribadisce: «Tutto falso, vogliono solamente mandarmi via. Abbiamo normali esposizioni con le banche e qualche contenzioso con l’Agenzia delle Entrate, come mille altri club. Anche sul fronte della cessione del marchio è tutto in regola, lo hanno fatto anche Inter e Sampdoria».
L’istanza di fallimento fa il paio con l’inchiesta che va avanti ormai da qualche mese cui lavora un pool di magistrati coordinati dal procuratore aggiunto Salvatore De Luca: otto indagati e accuse di appropriazione indebita, riciclaggio commesso anche all’estero, autoriciclaggio, violazioni fiscali e tributarie, falso in bilancio aggravato dall’avere agito assieme a un gruppo criminale organizzato che agisce in più Stati. Tra gli indagati oltre a Maurizio Zamparini, il figlio Paolo Diego, il commercialista di Gallarate Anastasio Morosi e poi Luc Braune Jean-Marie Poos, rispettivamente presidente del Cda e consigliere e amministratore delegato di Alyssa, la società anonima che ha sede in Lussemburgo e che ha acquisito la Mepal. Una cessione, quella della Mepal, che agli inquirenti non quadra: ceduta, marchio compreso, per 40 milioni nel giugno 2016 avrebbe generato una plusvalenza di 22 milioni di euro. Ma ai magistrati i conti non tornano. E$, a questo punto, nemmeno ai tifosi.