La Stampa, 24 novembre 2017
L’Europa pensa all’embargo sui gommoni made in China
Ha escogitato un’arma segreta, l’ammiraglio Enrico Credendino che guida la missione navale europea «Sophia» nel Mediterraneo centrale: l’embargo contro i gommoni. I tecnici di diversi Paesi europei ne hanno parlato a lungo ieri in un summit a porte chiuse che si è tenuto a Roma, nella grande base militare che c’è a Centocelle, ospiti del quartier generale di Eunavformed. L’idea è che quei gommoni di pessima qualità, costruiti in Cina esclusivamente per gli scafisti libici, siano uno strumento di morte. E perciò meritevoli di essere banditi. «Al momento sono perfettamente legali – spiega l’ammiraglio – e perciò è lecito costruirli, anche se non sono in grado di reggere il mare e sono palesemente costruiti per un viaggio solo. È quindi lecito anche metterli in vendita via Internet, così come comprarli, trasportarli dalla Cina al Mediterraneo, tenerli pronti sulla spiaggia».
Se però i gommoni da scafisti, quelli che qualche volta sono stati messi in vendita con la spudorata dicitura «refugee boat», barche da rifugiato, venissero colpiti da embargo internazionale, ecco che la flotta europea avrebbe un potente strumento legale a legittimare un suo intervento. E va da sé che se si spezzasse la catena di rifornimento della filiera degli scafisti, il traffico ne risentirebbe immediatamente. Il solo fatto che i militari abbiano distrutto oltre 500 barconi di legno ha già costretto gli scafisti a cambiare i piani.
I summit di Eunavformed affrontano materie delicatissime e spesso riservate. Così è stato anche ieri. A partecipare c’erano alti ufficiali delle nostre forze armate o dell’Alleanza atlantica quale l’ammiraglio inglese Clive Johnstone del Comando Alleato Marittimo, il magistrato tedesco Klaus Meyer-Cabri in quanto vicepresidente di Eurojust, il dirigente del desk anti-trafficanti di Europol Marius Roman, il responsabile del contrasto al crimine organizzato di Interpol Paul Stanfield, e infine l’ex ministro austriaco degli Esteri Michael Spindelegger che oggi è direttore generale del Centro internazionale per le politiche delle migrazioni.
Si procede per sessioni plenarie e per incontri ristretti. Ebbene, il gruppo di lavoro «aspetti legali» ha riesaminato il modello di business dei trafficanti di esseri umani e ha pensato alle contromosse. Senza quelle tombe galleggianti, di una gomma d’infima qualità, che costano nulla e rendono moltissimo, gli scafisti libici avrebbero già finito il loro sporco lavoro. Ecco perché i militari proporranno di metterle sotto embargo come si fa per le armi. L’Unione europea, che in Eunavformed ha il suo braccio armato, è pronta a sostenere la proposta in tutte le sedi internazionali. Si vedrà che ne pensano alle Nazioni Unite.