Corriere della Sera, 24 novembre 2017
Uccisa al parco Mistero a Milano
Uccisa con una coltellata in un parco a Milano: vittima donna di 67 anni.
Milano Marilena temeva solo il freddo. Quello delle albe umide nella periferia di Milano. Quello che ricopriva il prato dei giardini di Villa Litta di una nebbia gelata. Non aveva paura di uscire con la piccola Liz, cane beagle che la accompagnava come un’ombra. E anche se adesso tutti guardano a questo parco con il terrore, fino a ieri mattina nessuno avrebbe immaginato che questi alberi, le siepi e il prato ricoperto di foglie color autunno, potessero nascondere un assassino.
Quello di Marilena Negri, 67 anni, ha ucciso per rapina. Perché la borsetta della donna è stata trovata accanto al corpo, lungo il vialetto che porta all’antica Villa Litta, completamente vuota. Il contenuto sparpagliato sul prato. E non importa se chi ha ucciso lo ha fatto solo per portare via pochi euro, quei pochi soldi e il telefono che una donna porta con sé alle 6.40 del mattino mentre accompagna il cane al parco. E non conta neanche che la 67enne sia stata colpita proprio davanti a una telecamera del Comune, che ha ripreso parte della scena e la vittima che barcolla, fa tre passi, e si accascia sull’erba. La pista privilegiata è quella della rapina, anche se tremendamente maldestra. Forse un tentativo che si è poi trasformato in un omicidio, magari per la reazione impaurita della vittima dopo che le era stato puntato il coltello alla gola. Almeno così sembrerebbe dalla prima analisi delle ferite, in particolare della lesione sulla parte laterale del collo inferta soprattutto con la punta del coltello.
Ma l’arma non è stata trovata, così come l’assassino che però potrebbe avere le ore davvero contate. Gli investigatori della Mobile, guidati da Lorenzo Bucossi e coordinati dal pm Donata Costa, hanno una serie di indizi decisivi e le bocche rigorosamente cucite. Ma proprio la dinamica di un omicidio così pieno di errori fa escludere che si sia trattato di un’azione pianificata.
Si cerca uno sbandato, un disperato, magari uno di quei senza casa che dormono di notte nei dintorni del parco. Anche se mai nel recente passato erano stati segnalati problemi. Ma il tema sicurezza a Milano è pronto ad incendiarsi di nuovo. Come succede ininterrottamente dai nove omicidi in nove giorni del 1999 e dalla nascita dell’emergenza sicurezza. E tutto questo mette ulteriore pressione alle indagini, perché il profilo di un assassino sbandato, magari straniero, è di questi tempi benzina sul fuoco di odiatori da social (e non solo).
Marilena Negri era vedova da dodici anni. Suo marito Alberto Manfredi era rimasto ucciso in un incidente in Brianza, durante una corsa ciclistica amatoriale. Lei, dopo un fortissimo esaurimento, e alcuni problemi fisici, aveva lentamente ripreso a uscire, e negli ultimi anni frequentava un compagno. Ma aveva continuato a vivere sola nell’appartamento di via Novaro 8, sempre nel quartiere Affori a Nord di Milano, a meno di cento metri dal parco di Villa Litta. Nello stesso complesso, ma al piano di sotto, vive anche la figlia, insieme al fidanzato.
«Veniva ogni giorno, sempre alla stessa ora. Entrava nei giardini e poi lasciava libera Liz. Non entrava nell’area cani, ma passeggiava lungo tutto il parco. Era sempre elegante», hanno raccontato i vicini di casa. Marilena Negri era originaria di Tirano (Sondrio) dove la famiglia gestiva un piccolo albergo, e lei da ragazza dava una mano. «Era serena, non aveva nemici. E non aveva paura».