
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gomorra di Matteo Garrone – dal libro di Saviano – sta spopolando a Cannes, dove lo scrittore che ha preferito non sfilare in passerella è diventato un personaggio. E sta spopolando anche nelle sale italiane: nel weekend ha sbaragliato la concorrenza, incassando più di milione e 800 mila euro.
• Dove sta il segreto di un successo simile?
Intanto nella grande popolarità del libro, un best-seller che in un paio d’anni ha venduto un milione e duecentomila copie. E che continua a vendere, cioè ha anche le caratteristiche del long-seller. Saviano poi è stato minacciato a morte, gira con la scorta e si parla con lui solo per e-mail, a meno che non si sia molto intimi. Ma proprio in Gomorra – libro e film – viene raccontata una storia in cui si dimostra che anche l’intimità, o l’affetto familiare, in certi casi conta poco. Non voglio raccontare l’episodio per non far dispetti a chi il film non l’ha ancora visto.
• E’ meglio il libro o il film?
Guardi, non è di questo che si deve parlare. Almeno non è di questo che voglio parlare io. Sul piano estetico ha già detto tutto Sandro Veronesi l’altro giorno e io sottoscrivo il suo articolo parola per parola. Mi permetto casomai di aggiungere che la grandezza di Garrone era già evidente nell’ Imbalsamatore e che è una gioia, dopo aver scoperto uno scrittore del valore di Saviano, sapere che c’è un regista della sensibilità, della forza espressiva e della coerenza estetica di Garrone. Tuttavia, le ripeto, non è di questo che dobbiamo discutere io e lei.
• E di che cosa allora?
Il libro prima, e il film adesso, raccontanto alcune cose sulle quali è sceso un silenzio assoluto, paradossalmente mascherato dalla bellezza delle due opere. Si parla infatti molto delle due opere, ma si dice poco o niente su quello che le due opere raccontano. E che cosa raccontano le due opere? Per esempio, questo: che le case di moda del Nord vanno a Casal di Principe a fare le aste per assegnare le forniture. Il film, riproducendo perfettamente una scena che sta all’inizio del libro, lo fa vedere bene: una signora probabilmente milanese, con il suo ragioniere accanto, apre una gara tra i piccoli produttori della zona, tutta gente che lavora in super-nero, per la fornitura di un certo numero di capi. Partenza 50 euro a capo da consegnare in 60 giorni, gara al ribasso. Vince uno dei protagonisti del film offrendo di realizzare la fornitura in 30 giorni a 30 euro. I milanesi se ne vanno soddisfatti, il sarto Pasquale deve mettersi all’opera facendo lavorare gli operai giorno e notte e senza pensare troppo a compensi straordinari. Ora, letta la scena sul libro e vista la scena al cinema, è necessario chiedere alle parti interessate: è una balla romanzesca o quello che abbiamo letto e abbiamo visto, e che ci ha colpito con un accento di verità assoluta, è reale? E se è reale, come mai la polizia, i carabinieri, i partiti politici, i sindacati hanno lasciato che si creasse una zona franca come questa? E come mai dopo l’uscita del libro e adesso dopo l’uscita del film, le case di moda, che ci assillano con le loro moribonde in passerella e le didascalie tanto alla moda in inglese, non ci dicono se quella scena ha qualche parentela con la realtà oppure no? C’è qualcuno che può chiederglielo direttamente? C’è una Camera della Moda che ha querelato Saviano per le cose che scrive?
• Scusi, sappiamo da sempre che il Sud è in mano alla criminalità.
Abbia pazienza, la patronessa che ingaggia i sarti napoletani è nordica e l’industrialotto che affida a Toni Servillo lo smaltimento dei suoi rifiuti tossici è di Venezia. Qualche magistrato, dopo aver letto Saviano, ha aperto un qualche fascicolo sulle aziende che smaltiscono i rifiuti tossici per sapere come se ne liberano? E adesso che il film gli farà vedere la cosa ancora più chiaramente, qualcuno si muoverà seriamente, e cioè non con lo scopo di finire sui giornali? Perché come indagini sarebbero semplicissime: le aziende che sono in grado di produrre rifiuti tossici non sono mica segrete. Ragioni sociali, indirizzi e numeri di telefono stanno sulle Pagine bianche.
• Non sono problemi di cui dovrebbe occuparsi la politica?
Certo. Anzi la classe politica, se quello che Saviano e Garrone raccontano è vero, dovrebbero fare della liberazione del Paese dal cancro che viene raccontato nelle due opere una questione nazionale. Perché, sia chiaro: questo non è un problema del Sud, è un problema di tutti quanti noi dovunque ci troviamo. Sempre, naturalmente, che che Saviano e Garrone abbiano ragione e che quello che ci fanno vedere sia la verità. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 20/5/2008]
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