Il Messaggero 20 maggio 2008, CARLA MASSI, 20 maggio 2008
«Troppe denunce per errori». Il Messaggero 20 maggio 2008 ROMA - L’ottanta per cento dei chirurghi ha ricevuto almeno una richiesta di risarcimento o un avviso di garanzia per un presunto errore in corsia
«Troppe denunce per errori». Il Messaggero 20 maggio 2008 ROMA - L’ottanta per cento dei chirurghi ha ricevuto almeno una richiesta di risarcimento o un avviso di garanzia per un presunto errore in corsia. Due medici su tre, alla fine di tutti i processi, vengono assolti. Ogni anno sono circa 7500 le denunce che arrivano alle Asl, 8500 quelle che piovono sui medici. Un totale di oltre quindicimila esposti, 320mila i pazienti coinvolti. Il costo: 10 miliardi l’anno, pari all’1% del Pil. Carichi troppo pesanti, accusano i camici bianchi in un recente convegno organizzato dall’Ordine dei medici di Modena. Non a caso nelle ultime ore dei turni di notte il 30% degli errori commessi risulta evitabile. «C’è una direttiva europea - conferma Amedeo Bianco, presidente della Federazione degli Ordini dei medici - che riconosce che il carico di lavoro è connesso alla sicurezza. In Italia gli orari sono pesanti, in media un medico ospedaliero, in un anno, fa da 300 a 500 ore di straordinario. Di cui una buona parte non è pagato». Ebbene, di fronte ad una simile situazione, i medici hanno deciso di studiare una nuova strategia. Dopo l’attacco, o meglio il contrattacco alle statistiche degli errori, hanno scelto di ”tornare a scuola”. Di organizzare lezioni, corsi e seminari per studiare e identificare i punti deboli, capire come evitarli. Ci stanno pensando alcune società scientifiche e, con loro, si sono attrezzati anche ospedali e centri di ricerca. Un moto collettivo, un’intraprendenza forse sollecitata dai fatti di cronaca, dalla marea montante delle denunce verso i medici (negli ultimi dieci anni sono aumentate del 184%), dalle tariffe sempre più alte delle assicurazioni. Fatto sta che una delle categorie di specialisti più nutrita, quella dei cardiologi ospedalieri, ha deciso di chiamare a raccolta i cinquemila iscritti (divisi tra le 700 divisioni di cardiologia) e li ha invitati a tornare sui banchi. L’Anmco (Associazione nazionale medici cardiologi ospedalieri) ha promosso una campagna nazionale per la prevenzione dell’errore in corsia. Da qui, la nascita di una squadra di ”cacciatori” che hanno iniziato a girare per l’Italia. Lente di ingrandimento su tutti i passaggi a cui viene sottoposto il paziente: dal pronto soccorso, all’unità di terapia intensiva, alla sala di emodinamica fino agli ambulatori. «Abbiamo individuato i punti critici - spiega Giuseppe Di Pasquale presidente della Federazione italiana di cardiologia - e su questi stiamo lavorando. Uno dei primi problemi riguarda, per esempio, la compilazione delle cartelle, la loro trascrizione. Almeno il dieci per cento degli errori nelle unità coronariche si deve a questo passaggio. Ci siamo resi conto che lo sbaglio ci può essere nel dosaggio, o troppo alto o troppo basso. Anche la comunicazione al medico di base nel momento in cui il paziente viene dimesso può diventare fonte di disguidi e di errori. La penna, per esempio, andrebbe dimenticata. Solo il computer dovrebbe essere usato sempre e comunque». I cardiologi hanno messo giù il piano difensivo anche se, a dire il vero, sono tra le specilità meno bersagliate dalle denunce. E’, infatti, ortopedia (16%) a guidare la classifica. Seguono oncologia (13%), ginecologia (11%), chirurgia generale (10%),odontoiatria (5,5%), oculistica (5,4%), neurologia (4%) e pronto soccorso (3,6%). L’Aiom (Associazione oncologi medici) ha creato una vera e propria task force sul rischio clinico guidata da Oscar Bertetto, coordinatore della rete oncologicca del Piemonte: in ogni reparto dove vengono ricoverati e seguiti pazienti con il cancro è stato identificato un responsabile degli errori. Poi, per due giorni, si sono incontrati e hanno razionalizzato i ”buchi”. Hanno dato un nome a quei momenti che, per i motivi più diversi, possono diventare sbagli gravi per il medico e handicap pesante per il malato. Le prime tre direttive, le nuove regole in corsia: non scrivere più le dosi dei afrmaci in numeri ma in lettere, avere un sistema informatizzato di comunicazione tra il reparto e la farmacia dell’ospedale, non utilizzare più le sigle per indicare il protocollo di cura ma scrivere il nome per esteso. «Appaiono come piccolezze - commenta Marco Venturini, oncologo segretario dell’Aiom - e, invece, permettono di non fare errori di base come quello del dosaggio. Piano piano riusciremo a stanare tutti gli sbagli evitabili». All’Ismett (Istituto mediterraneo per i trapianti e terapie ad alta specializzazione) di Palermo sono andati oltre. hanno fatto nascere un centro di simulazione, il ”Renato Fiandaca” con l’obiettivo di ridurre gli errori in ospedale. Protagonista, un manichino. In grado di avere reazioni fisiologiche quasi esattamente come un essere umano. Respira, tossisce, piange, il suo cuore si blocca. E riprende a pompare quando viene praticato un intervento medico corretto. Medici e infermieri, più volte nell’arco della stessa lezione, affrontano casi rari e complicati. Per tutti. Dall’anestesia, alla medicina di pronto soccorso, alla pediatria, alle emergenze in caso di disastri. CARLA MASSI