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 2009  novembre 14 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Ministro del Turismo è Michela Vittoria Brambilla (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Barack Obama
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

Tra un po’, negli Stati Uniti, co­minceranno i processi agli at­tentatori dell’11 settembre…

Ma la mente dell’attentato di New York sarà ucciso?
Ci sono gli organizzatori e quelli che si sono occupati del­la cosiddetta logistica. Alcuni terroristi sono saliti sugli aerei e sono andati a schiantarsi su­gli obbiettivi previsti. Altri, che li avevano aiutati a prepa­rare l’attentato o che lo aveva­no addirittura progettato, so­no rimasti a terra. Il cervello dell’operazione è Khalid, o Khaled, Sheik Mohammed, che due anni fa, in un interro­gatorio davanti a un tribunale militare di Guantanamo, ha raccontato di aver diretto a Kandahar la «casa dei martiri» dove erano ospitati i futuri at­tentatori dell’11/9. Seguì lui addestramento e preparazio­ne. Khaled è uno che si dà mol­te arie, al momento di quell’in­terrogatorio s’è attribuito tren­ta complotti, a partire da quel­lo al World Trade Center del 1993. Dice di aver organizzato lui i massacri dei turisti a Bali e a Mombasa e di aver proget­tato attentati contro Wojtyla, Carter, Clinton, il Big Ben, la Sears Tower di Chicago, il Ca­nale di Panama. I dettagli non corrispondono sempre, ma il ruolo di regista dell’11 settem­bre parrebbe fuori discussio­ne. I servizi americani pagaro­no per la sua cattura 27 milioni di dollari. Le ultime notizie lo dànno parecchio collaborati­vo: dopo un anno di prigione segreta da qualche parte e 183 waterboarding a Guantanamo ha accettato di istruire gli agenti dell’intelligence ameri­cana su come pensa e agisce al Qaeda. Durante le lezioni par­lava inglese e ci teneva che gli studenti americani stessero at­tenti. Ha rimproverato un agente che non si ricordava i dettagli di una lezione prece­dente. Ha detto che il sistema del waterboarding è una stupi­data controproducente.

Di che si tratta?
E’ una tortura, detta anche “falso annegamento” o “asse della lavandaia”. Il prigionie­ro viene assicurato a una tavo­la inclinata, con i piedi in alto e la testa in basso, mani e piedi legati. Lo si interroga e intanto gli si versa dell’acqua sulla fac­cia. Altre fonti dicono che Kha­lid non resisteva più di due mi­nuti e poi confessava subito qualcosa per farli smettere. Il waterboarding è uno degli or­rori di Guantanamo, il campo di concentramento cubano do­ve gli americani tengono rin­chiusi i presunti terroristi.

Non doveva chiudere?
Barack Obama, al momento del suo insediamento, aveva promesso di smantellare la pri­gione entro un anno, cioè en­tro il prossimo 22 gennaio. Ieri invece il presidente ha fatto sa­pere cher ci vorrà più tempo e questo ha provocato le dimis­sioni del suo consigliere giuri­dico, Greg Craig.

Perché non si riesce a chiude­re?
A Guantanamo sono rimasti 215 prigionieri. Di questi, alme­no 120, per lo più sauditi o ye­meniti, sono jihadisti convin­ti. Il dilemma dell’amministra­zione, relativamente a costo­ro, è il seguente: o li continua­no a tener dentro per un tem­po indefinito (e quindi Guanta­namo non chiude) oppure li re­stituiscono ai paesi di prove­nienza, dove saranno subito li­berati. E, una volta liberi, se­condo gli americani ricomince­ranno subito la guerra santa. C’è poi un piccolo gruppo di detenuti che non pongono pro­blemi di sicurezza e che gli americani vorrebbero manda­re in Europa, con la difficoltà che gli europei non sono trop­po sicuri di volerli accogliere. Infine, un’ottantina vanno pro­cessati e anche per questi ci so­no un mucchio di polemiche. I repubblicani, per esempio, giu­dicano pericoloso per la sicu­rezza nazionale che il proces­so a Khalid e agli altri quattro si faccia a Manhattan, a due passi da Ground Zero.

E dove avrebbero dovuto far­lo, questo processo?
L’amministrazione aveva a di­sposizione tre soluzioni: man­tenere i tribunali militari di Guantanamo oppure riasse­gnare tutti i casi ai tribunali ci­vili o anche creare una struttu­ra giuridica completamente nuova e dedicata ai casi di que­sti detenuti. Una scelta precisa non è stata fatta. Mentre Kha­lid e gli altri compariranno a New York davanti a un tribu­nale civile, il quintetto guida­to da Nashiri che attentò alla Cole – un cacciatorpediniere che nel 2000 venne fatto salta­re per aria nel porto di Aden da un barchino-bomba – do­vrà rispondere a un tribunale militare. Il presidente delle corti per i crimini di guerra di Guantanamo Bay, infatti, non ha sentito ragioni e ha deciso il rinvio a giudizio prima che Obama decidesse la sospensio­ne per 120 giorni di ogni deci­sione in materia. I tempi dei di­battimenti non si conoscono ancora, ma qualcosa sulle sen­tenze si sa già: Eric Holder, se­gretario alla Giustizia, s’è au­gurato ieri che i procuratori chiedano la pena di morte. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 14/11/2009]
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