Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2009  novembre 14 Sabato calendario

«Il 17 maggio 1882, il "circolo operaio" milanese prese l’iniziativa di convocare una riunione dei rappresentanti di diverse associazioni locali

«Il 17 maggio 1882, il "circolo operaio" milanese prese l’iniziativa di convocare una riunione dei rappresentanti di diverse associazioni locali. Dall’incontro scaturì il Partito operaio italiano, prima manifestazione di socialismo organizzato. Promotore del movimento fu un guantaio, Giuseppe Croce, che sul manifesto programmatico tenne a specificare che il partito era costituito esclusivamente da operai e interessato unicamente ai problemi degli operai [42]. I promotori - fra i quali, oltre al Croce, c’erano un ebanista, un tipografo, un parrucchiere e un orefice - ribadivano che tutti i lavoratori dovevano unirsi in un unico "Partito Operaio, indipendente da tutti gli altri partiti". In due mesi la sezione milanese del partito operaio formulò e pubblicò il suo programma: esso prendeva posizione distinguendo fra "azione di fronte allo Stato", nel qual caso il partito «può coalizzarsi con altri partiti per un’azione comune, giacché le riforme che allora propugna assumono un’importanza nazionale ed umanitaria e perciò non possono ritenersi esclusivamente ad una sola classe di cittadini»; ed "azione di fronte al capitale", caso nel quale si riteneva che l’opposizione degli interessi rendesse indesiderabili interferenze o richieste di appoggio da parte di altri partiti [43]» (Francesco Leoni, Storia dei partiti politici italiani, Alfredo Guida editore, 2001) «[42] - Il manifesto diceva fra l’altro: «Operai! I nostri interessi sono affatto distinti da quelli di tutte le latre classi, perciò la sezione e il partito è naturale che non possano essere costituiti che dagli individui direttamente interessati, cioè da operai. Gli operai, teniamolo bene a mente, o compagni, non saranno mai rispettati, come si deve, se non quando faranno conoscere al mondo che vogliono, e sanno da soli, studiare e trattare tute le questioni che direttamente li riguardano (A. Angiolini, Cinquant’anni di socialismo in Italia, 1900, p. 1221) «[43] D.L. Horowitz, Storia del movimento sindacale in Italia, Bologna 1972, pp. 46-47 «[44] I punti essenziali del programma operaista erano i seguenti. Il POI: a) propugnava l’istituzione di leghe di resistenza locale, la creazione di cooperative di credito, di produzione e di consumo, l’aperttura di uffici di collocamento, la costruzione di case operaie, ad opera dei comuni e l’assunzione di lavori pubblici da parte di associazioni di lavoratori; b) nei confronti dello Stato il Partito operaio italiano rivendicava il diritto di associazione e di riunione, il riconoscimento giuridico delle società di mutuo soccorso, di resistenza e di cooperazione, l’istituzione di scuole professionali di arti e mestieri obbligatorie, l’introduzione di una tassa unica e progressiva, una politica estera diretta ad instaurare la fratellanza universale e la indipendenza di tutti i popoli c) nei confronti del capitale, il Partito operaio italiano, «indignato e impensierito dell’universale predominio che il capitale esercitava sul lavoro, appoggiava gli operai che, individualmente o collettivamente, per le troppe ore di lavoro oltre i limiti del necessario, abbandonavano i campi, le officine, le miniere, ecc. rendendosi solidale con essi ed aiutandoli con mezzi morali e materiali di cui disponeva».