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 2009  novembre 14 Sabato calendario

Sì, abbiamo trovato l’acqua sulla Luna. E non ne abbiamo trovata solo un po’, ne abbiamo trovata tanta»

Sì, abbiamo trovato l’acqua sulla Luna. E non ne abbiamo trovata solo un po’, ne abbiamo trovata tanta». Il responsabile del progetto Lcross della Nasa, Anthony Colaprete, lo ha detto ieri commentando per la prima volta i risultati della missione che a inizio ottobre si era conclusa con due razzi che in successione avevano colpito la superficie del satellite della terra e fotografato le nuvole di pulviscolo generate dall’impatto. Il complesso velivolo spaziale conosciuto come Lcross aveva provocato una voragine profonda circa 18 metri e larga una trentina, e aveva fatto schizzare detriti e frammenti di ghiaccio pari a circa 100 litri di acqua. «Abbiamo avuto più che un semplice alito di umidità», ha detto Peter Schulz, professore di scienze geologiche alla Brown University e co-ricercatore nella missione. «Praticamente abbiamo sentito il sapore all’impatto». «La piena comprensione dei dati del Lcross potrà richiedere un certo tempo perché ciò che è emerso è una miniera di notizie», ha detto Colaprete. «Insieme all’acqua che è stata scoperta nel cratere Cabeus ci sono tracce di altre sostanze intriganti. Le regioni costantemente all’ombra sulla Luna sono contenitori veramente freddi, capaci di collezionare e preservare dei materiali per miliardi di anni». Il Lunar Crater Observation and Sensing Satellite (Lcross) era stato lanciato lo scorso 18 giugno, insieme al Lro, Lunar Reconnaince Orbiter, dal Centro spaziale Kennedy della Nasa in Florida. Dopo 113 giorni di viaggio 9 milioni di chilometri (e 79 milioni di dollari spesi) gli ordigni del Lcross hanno centrato il cratere Cabeus il 9 ottobre: hanno trovato le prove della presenza di acqua sulla Luna grazie a quattro minuti fitti di raccolta di informazioni da parte del secondo razzo, spediti a terra prima che anch’esso si distruggesse nell’impatto. L’acqua era solo una ipotesi degli scienziati, che la missione Lcross ha trasformato in verità scientifica. La crosta meridionale della Luna, permanentemente in ombra, era ritenuta gelida abbastanza da contenere strati importanti di acqua ghiacciata, dopo che una precedente spedizione dell’indiana Chandrayaan, equipaggiata con strumenti della Nasa, e altre spedizioni avevano rilevato tracce di acqua di quantità molto ridotte nel pulviscolo e nel terriccio della superficie lunare. «Ora stiamo scoprendo i misteri del nostro vicino e per estensione del sistema solare», ha commentato Michael Wargo, capo scienziato per la Luna alla Nasa di Washington. «La Luna conserva molti segreti e la missione Lcros ha aggiunto un livello nuovo alla nostra conoscenza». La Nasa sta progettando di rimandare astronauti sul satellite entro il 2020 per missioni prolungate, e disporre di riserve di acqua sul posto renderebbe possibile costruire una base lunare in grado di sostenersi grazie alle risorse locali esistenti. Finora gli studi che avevano ipotizzato la presenza di acqua sulla Luna avevano offerto spiegazioni diverse: dalla cattura di venti solari da parte del satellite all’arrivo di acqua dovuto al passaggio delle comete. C’erano anche interpretazioni legate a un attivo ciclo dell’acqua provocato dai cambi della luce che accompagna il lungo giorno solare. I nuovi dati, con la scoperta dei materiali «intriganti», potrebbero avvalorare l’esistenza di sostanze chimiche provenienti dalle comete. Ciò che appare ormai acquisito è che la missione Lcross, con i suoi 100 litri d’acqua, ha impresso una svolta radicale nella direzione di studio degli scienziati lunari. Per decenni, dopo la missione Apollo, aveva dominato l’ipotesi del satellite secco. A settembre i primi dubbi dei ricercatori sulle tracce umide, e finalmente il cin cin di ieri a base di acqua lunare. Stampa Articolo