Laura Anello, La Stampa 14/11/2009, 14 novembre 2009
L’Oscar per la munnizza, quello lo vinciamo di sicuro». Giuseppe Scirè, venditore ambulante di frutta, ride di amarezza prima di turarsi il naso davanti a una montagna di spazzatura
L’Oscar per la munnizza, quello lo vinciamo di sicuro». Giuseppe Scirè, venditore ambulante di frutta, ride di amarezza prima di turarsi il naso davanti a una montagna di spazzatura. Giuseppe Tornatore è a Los Angeles a lanciare il film nella corsa alla Statuetta, ma la sua Baarìa, la sua Bagheria, è sommersa dai rifiuti. Scuole chiuse, uffici pubblici a rischio di serrare le porte da lunedì, mascherine esaurite alla farmacia centrale: «Sono andate a ruba per la spazzatura». E con Bagheria soffocano 60 comuni del Palermitano, da Misilmeri a Ficarazzi, da Villabate a Casteldaccia, rimasti senza una discarica, con i sacchetti che sfiorano i balconi, chiudono le strade, sbarrano gli ingressi dei cantieri. Un disastro che nasconde una guerra tra poveri. L’Amia, l’azienda per l’igiene ambientale che gestisce i rifiuti a Palermo e che è sull’orlo del dissesto finanziario con 180 milioni di deficit - con la Procura che ne ha chiesto il fallimento, migliaia di precari assunti a ogni tornata elettorale e i pochi compattatori sempre più malridotti - ha sbarrato le porte della discarica di Bellolampo a tutte le società della provincia che non pagano per depositare la spazzatura. Cinque su sei hanno accumulato debiti per 65 milioni di euro e tra questi c’è il Coinres, il consorzio dei comuni che gestisce la raccolta nell’Ato 4, (l’Ambito territoriale di cui fa parte Bagheria) e che, a sua volta, non riesce più a pagare gli stipendi. Città già sfregiata dal cemento, Baarìa, tanto che Tornatore ha dovuto ricostruirla in Tunisia. «E qualcuno si è divertito con la locandina del film», racconta Giovanni Di Salvo, musicista, che ha collaborato con Tornatore negli allestimenti dei carretti, indicando il manifesto dove è stato disegnato un cumulo di rifiuti dietro il bambino protagonista. «Un danno d’immagine pazzesco, proprio ora che siamo sotto i riflettori del mondo», dice il sindaco Biagio Sciortino, accerchiato dai cittadini in piazza Matrice, l’unica pulita con il corso principale. «Qui - sussurra - portiamo via la spazzatura con due piccoli mezzi che teniamo nascosti, per evitare lo sconcio nel cuore della città». Ma dietro l’angolo, nella via intitolata a Guttuso, ecco altri cumuli di munnizza. «E se la discarica riaprisse - aggiunge Gino Di Stefano, assessore ai Lavori pubblici e ai servizi a rete - non si risolverebbe niente, perché i lavoratori sono in agitazione permanente, vengono pagati a singhiozzo e chiedono che tornino in servizio 179 colleghi con il contratto scaduto». Storia lunga e pirandelliana, perché i 179 lavoratori sono stati presi per fare la raccolta differenziata, «ma la raccolta differenziata - spiega l’assessore - non è mai partita, così sono stati impiegati nelle mansioni ordinarie». E se a questo si aggiunge che il Coinres spende 10 milioni all’anno per noleggiare i compattatori e non ne ha mai comprato uno, che per un lungo periodo di tempo ha preso in affitto i cassonetti, che ha una sua discarica a Bolognetta mai entrata in funzione, e che gran parte dei Comuni consorziati ha pensato a ingrassare gli organici ma non a pagare la quota di competenza al consorzio, ecco - forse - spiegato il disastro. Epilogo inevitabile, secondo Franco Lo Piparo, professore di Filosofia del linguaggio all’Università di Palermo, uno degli intellettuali di Bagheria: «La munnizza rappresenta bene la classe dirigente della città, perché qui la raccolta va come era previsto che funzionasse, cioè per drenare soldi pubblici e nient’altro». Il sindaco non vuole parlare di colpevoli: «La nostra quota al consorzio l’abbiamo pagata, e il comprensorio non è certo l’unico in Sicilia ad avere problemi, sono tutti insolventi e tutti sull’orlo del precipizio. L’unica cosa da fare adesso è cambiare la legge, sciogliere gli Ato, restituire ai Comuni l’autonomia nella gestione della raccolta». Ieri, tutti i sindaci in pellegrinaggio dal presidente della Regione Raffaele Lombardo a chiedere la riforma ma soprattutto ottenere i soldi per ripianare i debiti e assicurare gli stipendi fino al 2010. A tarda sera dalla giunta arrivano 4 milioni di euro, che basteranno per sei mesi. Fino alla prossima emergenza.