Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Moussa, il capo dei terroristi di Barcellona, un ragazzo di 17 anni
La strage di Barcellona non è l’idea di un lupo solitario. Le indagini mostrano un’organizzazione, una filosofia e una memoria storica. Può darsi che il nuovo episodio, capitato in Finlandia, debba iscriversi in questa cornice più ampia.
• Spieghiamo l’episodio.
Siamo a Turku, una città finlandese dove vivono soprattutto svedesi. Dalle parti della piazza Puutori, in cui si tiene il mercato, poco dopo l’ora di pranzo, un uomo ha preso a correre brandendo un coltello e, forse, gridando “Allah Akbar”. Ha menato fendenti, e ha ucciso due persone. I poliziotti gli hanno sparato alle gambe e lo hanno portato in questura. Al momento non si sa altro. Le autorità finlandesi esitano nell’ammettere che si tratti di terrorismo, però hanno imposto agli abitanti della zona dove è accaduto l’eccidio di restare in casa, e gli hanno proibito di uscire per parecchie ore. Rita Katz, sul suo sito, fa sapere che i sostenitori dell’Isis stanno festeggiando le coltellate di Finlandia.
• Che cosa si sa, invece, da Barcellona?
Quattordici morti, tra cui due italiani (ne riferiamo a parte). Centotrenta feriti di 34 nazionalità diverse, fra cui tre italiani non gravi. Sono state arrestate fino ad ora sette persone, ma il ruolo di ciascuna è da chiarire. I terroristi delle Ramblas dovrebbero essere in tutto una mezza dozzina. L’idea della cellula che ha organizzato l’attentato era molto ambiziosa. Mercoledì 16 agosto è saltata per aria un’abitazione ad Alcanar, a sud di Tarragona. Sulle prime s’è pensato a un incidente, ma le forze dell’ordine, giunte sul posto, hanno trovato venti bombole del gas e adesso si pensa che la tragica passeggiata sulla Rambla dovesse concludersi con una gigantesca esplosione provocata da queste bombole, da inzeppare nell’abitacolo della macchina e far scoppiare tutte insieme in mezzo alla folla. L’incidente di Alcanar avrebbe dunque costretto la cellula a rielaborare il piano, riducendone le ambizioni. Ad Alcanar, tra le macerie, è stato trovato un cadavere e può darsi che ce ne sia anche un altro (si sta ancora scavando). Tra i sette feriti portati all’ospedale, tutti abitanti delle ville vicine, c’è un italiano.
• Giovedì le Ramblas.
Sì. La questione adesso riguarda il conducente del furgone. Non dovrebbe trattarsi di Driss Oubakir, di cui abbiamo parlato ieri, ma di suo fratello Moussa Oubakir, non ancora diciottenne, un jihadista tostissimo, stando almeno a certe sue risposte registrate sui social network. Aveva 15 anni e gli chiesero: «Che cosa faresti nel tuo primo giorno come re del mondo?». Lui rispose: «Ucciderei gli infedeli e lascerei vivi solo i musulmani che seguono la religione». In che luogo non vorresti mai vivere? «In Vaticano». Driss e Moussa sono due marocchini di Aghbala, piccola città sull’Atlante, che hanno anche la cittadinanza spagnola. Moussa sarebbe arrivato in Spagna una settimana fa. Driss, 28 anni, è andato a consegnarsi ieri alla polizia di Ripoll (Girona), dove abita. Ha sostenuto che il fratello gli aveva rubato i documenti per affittare due furgoni, uno dei quali è quello delle Ramblas (l’altro è stato ritrovato a Vic, a nord di Barcellona). Non gli hanno creduto e l’hanno chiuso in cella di isolamento. L’autista del furgone è scappato a piedi, poi avrebbe ucciso a coltellate il proprietario di una Ford Focus e con quella avrebbe forzato un posto di blocco alla periferia di Barcellona. Potrebbe trattarsi di Moussa. Oppure Moussa si trova tra i cinque cadaveri di Cambrils.
• Che cosa è successo a Cambrils?
Giovedì, intorno a mezzanotte, cioè poche ore dopo l’eccidio delle Ramblas, un’Audi A3 - una semplice berlina - ha imboccato a tutta velocità il lungomare di Cambrils, travolgendo tutti quelli che incontrava. A bordo erano in cinque. Non sono riusciti ad ammazzare nessuno e a un certo punto i mossos d’esquadra li hanno intercettati. È seguita una sparatoria e quattro dei cinque terroristi sono stati uccisi sul posto, mentre un quinto, ferito, è spirato in ospedale. I cinque indossavano cinture imbottite, simili a quelle adoperate dagli shahid
, ma false.
• Come spiegare le sue parole iniziali - «organizzazione, filosofia, memoria storica» - di questi terroristi?
La magistratura spagnola e quella marocchina collaborano fortemente per individuare e reprimere cellule jihadiste il cui terreno di coltura si trova a Ceuta e Melilla, le due enclaves
spagnole in Marocco. Dalla penisola iberica sono partiti alla volta del califfato di Siria e Iraq 200 volontari. Dal 2004, giorno dell’attentato di Atocha, sono state arrestate 636 persone e smantellate 40 cellule. Negli ultimi quattro anni su 150 jihadisti arrestati in Spagna, 124 erano collegati allo Stato islamico (dati dell’Instituto Elcano). La Spagna, il Portogallo e la Francia hanno un forte potere di suggestione sulle menti dei radicali musulmani, che chiamano questo territorio Al Andalus e lo pensano come proprio, per via delle antiche, secolari occupazioni. «Riconquisteremo Al Andalus, col volere di Allah. O carissimo al-Andalus! Pensavi che ti avessimo dimenticato ma quale musulmano potrebbe dimenticare Cordoba e Toledo?» Così in un video dell’Isis. E in un opuscolo di propaganda: «La Spagna è uno stato criminale che usurpa la nostra terra».
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