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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Roy Paci: la mia tromba oltre le barriere politiche

Strombazzare è la sua nobile arte retorica. Roy Paci con una tromba in mano è cresciuto nelle bande di paese della sua Sicilia. Correvano caldi gli anni 70, era un bambino: «Ma l’approccio è lo stesso. Studio la musica in ogni sua sfumatura» dice. Anche oggi che è arrivato il successo, con 9 dischi sulle spalle. L’ultimo si chiama «Valelapena» e uscirà il 29 settembre, anticipato dal singolo «Tira», scritto da Daniele Silvestri.
Roy Paci ha costruito l’impatto della sua musica sulla mescolanza di stili e culture: «Per questo faccio fatica a rimanere chiuso nelle barriere geografiche che dall’America di Trump ai Paesi europei si alzano per paura del diverso». Roy è cresciuto nella terra di confine dove oggi sbarcano migranti: «Con la mia compagna, psicoterapeuta che lavora con i bambini sbarcati, vado spesso a Lampedusa. Vorrei che le madri ci portassero i loro figli per capire cosa significa umanità. Per abituarsi a dimenticare il superfluo e cancellare le diffidenze». Immagini che però non sono mai finite nei suoi brani: «Perché sono troppo forti le emozioni che provo quando sono lì. Sarebbe come fare una cover della cosa più grande del tuo idolo. E per ora non me la sono sentita».
Dopo 7 anni, «Valelapena» segna il suo ritorno con gli Aretuska, la sua super band di fiati capace di fondere il jazz a sonorità ska e rocksteady. «Pensavo fosse una pagina chiusa. Avevo voglia di rischiare cose nuove. Poi mi sono reso conto di aver fatto tutto. In questo disco, gli ingredienti e le spezie sono quelli di sempre, ma sono cambiati i suoni e il mio approccio vocale». Alla fine ha prevalso la forza della banda: «Ho capito che non si è mai uguali a se stessi. Mentre lavoravo al disco pensavo a Greg Graffin, fondatore dei Bad Religion, band hardcore che ascoltavo da ragazzino. Nella vita, oltre che punk, è docente di Paleontologia all’Università della California». Un mondo che resta l’unico sfizio che manca alla sua carriera: «Prima o poi farò un disco heavy metal coi fiati».
Roy da 13 anni vive in Salento: «Coltivo un orto di 5 mila metri quadri. Mi riporta alle origini, quando andavo a dare una mano a papà in campagna. Il fatto che i giovani stiano riscoprendo l’agricoltura è una buona moda. Lavorare la terra è un’esperienza trascendentale superiore alla meditazione. Ci sono ragazzi che hanno svoltato facendo prodotti a chilometro zero. Questi sono atti rivoluzionari».
Un pensiero che lo unisce al suo amico e spesso compagno di palco Manu Chao. Però se Rosario Paci detto Roy fosse nato 50 anni dopo, in Sicilia, non sarebbe stato facile: «Perché si è persa l’educazione all’ascolto, la curiosità di scavare per trovare cose interessanti. Il mio consiglio è esportare il talento: io me ne andai con un biglietto Interrail».