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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Non rispondono a mamma e papà? Una app gli blocca il cellulare

Dove sei? Silenzio. Cosa fai? Nessuna risposta. A che ora torni? Muto... Ogni volta che papà Nick messaggiava al cellulare suo figlio tredicenne, più si scaricavano le pile e più gli montava la bile: ma perché diavolo non rispondi mai? «Ero impegnato in un videogame». «Avevo lo smartphone spento». «Non ero connesso». Stufo di sentire le scuse che tutti i genitori ben conoscono, alla fine Nick Herbert ha messo a reddito la sua ansia e a frutto il suo lavoro di product manager digitale d’una società londinese, inventandosi un’app che ha stroncato definitivamente la maleducazione del figliolo: «Reply Asap», rispondi il più presto possibile. Un ordine perentorio che in automatico subentra a qualsiasi immagine ci sia sullo schermo dell’adolescente, accompagnata da un allarme sonoro che non cessa (e può arrivare a disattivare a distanza il telefonino) finché il ragazzo non dà segni d’essere ancora fra noi. Standing ovation dai papà e dalle mamme di tutto il mondo. Poco più d’un euro a messaggio, sconti-pacchetto se il figliolo è testardo e servono minacce a raffica, l’app è già scaricatissima e capace di resistere alle critiche sui social di qualche teenager («questa è un’intrusione nella sfera dei diritti individuali!»): «Immagino che molti non ne siano entusiasti – replica il 45enne Herbert —, ma i miei clienti sono i genitori. E alla fine anche mio figlio l’ha presa abbastanza bene. Sa che l’ho fatto per lui». Lui e milioni di pargoli che soffrono di nomofobia ( no more phone phobia ), l’ossessione da cellulare, l’immersione nell’altrove virtuale e il panico d’essere anche solo per un attimo sconnessi, senza batteria, senza credito. E senza schermo acceso: secondo i pediatri, gli adolescenti inglesi sono i più dipendenti al mondo ed esposti a disturbi emotivi. Ringxiety, un altro termine usato dagli psichiatri per definire quell’ansia ( anxiety ) da squillo ( ring ) che per il sistema sanitario inglese sta diventando anche una spesa sociale: un bambino su dieci soffre di sindrome da occhio secco, dovuta allo sguardo fisso sullo schermo, per non parlare dei disturbi dell’attenzione o delle emozioni. L’arma letale di Herbert si aggiunge ad altre già note per controllare meglio i figli digitali. Phonesheriff, che permette di bloccare a distanza lo schermo se sta acceso mentre si mangia o si studia. MamaBear, mamma orso, che ci fa sapere a che velocità vanno quando guidano o sono sulla macchina d’un amico. E il definitivo Mspy, un grande fratello che spia il figlio proprio in tutto: chi chiama, che cosa scrive, che app usa, dove sta... Il risultato è garantito, perché il cellulare è sempre a portata di mano e secondo un ente di ricerca britannico, YouGov, la metà dei ragazzini se lo porta perfino a letto. Solo il 15 per cento ha un sonno sufficiente e normale, gli altri sono pronti a riaccendersi per ogni «plin». Di chiunque. Tranne quelli di mamma e papà.