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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Santanchè pignorata, ci va di mezzo la casa di famiglia

Non bastavano i licenziamenti programmati a Visto e Novella 2000, le due testate rilevate a novembre 2015 a 10 mila euro, e la liquidazione della sua società editrice, la Visibila Magazine. L’ultimo grattacapo per Daniela Santanchè, deputata di Forza Italia e pasionaria del centro-destra, arriva da una palazzina in via degli Angeli a Cuneo. L’imprenditrice, che di fronte ai colleghi politici da sempre si vanta delle sue attività lavorative, è inciampata in un pignoramento. Colpa di un mutuo da 260 mila euro concesso nel febbraio 2013 dalla Banca di Caraglio del Cuneese e della Riviera dei Fiori, un piccolo istituto di credito cooperativo, con a garanzia un grosso appartamento da 8,5 vani. Un immobile – si legge nella visura patrimoniale – di cui la deputata risulta comproprietaria per un nono insieme ai fratelli Fiorella e Massimo e alla madre Delfina Chiapello, titolare dei due terzi. Immobile che la stessa banca ha pignorato il 24 febbraio scorso. Complicando ulteriormente la situazione, perché lo stesso appartamento risulta a garanzia di un fido da 150mila euro. L’ultima tegola di un anno non facile per la galassia di imprese che orbitano intorno alla “Pitonessa”. La Visbilia Srl, concessionaria pubblicitaria e cuore pulsante della sua attività imprenditoriale, ha chiuso l’esercizio 2016 con un rosso di 23 mila euro, comunque meglio dei 180 mila di passivo visti nel 2015, ma con quasi 16 milioni di debiti. Della società, secondo gli ultimi dati aggiornati, la deputata detiene il 57,92%. Il restante 42,08% è in mano alla Bioera Spa, azienda di cui la Santanché è presidente ma da cui è uscita definitivamente come socia il 4 agosto scorso. Attraverso la D1 partecipazioni Srl, ha venduto 311.994 azioni, pari allo 0,867% del capitale sociale. Cifre non da capogiro: ai prezzi attuali di Borsa, poco più di 80 mila euro. Al di sopra della catena di controllo di Bioera, Santanchè sparisce formalmente dai radar ma i suoi ex soci non se la passano molto bene. A controllare il 50% di Bioera, quotata in Borsa, è Biofood. A sua volta, il 51% di Biofood è in mano alla CLM, società semplice riconducibile a Giovanni Canio Mazzaro, ex marito ed ex socio d’affari della deputata forzista, nonché attuale ad di Bioera. O meglio, era in mano, visto che anche in CLM sono arrivate le banche a pignorare le quote: ad agire è stato Il Monte dei Paschi, la banca senese finita sul lastrico proprio per aver concesso male i propri crediti. E rapporti complicati con le banche li ha anche la Unopiu, azienda specializzata in mobili da giardino che la deputata forzista ha promosso personalmente tra gli stand della Milano Design Week nell’aprile 2016. La società è controllata sempre da Bioera attraverso Splendor Investments Holding. Il cui 100% delle quote sono in pegno alla Banca Nazionale del Lavoro.