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 2017  agosto 19 Sabato calendario

Dal calcio al turismo, la Cina decide di frenare sugli investimenti esteri

La Cina ha deciso di porre un limite all’attivismo delle società cinesi negli investimenti all’estero in settori come l’immobiliare, gli hotel, l’intrattenimento e i club sportivi, con l’obiettivo di ridurre il rischio finanziario e sostenere l’economia nazionale nei settori ad elevata produttività.
Il Consiglio di Stato, in un comunicato pubblicato sul sito del governo, ha dichiarato che le autorità proibiranno anche investimenti all’estero nel gioco d’azzardo, mentre incoraggeranno le imprese a sostenere l’ambizioso piano nazionale «Belt and road», l‘iniziativa per lo sviluppo delle comunicazioni stradali e marittime tra i Paesi dell’Eurasia, nota anche come la Nuova via della Seta, un colossale piano di infrastrutture che prevede investimenti nell’ordine di circa mille miliardi di dollari. «Profondi cambiamenti stanno maturando nell’economia interna e internazionale e le società cinesi si trovano a dover fronteggiare non soltanto buone opportunità di sviluppo nei loro investimenti all’estero ma anche rischi e situazioni critiche», recita il documento del Consiglio di Stato.
Da circa un anno la Cina è impegnata nello sforzo di ridurre il livello di leva (indebitamento) sui mercati finanziari e di eliminare i possibili rischi sistemici per l’economia, mantenendo alta la soglia di attenzione sull’andamento dei flussi di capitale diretti verso l’estero, la cui crescita potrebbe indebolire il cambio. Alcune delle società cinesi più aggressive nelle acquisizioni estere, tra cui Anbang Insurance, Fosun International, Dalian Wanda, hanno già subito pressioni da parte del governo affinché riducano il proprio attivismo. Il Consiglio di Stato ha spiegato che gli investimenti in uscita saranno giudicati in base a tre categorie: vietato, limitato e incoraggiato. Nei primi sette mesi dell’anno gli investimenti in uscita della Cina sono crollati del 44,3% rispetto all’anno precedente grazie al freno alle acquisizioni imposto dopo il record nello shopping all’estero del 2016 che raggiunse la cifra di 244,6 miliardi di dollari di cui 35 nella sola Unione Europea.
Nel corso del tempo la tipologia di investimenti delle società cinesi all’estero ha subito una profonda modificazione. Fino al 2013 le acquisizioni erano in genere realizzate da imprese statali prevalentemente nei settori dell’energia e delle materie prime. Da qualche anno, invece, le società private, hanno scoperto l’investimento più speculativo, che il governo cinese arriva a definire «irrazionale» in aziende come le squadre di calcio (821 milioni la cifra pagata dall’imprenditore Yonghong Li per rilevare il Milan, dopo che già l’Inter era passata in mani cinesi), marchi francesi della moda e studios negli Stati Unit. Mentre le società pubbliche puntano sui produttori di semiconduttori e sull’agribusiness. Non è dunque un caso se la Ue si prepara a inasprire i controlli sulle acquisizioni di società europee da parte di aziende extraeuropee, in particolare cinesi. Tanto più che poco dopo il suo insediamento il presidente francese Emmanuel Macron aveva sollecitato un intervento di questo tipo da parte di Bruxelles, soprattutto in settori strategici.