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 2009  gennaio 09 Venerdì calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Giorgio Napolitano
Il Presidente del Senato è Renato Schifani
Il Presidente della Camera è Gianfranco Fini
Il Presidente del Consiglio è Silvio Berlusconi
Il Ministro degli Interni è Roberto Maroni
Il Ministro degli Esteri è Franco Frattini
Il Ministro della Giustizia è Angelino Alfano
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Mariastella Gelmini
Il Ministro del Lavoro e delle politiche sociali è Maurizio Sacconi
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giulio Tremonti
Il Ministro della Difesa è Ignazio La Russa
Il Ministro dello Sviluppo economico è Paolo Romani
Il Ministro delle Politiche agricole è Luca Zaia
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Altero Matteoli
Il Ministro della Salute è Ferruccio Fazio
Il Ministro di Beni e Attività culturali è Giancarlo Galan
Il Ministro dell’ Ambiente è Stefania Prestigiacomo
Il Ministro dell’ Attuazione programma di governo è Gianfranco Rotondi (senza portafoglio)
Il Ministro della Gioventù è Giorgia Meloni (senza portafoglio)
Il Ministro delle Pari opportunità è Mara Carfagna (senza portafoglio)
Il Ministro delle Politiche europee è Andrea Ronchi (senza portafoglio)
Il Ministro di Pubblica amministrazione e Innovazione è Renato Brunetta (senza portafoglio)
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Elio Vito (senza portafoglio)
Il Ministro di Rapporti con le Regioni e Coesione territoriale è Raffaele Fitto (senza portafoglio)
Il Ministro delle Riforme per il federalismo è Umberto Bossi (senza portafoglio)
Il Ministro della Semplificazione normativa è Roberto Calderoli (senza portafoglio)
Il Governatore della Banca d’Italia è Mario Draghi
Il Presidente della Fiat è Luca Cordero di Montezemolo
L’ Amministratore delegato della Fiat è Sergio Marchionne
Il Segretario Nazionale dei Popolari-UDEUR è Clemente Mastella
Il Coordinatore Nazionale di Sinistra Democratica è Claudio Fava
Il Leader dei Popolari Liberali è Carlo Giovanardi
Il Presidente della Rosa per l’Italia è Savino Pezzotta

Nel mondo

Il Papa è Benedetto XVI
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è George Walker Bush
Il Presidente del Federal Reserve System è Ben Bernanke
Il Presidente della BCE è Jean-Claude Trichet
Il Presidente della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Hu Jintao
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Gordon Brown
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Nicolas Sarkozy
Il Primo Ministro della Repubblica francese è François Fillon
Il Re di Spagna è Juan Carlos I
Il Presidente del Governo di Spagna è José Luis Rodríguez Zapatero
Il Presidente dell’ Egitto è Hosni Mubarak
Il Primo Ministro di Israele è Ehud Olmert
Il Presidente della Repubblica Turca è Abdullah Gül
Il Presidente della Repubblica Indiana è Pratibha Patil
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Manmohan Singh
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Mahmud Ahmadinejad

In dicembre c’è stata molta cassa integrazione – se facciamo il paragone col dicembre 2007 – e questo ha rilanciato le polemiche intorno alla natura dei contratti, ai tipi di intervento che ha a disposizione il governo e, più in generale, alla capacità o meno del nostro sistema di soccorrere tante famiglie in difficoltà.

Come mai proprio a dicembre?
Parecchie aziende hanno approfittato delle vacanze natalizie - nel corso delle quali la produzione sarebbe comunque stata interrotta – per interventi di sospensione del lavoro più pesanti. Beh, i conti non tornano quasi per nessuno, questa non è una novità.

Di che numeri stiamo parlando?
Rispetto al dicembre 2007, le casse integrazioni di tutti i tipi si sono quintuplicate. È impressionante, lo so. Tuttavia Sacconi ha scorporato il dato e fatto vedere che la cassa integrazione straordinaria, rispetto al dicembre 2007, s’è invece dimezzata. Quando un’azienda fa la crisi e mette il personale in cassa integrazione, ci sono due possibilità: si sa già che non c’è più speranza e la cassa serve solo a dare sollievo al personale che comunque, finiti i due anni di aiuti, resterà senza lavoro. Oppure la cassa è solo un aiuto momentaneo che serve alla ditta per superare una fase difficile al termine della quale tutto – presumibilmente – tornerà come prima e forse anche meglio di prima, perché la crisi avrà costretto il management a razionalizzare i cicli di lavorazione oppure a scervellarsi per innovare i prodotti o magari ad andarsi a cercare nuovi mercati. Ora, nel primo caso – quando non c’è speranza di recuperare l’azienda – si parla di cigs, cioè di cassa integrazione straordinaria. Nel secondo di semplice cig. Sacconi dice: se la cigs s’è dimezzata, le aziende non hanno intenzione di licenziare.

Ha ragione?
Sì e no. Tante volte la cig è solo l’anticamera della cigs. Il sindacato è molto preoccupato, e giustamente. Quasi tutti i sindacalisti dicono che il governo dovrebbe intervenire. I sindacalisti pensano soprattutto alla Fiat e al comparto meccanico in genere, che, con la situazione generale dell’auto, è tra i più colpiti. Ha fatto molto clamore che la Fiat abbia annunciato la cassa integrazione anche per duemila impiegati, 1200 a Mirafiori e 800 a Stura. S’è subito detto: «Ecco, la crisi comincia a colpire anche in alto». Il problema che nessuno affronta è: ha senso aiutare il settore automobilistico? Magari rinnovando gli incentivi alla rottamazione che sono scaduti lo scorso 31 dicembre?

La Fiat starà premendo, no?
Forse, anche se a me risulta che dal 2004 la Fiat non sta chiedendo niente e che la direzione verso la quale marcia Marchionne è quella del partner straniero. Con il crollo delle vendite del 30-50% gli incentivi potrebbero essere del tutto inutili. Solo che il partner straniero al sindacato non piace. Poiché si tratta di produrre sei milioni di macchine l’anno, altrimenti una fabbrica di quel tipo non sta in piedi, il partner di cui ha bisogno la Fiat è per forza un socio di maggioranza. È evidente che i nostri manager faranno di tutto per farsi rispettare. Ma la maggioranza è maggioranza. Altra questione è quella del contratto.

Cioè?
La Confindustria, la Cisl, la Uil e gli altri sindacati tranne la Cgil stanno per accordarsi intorno a una forma di contratto che fissa a livello nazionale le regole generali e che lascia alla contrattazione periferica – aziendale o territoriale – le questioni relative alle retribuzione. Significa che gli stipendi dei dipendenti, almeno per una parte significativa, saranno legati ai risultati dell’azienda, i quali sono legati alla capacità dei manager ma anche alle condizioni obiettive del mercato. Lei capisce che in Italia questa è quasi una bestemmia: veniamo da un sindacalismo il cui punto di vista è ancora figlio del famoso «salario variabile indipendente del profitto», una sciagurata impostazione teorica enunciata da Lama e che significava: a me, di quanto guadagna il padrone, non me ne importa niente. Io devo essere pagato, e bene, in ogni caso. Sono questioni che dilaniano tutta la sinistra, dove c’è un’autorità in materia, il senatore Pietro Ichino, che teorizza il contratto di transizione e altre forme capaci di rendere meno rigido il mercato del lavoro italiano e di favorire quindi assunzioni parecchio meno precarie di quelle a cui ricorrono le aziende adesso. Veltroni ha voluto Ichino con sé in Senato, e giustamente. Ma ci sono tanti nella Cgil che lo vedono come il fumo negli occhi. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 9/1/2009]

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