Cristiano Chiavegiato, La stampa 9/1/2009, 9 gennaio 2009
SCUDERIE ALL’ATTACCO "LA F1 E’ COSA NOSTRA"
Le squadre di Formula 1 fanno quadrato e non si lasciano intimidire né dalle provocazioni di Max Mosley, né dai tentativi di dividerle da parte di Bernie Ecclestone. In una riunione svoltasi ieri all’aeroporto londinese di Heathrow, presieduta da Luca Montezemolo, la FOTA, associazione dei team, ha continuato il suo lavoro esaminando i metodi da adottare per ridurre i costi a fronte delle spese eccessive accumulate in questi anni e ha approvato nuove misure per raggiungere lo scopo fissato. Le decisioni sono state prese all’unanimità, in un clima che è stato definito «costruttivo».
Il primo provvedimento approvato riguarda, già a partire da questa stagione, una sensibile riduzione dei test aerodinamici. E’ stato così superato il problema delle diverse attrezzature a disposizione delle varie scuderie. Non si conoscono ancora i dettagli ma chi possiede gallerie del vento con modelli 1/1, effettuerà meno ore di chi invece utilizza impianti con scala diversa.
Ma il risultato più importante risponde alla minaccia di Mosley di introdurre un motore unico. E’ stato infatti deciso di sviluppare e congelare dal 2010 al 2012 una trasmissione low cost che dovrà durare per sei gare, al prezzo di 1,5 milioni di euro. Questo sistema accoppiato al motore fornito dai Costruttori per 5 milioni di euro a stagione, esclude l’uso di un propulsore Cosworth proposto dal presidente federale. Una vittoria pesante perché tutti i team associati hanno accettato la proposta. Ragione per cui, eventualmente, soltanto qualora nel frattempo dovessero iscriversi altre squadre potrebbero ricorrere al v8 di marca inglese.
La FOTA, inoltre, tramite il Gruppo di lavoro sui regolamenti tecnici, si è impegnata ad eliminare i materiali considerati troppo costosi e a cercare altre opportunità per identificare componenti e sistemi delle vetture in maniera da non creare prestazioni differenti.
Un altro passo avanti è stato fatto dalle squadre anche sul piano sportivo. Dopo avere ripreso le redini sullo studio dei regolamenti tecnici, l’Associazione ha espresso l’intenzione di applicarsi e di studiare non solo la riduzione dei costi ma anche il modo di migliorare lo spettacolo con una ricerca effettuata dalla commissione marketing, per capire quale sia la direzione migliore per organizzare il format di qualificazioni e Gran Premi, argomenti che per tanti anni erano stati in pratica elaborati dalla FIA e da Ecclestone, con l’intenzione di rilanciare la competitività a tutti i livelli.
Una risposta decisa a Mosley che il 5 gennaio aveva inviato una lettera alle scuderie nella quale chiedeva cambiamenti significativi: «I costi devono essere ridimensionati perché questa è l’unica via percorribile per salvare il campionato. La Formula 1 non deve più dipendere dal grandi Costruttori o dai magnati. Dobbiamo puntare a un Mondiale nel quale tutte le squadre abbiano a disposizione la stessa quantità di denaro, in modo che le vittorie siano fondate sulle capacità di ciascuna scuderia di sviluppare la propria monoposto».
Nel meeting di ieri non è stato affrontato l’argomento riguardante gli introiti derivanti dai diritti commerciali della Formula 1. Ma è chiaro che questo problema è sempre all’ordine del giorno e verrà affrontato nelle prossime riunioni. Al momento la FOM, cioè la società che amministra il campionato, versa ai concorrenti circa il 50 per cento delle entrate, il resto va a Ecclestone e alla CVC, la società di fondi che detiene la maggioranza delle azioni. Una questione molto delicata perché, in questo momento di crisi, gli incassi della Formula 1 costituiscono per la CVC una delle poche voci positive in una marea di debiti che pare abbiano raggiunto l’imponente cifra di 5 miliardi di euro.
Nell’ambiente circolano indiscrezioni circa l’intenzione di porre un freno anche ai guadagni di certi tecnici (soprattutto i consulenti) e dei piloti. A questo proposito Felipe Massa, ovviamente, si è già detto contrario perché «siamo noi i protagonisti che rischiano più di tutti». Ma è allo studio la possibilità di inserire nei contratti dei premi basati sui risultati, strada che d’altra parte qualcuno ha già cominciato a battere.