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 2018  luglio 14 Sabato calendario

In Italia

Il Presidente della Repubblica è Sergio Mattarella
Il Presidente del Senato è Maria Elisabetta Alberti Casellati
Il Presidente della Camera è Roberto Fico
Il Presidente del Consiglio è Giuseppe Conte
Il Ministro dell’ Interno è Matteo Salvini
Il Ministro degli Affari Esteri è Enzo Moavero Milanesi
Il Ministro del Lavoro, Welfare e sviluppo è Luigi Di Maio
Il Ministro della Giustizia è Alfonso Bonafede
Il Ministro dell’ Economia e delle Finanze è Giovanni Tria
Il Ministro delle Politiche comunitarie è Paolo Savona
Il Ministro di Istruzione, università e ricerca è Marco Bussetti
Il Ministro della Difesa è Elisabetta Trenta
Il Ministro di Infrastrutture e trasporti è Danilo Toninelli
Il Ministro della Salute è Giulia Grillo
Il Ministro per la Famiglia e disabilità è Lorenzo Fontana
Il Ministro per il Sud è Barbara Lezzi
Il Ministro degli Affari Regionali e Autonomie è Erika Stefani
Il Ministro di Beni e attività culturali e turismo è Alberto Bonisoli
Il Ministro delle Politiche agricole alimentari e forestali è Gian Marco Centinaio
Il Ministro dell’ Ambiente, della Tutela del Territorio e del Mare è Sergio Costa
Il Ministro per la Semplificazione e la Pubblica Amministrazione è Giulia Bongiorno
Il Ministro dei Rapporti con il Parlamento è Riccardo Fraccaro
Il Governatore della Banca d’Italia è Ignazio Visco
Il Presidente di Fca è John Elkann
L’ Amministratore delegato di Fca è Sergio Marchionne

Nel mondo

Il Papa è Francesco I
Il Presidente degli Stati Uniti d’America è Donald Trump
Il Presidente del Federal Reserve System è Jerome Powell
Il Presidente della BCE è Mario Draghi
Il Presidente della Federazione russa è Vladimir Putin
Il Presidente del Governo della Federazione russa è Dmitrij Medvedev
Il Presidente della Repubblica Popolare Cinese è Xi Jinping
La Regina del Regno Unito è Elisabetta II
Il Premier del Regno Unito è Theresa May
La Cancelliera Federale di Germania è Angela Merkel
Il Presidente della Repubblica francese è Emmanuel Macron
Il Primo Ministro della Repubblica francese è Édouard Philippe
Il Re di Spagna è Felipe VI di Borbone
Il Presidente del Governo di Spagna è Pedro Sanchez
Il Presidente dell’ Egitto è Abd al-Fattah al-Sisi
Il Primo Ministro di Israele è Benjamin Netanyahu
Il Presidente della Repubblica Turca è Recep Tayyip Erdogan
Il Presidente della Repubblica Indiana è Ram Nath Kovind
Il Primo Ministro della Repubblica Indiana è Damodardas Narendra Modi
La Guida Suprema dell’ Iran è Ali Khamenei
Il Presidente dell’ Iran è Hassan Rohani

Francia o Croazia? Per chi tifa la nostra storia?

Corriere della Sera
Si sa che in Italia spira da tempo un vento antifrancese, ben prima della testata di Zidane e degli sconfinamenti dei doganieri di Macron. Ma è comunque una notizia il sondaggio di Corriere.it: il 90% degli italiani domani tifa Croazia. Non tanto per amore di Modric e Mandjukic, quanto per odio o antipatia verso i galletti. In realtà, è possibile tifare Francia senza abdicare a un milligrammo della nostra italianità. Perché un po’ francesi siamo anche noi; e un po’ italiani sono anche loro.Il punto è che noi tendiamo a pensare che i francesi ci disprezzino. Ma non è così. È vero, il francese medio coltiva un sentimento di superiorità; ma non solo verso di noi; semmai verso tutti (De Gaulle avrebbe detto tous azimuts, in ogni direzione). La storia dimostra anzi che le élites francesi, da Carlo VIII a Mitterrand, sono ossessionate dall’Italia. Da almeno sei secoli tentano di conquistarla, o di sedurla. Francesco I fece massacrare il suo esercito per inseguire il sogno italiano, e Sarkozy ha sposato una torinese (quanto a Macron, da ministro non perdeva un week end a Cernobbio, per portare Brigitte sul lago di Como).Non esistono due popoli la cui storia sia così intrecciata, il cui sangue sia tanto mescolato. L’Italia ha dato alla Francia due regine — sia Caterina sia Maria de’ Medici regnarono al posto dei mariti defunti e dei figli pargoli —, un cardinale quasi re — Mazzarino era nato a Pescina da madre umbra e padre siciliano —, un imperatore — Napoleone era corso di origine toscana —, un capo del governo — Léon Gambetta era figlio di un droghiere genovese —, un sommo scrittore come Zola, figlio di un ingegnere veneziano, e un capitano della Nazionale: Michel Platini è di Agrate Conturbia, Novara. E anche nella squadra che domani scende in campo a Mosca contro la Croazia c’è qualcosa di nostro: Deschamps si è formato a Torino sia come giocatore sia come allenatore; la Juve ha creato Pogba e rilanciato Matuidi. Se è per questo, Pierre Cardin si chiama in realtà Pietro Cardìn ed è di Sant’Andrea di Barbarana, Treviso, mentre Jean-Paul Belmondo ha un nonno piemontese e una nonna siciliana.Noi alla Francia dobbiamo qualcosa di più: la nostra indipendenza. Del tutto assenti i piemontesi a Magenta, accolti dalle grida di scherno degli zuavi che avevano aperto la via di Milano; e Solferino è una vittoria francese, anche se l’esercito sabaudo e i volontari di tutta Italia versarono molto sangue a San Martino (eppure i torinesi volevano continuare la guerra, e a Napoleone III di passaggio in città dopo l’armistizio di Villafranca fecero trovare ovunque i ritratti di Felice Orsini, che aveva tentato di ammazzarlo).A Parigi si sono formati Modigliani, de Chirico, Savinio, De Pisis, Campigli, Severini (vi passò anche Boccioni, che proseguì per Mosca). Parigi accolse i fuoriusciti durante il fascismo (ma i fratelli Rosselli vennero assassinati da sicari francesi). Paolo Conte fu lanciato dall’Olympia – dove però evita di cantare la strofa sui «francesi che si incazzano» —, il tempio della musica che aveva rivelato Juliette Gréco, figlia di un corso di origini italiane. Carlo Fruttero e Franco Lucentini vivevano uno a Montmartre e l’altro a Montparnasse, senza conoscersi, campando di espedienti tipo rivendere le bottiglie di sidro vuote. Italo Calvino scelse Parigi, dove Umberto Eco è tuttora venerato.Italia-Francia fu la prima partita della storia azzurra: 15 maggio 1910, Arena di Milano; 6-2 per noi. Se è per questo, nel ’25 a Torino i gol furono 7, questa volta a 0, con tripletta di Baloncieri e doppietta di Levratto, quello che spaccava le reti. Il nostro momento di massima gloria fu il 1938: campionato del mondo con Meazza e Tour de France con Bartali: «Vincono tutti questi italiani» mormorò il presidente Lebrun, immaginate con quale smorfia. Anche il 2006 di Materazzi e Grosso fu anno di grazia, a differenza dello sfortunato Europeo del 2000. E ora questa Francia multietnica, che ha preso il meglio dalle tormentate banlieues, può rappresentare un modello di integrazione anche per noi: non il sentiero stretto del multiculturalismo, ma la via maestra dell’identità, dell’appartenenza, dei valori; a differenza dei campioni del 1998 (le labbra chiuse di Karambeu indignarono Le Pen padre), domani tutti i Bleus canteranno la Marsigliese.Certo, il rapporto tra i due popoli ha avuto pagine nere. La caccia agli emigrati italiani nelle saline di Aigues-Mortes (quasi venti morti, centinaia di feriti). Il tradimento di Napoleone che consegna Venezia all’Austria. La «pugnalata alle spalle» di Mussolini nel 1940; con alcuni reparti alpini che però si ammutinano perché non intendono attaccare con le armi la terra dove vanno a lavorare d’inverno. La sifilide da questa parte delle Alpi si chiama «mal francese», dall’altra «mal di Napoli».Ma il vero grande debito che non soltanto noi abbiamo con i francesi è lo spirito di libertà, uguaglianza e fraternità simboleggiato dalla presa della Bastiglia, la prigione dell’Antico Regime, che si celebra oggi.E dopo tutto questo volete ancora tifare Croazia?

Aldo Cazzullo


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