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 2018  luglio 14 Sabato calendario

A Varsavia un museo per la vodka

Varsavia è piena di musei che la rendono attraente e valgono da soli una visita. Non pensiamo solo a quella città- museo che è il centro storico raso al suolo dai nazisti e poi ricostruito perfettamente, né al museo ebraico piú bello di quello di Berlino, né allo straordinario museo interattivo dedicato a Chopin.
Adesso arriva anche una nuova esposizione che attira interesse ma suscita polemiche. È il museo della Wodka (in polacco si scrive così), in un ex quartiere popolare dove decenni e decenni orsono povertà ed etilismo estremo andavano di pari passo, zona di barboni disoccupati e prosseneti, ora in decollo con lo straordinario boom della capitale polacca.
L’edificio scelto, manco a dirlo, è un’antica distilleria. Il proposito che i responsabili del museo si pongono, spalleggiati dal governo sovranista liberamente eletto a maggioranza assoluta al potere dal novembre 2015, è di “educare” i cittadini a un consumo moderato e non smodato della bevanda superalcolica nazionale, ma al tempo stesso, come hanno dichiarato all’Agence France Presse, di “sfatare miti negativi e pregiudizi” perchè “la wodka è bevanda nazionale polacca e parte del dna del popolo come il Whisky nel Regno Unito o il cognac in Francia”. Parte del dna come patriottismo e cattolicesimo? Sfatare pregiudizi, compito non facile: Napoleone coniò la definizione “sbronzo come un polacco”. Ma replicano i responsabili del museo: Bonaparte usò quella frase “per esortare i soldati della Grande Armée a essere coraggiosi i polacchi anche dopo consumo elevato di wodka”.
Realtà come medaglia a due facce. Dopo il 1945 mondiale la wodka assicurava il 15 per cento del Bilancio polacco. Produzione annuale circa 100 milioni di litri, tra le maggiori del mondo- Ma ogni anno la wodka uccide di cirrosi 1.500 polacchi, e quasi 900mila su 38 milioni sono classificati come etilisti gravi.