Il Messaggero, 14 luglio 2018
Tour Eiffel, chef francesi in guerra per il ristorante
Che sapore avrà la Tour Eiffel nei prossimi dieci anni? Naturale, reale o molecolare? Tutto dipende da come finirà la guerra dei cuochi scoppiata qualche giorno fa, alla notizia che Alain Ducasse, il re a tre stelle che dal 2008 regna su tutti i fornelli della Torre, sarà sostituito da un duo di altrettanti stellati colleghi e soprattutto rivali: Frédéric Anton, anche lui tre stelle Michelin, che officia al Pré Catalan a Parigi, e il molecolare e impegnato Thierry Marx, chef del Mandarin Oriental.
LA SVOLTA
Un anno fa la Sete, società che gestisce la Tour e detenuta per il 60 per cento dal Comune di Parigi, ha rimesso all’asta la gestione della gastronomia del monumento: il panoramico Jules Verne ristorante al secondo piano dove un anno fa hanno cenato soli soletti i Macron e i Trump; la Brasserie 58, al primo piano, un po’ più accessibile (un pic nic take away a 38 euro); gli altri punti di ristoro con bibite e panini (sempre di qualità e di conseguente prezzo) e per finire la mensa della Sete, dove ogni giorno si sfamano 350 dipendenti. Due offerte culinario-gastronomiche si sono opposte: quella di Ducasse, associato alla società Elior, e quello del binomio Marx Anton, sostenuti invece dalla Sodexo. Ducasse, chef degli chef, unico nella storia dei fornelli ad essere stato insignito tre volte della tripla stella per tre diversi ristoranti (ne ha 28 in tutto il mondo, per un totale di 18 stelle) è andato abbastanza sicuro alla tenzone. Lo stesso Macron non ha esitato a definirlo «il più grande di tutti» quando ha fatto sedere Vladimir Putin alla tavola dell’Ore, altro ristorante dove officia Ducasse, questa volta alla Reggia di Versailles.
La società Nova, incaricata dal gestore della Torre di valutare i diversi progetti, ha però a sorpresa preferito la proposta dell’inedita coppia Thierry Marx-Frédéric Anton, che hanno deciso di unire gli sforzi culinari per vedere se fosse possibile far cadere il Re dalla Torre. Impresa riuscita. Almeno per ora.
LA BATTAGLIA
Perché Ducasse, ben noto non solo per avere il palato assoluto ma anche per il temperamento ad alta temperatura, ha gridato all’imbroglio e annunciato battaglia. Non sulle proposte culinarie dei suoi rivali (che si sono divisi i compiti: Anton al Jules Verne e Marx alla Brasserie) ma sui criteri di attribuzione della gara. Secondo i legali di Ducasse, infatti, la società Nova aveva lavorato per Sodexo, e quindi sarebbe in flagrante conflitto d’interessi. «Quando abbiamo saputo la decisione del Consiglio d’Amministrazione della Sete siamo stati molto, molto sorpresi. ha dichiarato il legale del super-chef, Thiriez Poi abbiamo saputo che Monsieur Ducasse era stato valutato meno dei suoi concorrenti in tutte le materie!». Scandalo. Lesa maestà. Ducasse e i suoi sponsor hanno deciso che la faccenda non finirà così e intendono fare ricorso preso il tribunale Amministrativo per annullare la gara e ricominciare.
Al di là dei menù proposti, l’offerta di Ducasse sarebbe stata più appetitosa dal punto di vista finanziario. Sempre secondo il suo legale, le chef avrebbe immaginato un progetto molto gustoso per chi gestisce la torre, con un beneficio per la Sete di 15,2 milioni contro i 14 assicurati dai rivali. Il verdetto non è ancora definitivo. L’ultima parola spetta al municipio di Parigi, e in particolare alla sindaca Anne Hidalgo, che dovrà decidere chi si occuperà del palato della Dama di Ferro. Pare difficile però che Hidalgo sconfessi il parere espresso dal gestore, il quale si è limitato a far sapere che «le procedure di attribuzione sono ancora in corso».
Per il momento, ogni concorrente resta ai suoi fornelli, armato delle sue specialità. Ducasse col suo cookpot de légumes, Anton con la sua lepre à la royale e Marx col suo risotto di soia. I fortunati clienti che potranno permettersi una cena appollaiati ai pilastri di ferro e con vista sulla Ville Lumière sono sicuri che continueranno a trovare, come recita da anni la guida Michelin «una cucina alla vetta del patrimonio francese». Per raggiungere tali sommità, un ascensore privato e menù a partire da 190 euro. Bevande escluse.