Corriere della Sera, 14 luglio 2018
Lo sgambetto del poliziotto
Il balordo di turno è un nigeriano regolare di 36 anni. Nelle immagini catturate dal telefonino lo si vede barcollare tra gli autobus della stazione milanese di Lampugnano, il coltello in una mano e la bottiglia di birra (forse non la prima) nell’altra. Un poliziotto sguaina la pistola e gli intima di gettare l’arma, ma il balordo non lo ascolta neppure e commette l’errore di voltarsi. Un attimo e l’agente gli è alle spalle, pronto a stenderlo con la più primitiva delle arti marziali, lo sgambetto. Ci si sente ben rappresentati e protetti da una polizia che stende i balordi di turno con uno sgambetto. Naturalmente non sempre è possibile cavarsela così. Probabilmente il «taser» che immobilizza l’aggressore avrebbe reso ancora più sicura l’operazione. E certamente gli sceriffi del web deprecheranno queste timidezze da europei esangui, invidiando gli americani che risolvono il problema alla radice con una raffica di proiettili. Ma alcuni politici hanno appena sostenuto che senza libertà di tortura le forze dell’ordine non riuscirebbero a fare bene il proprio lavoro. Il poliziotto di Lampugnano ricorda anche a loro che si può essere professionali rimanendo umani. Purtroppo il balordo risulta essere già di nuovo a piede libero, perché noi italiani siamo maestri nell’usare le leggi per farci lo sgambetto da soli.
P.S. Il barista del Caffè abbassa le serrande per riaprirle il 7 agosto. Ci ritroveremo qui, al solito posto.