
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Luca Zaia premier?

Dice Massimo Cacciari che a questo punta Luca Zaia, il governatore del Veneto, potrebbe essere anche il candidato per Palazzo Chigi di un governo di centro-destra.
• Accidenti.
Il ragionamento è questo. «Se al voto gli equilibri tra Carroccio e Forza Italia saranno a favore del Carroccio, potremmo avere la sorpresa di una candidatura a Palazzo Chigi di Zaia». Fila, anche se Zaia ha detto che vuole restare in Veneto: Salvini e Berlusconi, nelle dichiarazioni della vigilia, hanno promesso che il presidente del consiglio, in caso di vittoria del centro-destra, dovrà uscire da quello dei due partiti che avrà preso più voti. Cacciari conferma anche che «c’è stata una lotta interna alla Lega, tra fratelli, un’iniziativa anti-segretario». Una circostanza che Salvini nega con forza. La contraddizione starebbe nel fatto che Salvini si batte da un pezzo per una Lega formato nazionale (vedi la burrascosa discesa a Napoli), mentre i due referendum confermerebbero invece la vocazione localistica del partito, in difesa del Nord e solo del Nord. Che è la linea di Bossi e dello statuto.
• Qual è il risultato definitivo dei due referendum?
In Veneto ha votato il 57,2% degli elettori e i sì alla maggiore autonomia della Regione sono stati il 98%. In Lombardia sono andati al voto il 38,26% con un 95,29% di sì. Cacciari giudica questo 38,26 un flop, ma forse non è proprio così contando che a Milano l’astensionismo è stato molto alto. In Lombardia piuttosto è andata male la sperimentazione con i tablet, alle sette di ieri mattina non si era ancora certi del risultato. Maroni minimizza dichiarando che c’è stato solo un problema con trecento chiavette. A quanto pare, però, si tratta di un test da rivedere in tutto, specie pensando che la Regione ha speso per 24.000 tablet e per il resto 23 milioni.
• Che succede adesso?
Maroni ha detto: «Gentiloni mi ha confermato il via libera al confronto su tutte le materie previste dalla Costituzione, con anche il coinvolgimento del ministero dell’Economia, per la parte che riguarda il coordinamento del sistema tributario». ll tema delle risorse sarà al centro della trattativa fra Lombardia e governo, ma questo «non significa che ci sia stata un’apertura formale sul tema del residuo fiscale». Il residuo fiscale sarebbe la differenza tra quello che una regione dà allo Stato e quello che ne riceve in cambio. Secondo Maroni, nel caso della Lombardia, si tratta di 54 miliardi, cifra negata da lavoce.info che la dimezza. Zaia, troppo trascinato dall’entusiasmo, ha ricordato che la il progetto di legge veneto prevede la trattenuta in loco del 90% delle tasse pagate dai cittadini della Regione! È una materia sulla quale c’è addirittura una disponibilità di Renzi, evidentemente impressionato dal successo di popolo dei leghisti. Il segretario dem propone un «patto tra partiti per ridurre le tasse». Aggiunge: «La vera priorità per l’Italia è la riduzione della pressione fiscale. Ecco perché mi piacerebbe che la prossima legislatura cominciasse con un accordo delle forze politiche per un progetto come quello che abbiamo lanciato noi (“Tornare a Maastricht”) che permetterebbe la riduzione annuale delle tasse di una cifra che può variare tra i 30 e i 50 miliardi di euro». Noti quel passaggio: «la prossima legislatura» che significa: non ti farò sfruttare troppo questo successo in campagna elettorale. Qualche leghista ieri diceva che Veneto e Lombardia otterranno questa maggiore autonomia entro l’anno. Ma figuriamoci: si tratta di far passare una legge a maggioranza assoluta.
• Secondo me sono tutte chiacchiere. Fatte le elezioni, nessuno si ricorderà più di niente.
Intanto l’idea di Maroni e Zaia che le tasse restino in loco è del tutto campata per aria, se si guarda il dettato costituzionale. L’allargamento delle competenze si riferisce alle spese, cioè alle uscite, e non alle entrate. Significa che se una certa Regione pagava allo Stato mille euro e poi ne riceveva 700 per svolgere tre funzioni, (residuo fiscale 300), quella medesima Regione allargando le proprie competenze potrà svolgere quattro funzioni invece di tre e riceverà dallo Stato il denaro che serve per questa quarta funzione. Mettiamo che si tratti di 200 euro: 200 ne riceverà, 200 ne spenderà e il residuo fiscale sarà sempre di 300 euro.
• In ogni caso, il successo di questi due referendum rilancia con forza il tema del federalismo.
Forse. C’è solo una cosa, che non ho capito. Non dovrà entrare in vigore nel 2020 la legge sul federalismo fiscale, la n. 42 del 2010, preparata dal leghista Calderoli? In che modo le disposizioni di quel complicatissimo provvedimento (non tutti i decreti attuativi sono ancora stati emanati) si concilieranno con questa improvvisa nuova via al federalismo?
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