la Repubblica, 24 ottobre 2017
Evidenziatore contro quadernino. Un leader si giudica dagli appunti
Nelle scuole di Rignano sull’Arno è probabile che insegnino le mappe concettuali a partire dalle ultime classi elementari, sicuramente alle medie. Come in molte scuole gli allievi sono incoraggiati a scrivere su un foglio di carta le parole-chiave dei temi o della lezione da memorizzare. Vocaboli importanti, a partire dai quali elaborare poi le frasi, da circondare con segni, e anche frecce per indicare la sequenza dei termini e dei temi.
Viene quasi sicuramente da lì la passione che Matteo Renzi coltiva per gli appunti. Li riporta sui quadernetti, come nella trasmissione dell’altro ieri su Rai3; del resto per età il segretario del Pd appartiene alla “generazione Moleskine”, dal nome del più famoso taccuino. I quaderni sono ritornati e servono per ricordare e riflettere contro ogni previsione che con internet la carta sarebbe scomparsa. Sono vintage, e Matteo Renzi ama gli oggetti e i gadget del passato. In televisione brandiva un quadernetto; vi aveva registrato le parole-idee da ricordare: la mappa concettuale composta di locuzioni, brevi espressioni, freccette, tratteggi, e anche qualche cancellatura. In questo ben diverso da Silvio Berlusconi, il cui strumento principe è stato nei due decenni passati l’evidenziatore.
In una celebre fotografia della fine degli anni novanta si vedeva il fondatore di Forza Italia mentre esaminava un fascicolo impugnando un evidenziatore. All’epoca Filippo Ceccarelli aveva elencato gli oggetti del kit del candidato ideale del partito di plastica e citato una frase del leader: «Ti racconto come utilizzo il materiale io: leggo e sottolineo i passi più importanti (in arancione le cose positive, in rosso quelle negative)». Un metodo aziendale senza dubbio, mutuato dal mondo da cui Berlusconi proveniva, fatto di fogli A4, dossier e raccoglitori. L’evidenziatore rende palese la logica dell’accelerazione, del fare in fretta; è qualcosa di sbrigativo e insieme anche d’impositivo: quello che sottolineo è importante, il resto no. C’è la certezza del proprio pensiero. L’evidenziatore, insieme al post-it, è il più importante “artefatto cognitivo” della seconda metà del XX secolo (l’espressione è di Donald A. Norman).
Renzi, pur essendo anche lui un uomo della velocità, se non della fretta, appare più legato invece allo stile “mappa concettuale”, che s’apprende nelle scuole italiane. Il suo oggetto principale è la penna; l’impugnava l’altra sera, e con questa prende appunti e fa scalette. E poi il quadernetto tascabile, che si porta con sé per fissare un’idea, una frase, un pensiero.
Generazione Moleskine, dunque, il quaderno nero con l’elastico e con i fogli bianchi, inventato, se così si può dire, a Milano nel 1997, diventato un oggetto di culto in tutto il mondo. Due stili differenti, ma anche due modi di organizzare la memoria, probabilmente opposti. Ogni giorno dobbiamo fare i conti con una massa di informazioni sempre maggiore, in crescita esponenziale. Per rispondere a questa esigenza usiamo tanti artefatti cognitivi, dalla matita alla Bic, dal post-it al quadernetto. Il “rottamatore” quarantenne appare, almeno in questo, più à la page rispetto all’ex imprenditore ottantenne. Mappe e schemi contro l’evidenziatore, alla prova delle elezioni di primavera. Chi vincerà?