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 2017  ottobre 24 Martedì calendario

La strage dei civili. L’Isis in Siria firma il suo ritiro

Cadaveri ovunque. È il terribile “testamento” del Daesh, un’eredità di sangue e morte con cui i jihadisti marcano il loro epilogo. L’epilogo della (mancata per poco) conquista della Siria. È accaduto nei giorni scorsi, nella città di Qaryatayn, nella provincia centrale di Homs, strappata al controllo dei miliziani sabato scorso. Il ritiro del Daesh sta coincidendo con la messa a morte di centinaia di civili. Il drammatico resoconto arriva dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani (Ondus). Secondo l’organizzazione 116 corpi sono stati trovati dopo il ritiro dei jihadisti. Per il Comitato locale degli attivisti di Palmira, 35 di questi portano i segni di “esecuzioni” sommarie.
La loro “colpa”? Essere considerati, dai miliziani in procinto di lasciare la città, dei “collaborazionisti”. Almeno 52 dei civili sono stati assassinati per avere passato informazioni e cooperato con le forze governative, che hanno ripreso il controllo di Qaryatayn insieme alle milizie loro alleate, siriane e straniere. Tra le vittime vi sono due donne e un medico. «Dopo la riconquista di questa città nella provincia di Homs, gli abitanti hanno trovato dei cadaveri in strada, in abitazioni e altri luoghi – ha spiegato Abdel Rahmane, responsabile dall’Osservatorio nazionale per i diritti umani –. Alcuni sono stati uccisi all’arma bianca, altri a colpi di arma da fuoco». Il Daesh si era di nuovo impadronito, lo scorso primo ottobre, di questa città che ha una minoranza cristiana e diverse chiese, alcune delle quali saccheggiate dai jihadisti. L’or-ganizzazione jihadista l’aveva conquistata una prima volta nell’agosto 2015 prima di esserne estromesso un anno dopo. L’artiglieria dell’esercito siriano ha poi colpito alla periferia di Damasco ella regione della Ghuta fuori dal controllo governativo, abbattendosi su aree abitate da civili. Ci sarebberostate alcune vittime. Sempre secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani, la presenza del Daesh in Siria si sta assottigliando sempre di più. Dopo aver spadroneggiato nella metà del territorio siriano, oggi il Califfato controllerebbe solo l’otto per cento del Paese, 14.816 chilometri quadrati. La maggior parte dei territori controllati dal Daesh sono a est e a nordest, in particolare, la città di al Bukamal, al confine con l’Iraq, villaggi e Comuni della provincia di Deir Ezzor, al Hasaka e a est di Homs; ci sono poi 250 chilometri quadrati a sud, controllati dall’Esercito di Khaled bin Walid, legato al gruppo.
E il resto del Paese? Quello che emerge dal quadro tracciato dall’Ong è una “geografia” frammentaria, lacerata, ancora tutt’altro che pacificata. Le forze governative – sempre secondo l’Osservatorio nazionale per i diritti umani – controllano invece 97.540 chilometri quadrati, che corrispondono al 52,7% della superficie del Paese. Le forze dell’alleanza curdo-araba sostenuta dagli Usa controllano 47.100 chilometri quadrati, equivalenti al 25,4% del territorio. Le altre fazioni ribelli islamiste controllano il 13,7% della Siria, ossia 25.470 chilometri quadrati.
Sul fronte politico, continua il confronto a distanza tra Russia e Usa. Mosca si aspetta di conoscere – ha dichiarato il ministro degli Esteri russo Sergeij Lavrov – «la nuova strategia» a stelle e strisce per la Siria.