la Repubblica, 24 ottobre 2017
L’amaca
Nel momento in cui sospetti che non sarai ricco, ecco una provvida via di scampo: fingere di esserlo. In Russia – epicentro mondiale dei nuovi ricchi e di conseguenza dei nuovi finto-ricchi – un’agenzia affitta, per una cifra abbordabile, un aereo privato a chi vuole qualche foto o selfie da postare su Instagram e apparentati. Non in volo – costerebbe un sacco – ma a terra; è compresa nel prezzo, però, una limousine nera che porta il simulante alla scaletta. Chissà se sono in affitto anche i vestiti fichi, le scarpe con i tacchi, le borse di Prada. L’importante è sembrare.
Il successo è un teatro: anche quello vero. Figurarsi quello falso, che necessita di un trucco ben più greve, e di una recita molto più umiliante. Raccontava anni fa Maurizio Maggiani di un cantiere edile davanti a casa sua. Descriveva la gerarchia sociale. L’impresario edile, e sotto il capomastro, e sotto il muratore italiano in regola, e sotto il muratore albanese clandestino. Ma non è l’ultimo gradino. L’ultimo gradino è l’aspirante yuppie in giacca e cravatta che cerca di vendere una polizza di assicurazione ai muratori. È pagato a cottimo e forse guadagna meno dell’albanese clandestino: ma è travestito da uno che ce l’ha fatta.