
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Qualche giorno fa Obama ha minacciato un attacco di hacker contro la rete russa, non si sa se l’abbia fatto davvero, ma in ogni caso ieri gli Stati Uniti sono stati attaccati a loro volta, probabilmente dai russi, anche se non si sa e per ora i tecnici americani non lo dicono.
• Che cosa è successo?
Per almeno due ore sono risultati inaccessibili Twitter, Spotify, Cnn, New York Times, Financial Times, Boston Globe, The Guardian, Netflix, Airbnb, Visa, eBay, Reddit, Pinterest. Non sono gli unici siti oscurati, ma i più importanti. È stata attaccata l’infrastruttura server del web-hoster Dyn, che sta in New Hampshire ed è in pratica un elenco telefonico della rete. Il lavoro della Dyn è di tradurre gli indirizzi che comunemente digitiamo nei browser in indirizzi Ip, i numeri di riferimento che la Rete riconosce per servirci il sito richiesto. Ora dell’attacco: le sette di mattina (l’una dopo pranzo da noi). Un portavoce del Dipartimento per la sicurezza interna ha dichiarato che è in corso un’indagine per accertare «tutte le possibili cause dell’accaduto». All’indagine dovrebbe partecipare anche l’Fbi.
• In Europa?
No, in Europa niente. Dyn Inc. sul suo sito precisa che i blackout si sono avvertiti soprattutto sulla costa orientale Usa, cioè, come ci ha fatto sapere anche Dailydot, il Nordest degli Stati Uniti, New York, Washington, il confine canadese e una piccola parte del Texas meridionale. S’è trattato di un’aggressione ddos, acronimo di distributed denial service
. In pratica gli attaccanti sovraccaricano il sistema con informazioni inutili e richieste massicce di caricamento di pagine web. Amazon ha diramato un bollettino abbastanza misterioso, in cui dice di aver capito l’origine del problema e «di essere attualmente al lavoro per risolverlo». Da questo dedurremmo che è stata colpita, ma ufficialmente non risulta.
• Rivendicazioni?
Per ora nessuna. I danni devono essere calcolati in milioni di dollari.
• Sbaglio, o da qualche settimana gli attacchi alla rete si ripetono?
L’allarme è stato lanciato a metà settembre, al Congresso. La senatrice democratica Dianne Feinstein e il deputato Adam Schiff, leader di minoranza nelle commissioni di intelligence di Senato e Camera, hanno sostenuto che «Mosca sta cercando di influenzare le urne americane con gli assalti di pirati informatici. Questo sforzo è quantomeno diretto a mettere in dubbio la sicurezza delle nostre elezioni e potrebbe benissimo essere rivolto a condizionare i risultati delle elezioni. Non vediamo alcuna altra possibile ragione per spiegare il comportamento dei russi». Vennero depositate proposte di legge per rendere più sicure le urne a livello dei singoli stati, ma senza esito. Si sa d’altronde che la struttura militare russa ha messo in piedi uno staff di hacker - detto Gru, cioè Glavnoe Razvedyvatel’noe Upravlenie - che è entrato dentro i server del Partito democratico e ha reso pubbliche le inclinazioni di quel gruppo dirigente, favorevoli a Hillary contro Sanders durante le primarie. Lo stesso Trump, a un certo punto, lanciò un appello a Putin perché rendesse pubblici i contenuti delle famose mail private della Clinton, quelle che fanno gridare ai fan del magnate «Lock her up!» («Mettila dentro!»).
• Putin però nega?
E come potrebbe ammettere una cosa simile? Nei giorni scorsi ha dichiarato di essere indifferente al risultato della corsa per la Casa Bianca, «siamo pronti a lavorare col nuovo presidente, chiunque sia, purché sia disposto a collaborare per un processo di pace». Una dichiarazione a cui non crede nessuno. È noto che Putin non sopporta la Clinton, che ha prima di tutto la colpa di aver intrattenuto rapporti troppo amichevoli, quando era segretario di Stato, con le repubbliche ex sovietiche. C’è poi la storia che nei vertici planetari Hillary faceva ridere tutti imitando, alle spalle di Putin, la sua andatura un poco dondolante. E infine il fatto sostanziale: Hillary è un falco. È stato riesumato un suo discorso del 2013: «Vedete, noi abbiamo detto ai cinesi che se la Corea del Nord continua a sviluppare il programma missilistico, e riesce ad ottenere un missile intercontinentale capace di trasportare una testata nucleare, noi non potremmo accettarlo perché in questo modo i nordcoreani farebbero danni non solo ai nostri alleati a cui siamo legati dai trattati, come Giappone e Corea del Sud, ma avrebbero anche teoricamente la capacità di raggiungere le Hawaii e la costa occidentale degli Stati Uniti. Quindi dovremmo circondare la Cina con le difese missilistiche, e dispiegare più mezzi della nostra flotta nella regione. Perciò Cina, forza. O tu controlli i coreani, oppure noi dovremo difenderci da loro».
• Sarebbe pronta a «circondare la Cina con difese missilistiche»? Ma tutto questo che cosa ha a che fare con gli attacchi di ieri?
Se sono stati i russi, è forse un tentativo di aumentare la confusione generale, di mostrare che la politica democratica di Obama ha gettato il Paese nel caos, ha reso l’America debole. Proprio quello che sostiene Trump, secondo il quale eleggere la Clinton significa continuare la politica imbelle del suo predecessore.
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