Libero, 22 ottobre 2016
Le Ms si fumano le Camel grazie alla sterlina svalutata
Fumo, chips e tanti dollari. Anzi, tantissime sterline di Sua Maestà perché la svalutazione del pound ha un ruolo rilevante nell’affare del secolo: 47 miliardi di dollari, tanti quanti, tra cash ed azioni, ha offerto Bat (cioè British American Tobacco) per la maggioranza di Reynolds American di cui già controlla il 42%. Se l’operazione andrà in porto, la premiata tabaccheria Bat, che già controlla Kent, Dunhill, l’italiana Ms ed altri 200 marchi venduti in altrettanti Paesi potrà aggiungere nei suoi scaffali etichette come Camel, Pall Mall ed altre decine di sigle che valgono oro, nonostante la guerra dichiarata da tanti governi al vizio del fumo che causa 6 milioni di morti all’anno. Senza dimenticare l’ultima frontiera: la sigaretta elettronica, che già oggi vale miliardi di dollari ma che promette di essere uno dei business più redditizi del futuro.
Anche questo sta dietro a quest’operazione multimiliardaria, resa possibile dall’evoluzione dei mercati valutari. Dal 23 giugno, data del referendum inglese, il titolo Bat ha guadagnato il 12% in Borsa grazie al parallelo calo della sterlina. Bat, infatti, realizza più dell’80% del suo fatturato fuori dal Regno Unito in modo che la discesa della sterlina si traduce in maggiori profitti. Nello stesso periodo, al contrario, il colosso Reynolds ha perso il 7% a Wall Street sotto la pressione di nuove iniziative anti-tabacco della Sanità Usa. Il risultato è che il valore della società inglese si è molto avvicinato a quello delle azioni della “cugina americana”, di cui già controlla il 42% dopo la cessione della consociata Usa a quella che sta per diventare la sua preda.Tutti d’accordo a Wall Street sui vantaggi dell’operazione che non dovrebbe incontrare ostacoli da parte dell’Antitrust.
Il colosso si dovrà confrontare con altri giganti, primo fra tutti Altria, la holding che controlla l’impero Marlboro che, secondo gli esperti, si accinge a varare un’altra operazione miliardaria: la casa madre americana si prepara a fondersi di nuovo con la Philip Morris International, emigrata a suo tempo in Svizzera per sfuggire ai costi della legislazione antifumo americana. Anche la stagione delle class action e delle cause miliardarie contro le multinazionali del fumo sembra ormai alle spalle dopo: i Big del fumo sono tornati in gioco dopo aver pagato risarcimenti stellari che comunque non hanno inciso più di tanto sugli ancor più stellari profitti garantiti dal business delle sigarette il cui consumo è ancora in espansione soprattutto nei Paesi emergenti, oltre che in Russia e Turchia, le piazze migliori per Camel e Rothmans. Nonostante tutti gli allarmi, il fumo resta un grosso affare, in crescita, dati Nat, dell’8,1% in valore e del 9,8% in volumi rispetto ad un anno fa.