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 2016  ottobre 22 Sabato calendario

L’ALLARME SUL RISCALDAMENTO GLOBALE?

NON ESISTE, PAROLA DEGLI ORSI POLARI
L’Accordo di Parigi salverà il mondo dal riscaldamento globale. Oppure no, perché non c’è proprio nessun pericolo. Almeno secondo un numero sempre maggiore di scienziati. Al di là dei trionfalismi per l’entrata in vigore del trattato il 4 novembre, il fronte degli scettici aumenta. Secondo uno studio di Organization Studies, solo il 36 per cento degli scienziati della Terra pensa che la responsabilità del global warming sia umana; tra il 1993 e il 2003 la percentuale toccava il 75 per cento. Senza contare che in molti credono che il Pianeta non si stia surriscaldando. Queste voci però rischiano di sparire. L’articolo 11 dell’Accordo di Parigi, dedicato al tema della formazione, recita infatti: «La costruzione di competenze organizzate (…) dovrebbe facilitare lo sviluppo, la disseminazione e il trasferimento tecnologico, l’accesso alla finanza climatica, aspetti rilevanti di educazione, formazione e consapevolezza pubblica». Ovvero, usando le parole dell’economista Valentino Piana, che ha curato un’edizione commentata per l’Italia, serve: «una diffusa conoscenza dei fattori principali in gioco», per eliminare «il rischio di trogloditi al potere che negano l’origine umana del cambiamento climatico».
Peccato che tra i «trogloditi» ci siano sia premi Nobel come Carlo Rubbia, Ivar Giaever e Kary Mullis, sia padri storici dell’ambientalismo come James Lovelock, sia scienziati del prestigio di Will Happer, fisico di Princeton, Willie Soon, astrofisico di Harvard, e Freeman Dyson, fisico teorico di Princeton, che ha detto in un’intervista a Environment 360, pubblicazione di Yale: «L’intera vita di queste persone dipende dal fatto che la gente abbia paura. Da un punto di vista psicologico, per loro sarebbe difficile uscire fuori e dire: “Non preoccupatevi, non c’è nessun problema”».
Per non lasciare soli gli «eretici», è nato il Nongovernmental international panel on climate change. Un’associazione che riunisce tutti gli scienziati contrari alla vulgata ufficiale. Il loro «nemico» naturale è l’Ipcc, l’Intergovernmental panel on climate change, nato da una costola dell’Onu per studiare il riscaldamento globale. A cui l’Nipcc ha risposto con un suo rapporto, Why scientists disagree about global warming, che mette in evidenza parzialità e lacune della scienza mainstream. Perché, come diceva Albert Einstein: «Nessuna quantità di esperimenti potrà dimostrare che ho ragione. Ma un unico esperimento potrà dimostrare che ho sbagliato». Ecco cosa non torna nelle teorie degli ultras ecologisti.

termometri fermi
I profeti del riscaldamento globale spesso si dimenticano di riportare un dato: dal 1997 a oggi, la temperatura media della Terra non è salita. Anzi, per essere precisi, il Meteorological Office inglese ha rivelato che è scesa di 0,1 gradi. E questo nonostante le emissioni di anidride carbonica nello stesso periodo siano aumentate dell’otto per cento. Un risultato che nessuno dei modelli matematici «ufficiali» (che non a caso in molti reputano inattendibili) aveva previsto.

Colpa del sole
L’idea che la temperatura fosse costante prima dell’inizio della rivoluzione industriale è una favola. Le ere glaciali si alternano naturalmente a periodi più miti fin dalla nascita del Pianeta. Per esempio, sono state raggiunte temperature superiori a quelle di oggi durante l’Impero Romano (con un picco tra il 21 e il 50 d.C), tanto che in Inghilterra venne importata la coltivazione della vite. E intorno all’anno mille il caldo record ha permesso ai vichinghi di colonizzare Groenlandia e America del Nord. Per finire, nel XX secolo la temperatura ha avuto un andamento altalenante: è salita fra il 1910 e il 1940, è scesa fino a metà degli anni Settanta, ha ripreso a crescere a partire dal 1975 e si è fermata un’altra volta alle soglie del nuovo millennio.
La spiegazione? A provocare i cambiamenti potrebbero essere, come nei secoli passati, le variazioni nelle radiazioni solari, e non le emissioni umane.

Voci contro
Una delle frasi ripetute come un mantra dagli ambientalisti è: «Il 97 per cento degli scienziati concorda sulle responsabilità umane nel riscaldamento globale». Ma in realtà il fronte degli scettici è numeroso e ha fra le sue fila molti nomi autorevoli. Basta pensare a un esempio di casa nostra. Pochi giorni prima della firma dell’Accordo di Parigi nel dicembre scorso, in Italia viene organizzata una conferenza sul clima che riunisce le più importanti associazioni scientifiche del Paese. Alla fine dei lavori, viene prodotto un documento, la Dichiarazione scientifica sui cambiamenti climatici. Ma la professoressa Luisa Cifarelli, docente di Fisica sperimentale all’Università di Bologna e presidente della Società di Fisica Italiana, si rifiuta di firmare. Messa alla gogna online, risponde con una lettera aperta in cui contrattacca e difende le sue ragioni. «Il documento in questione» scrive «contiene nelle sue premesse delle affermazioni date come certezze incontrovertibili a proposito dell’origine antropica dell’attuale cambiamento climatico. Ma le verità scientifiche non possono basarsi sul consenso generalizzato, mescolando scienza e politica, come sta avvenendo in questo caso».


la salute dei poli
Se anche i ghiacciai si stanno sciogliendo, lo stanno facendo a un ritmo naturale, e questo processo fa parte dei normali cambiamenti che la Terra attraversa nelle diverse ere geologiche, scrive l’Nipcc. Basta pensare che a livello globale la quantità di ghiaccio marino oggi è la stessa del 1979. Inoltre, se è vero che nell’Artico i ghiacci stanno diminuendo, nell’Antartico (che nel 2012 ha toccato l’estensione record di 19,44 milioni di chilometri quadrati) stanno aumentando, mantenendo così intatto l’equilibrio complessivo.

il bello della co2
L’anidride carbonica è considerata il nemico numero uno degli ambientalisti. Ma alcuni studi sembrano dimostrare che potrebbe essere un’alleata dell’agricoltura. A sostenerlo è Craig D. Idso, studioso laureato in geografia e agronomia e fondatore e presidente del Center for the study of carbon dioxide and global change.
Le piante, spiega Idso nel paper The positive externalities of carbon dioxide, si nutrono proprio di anidride carbonica. Per cui, i livelli di Co2 presenti nell’atmosfera hanno un effetto positivo sui raccolti, e permettono anche di usare meno acqua per irrigare. «I risultati» scrive «indicano che il valore monetario totale annuo di questo beneficio è cresciuto da 18,5 miliardi di dollari nel 1961 a più di 140 miliardi di dollari nel 2011 (…). Proiettando questi dati, si può stimare un surplus di valore di 9,8 trilioni di dollari da qui al 2050».
Allo stesso modo, una ricerca pubblicata su Nature Climate Change ha rivelato che a partire dagli anni Ottanta il verde a livello mondiale è cresciuto dal 25 al 50 per cento. Per il 70 per cento, il boom dipendere proprio all’anidride carbonica.
E per chi teme che gli eventuali effetti negativi del riscaldamento globale siano comunque superiori a quelli positivi, arriva la puntualizzazione dell’Niccp, secondo cui l’aumento di anidride carbonica segue e non precede l’aumento delle temperature. Di conseguenza: «il cambiamento di livelli di Co2 non può provocare i cambiamenti della temperatura, ma deve essere o stimolato dai cambiamenti della temperatura, o co-variare insieme alla temperatura come risposta a un’altra variabile, che per il momento rimane sconosciuta».

Guru ma non troppo
Il volto del movimento ambientalista è l’ex vicepresidente Al Gore, che con il documentario An unconventional truth ha vinto due Oscar e un Nobel per la Pace in tandem con l’Ipcc. Ma il suo film non è piaciuto ai giudici inglesi. Chiamati a decidere se andasse mostrato nelle scuole, come aveva ordinato il governo oppure no, hanno stabilito che si può proiettare solo se accompagnato da nove linee guida per smentire le affermazioni prive di riscontri scientifici.
Fra gli errori, l’aumento di orsi polari affogati a causa della riduzione dei ghiacci al Polo Nord: «L’unico studio scientifico che entrambe le parti hanno presentato» ha detto impietosa la Corte «indica che quattro orsi polari sono stati recentemente trovati affogati a causa di una tempesta».