
Il fatto del giorno
di Giorgio Dell'Arti
Gli inquirenti sono piuttosto ottimisti riguardo al caso di Melania, trovata assassinata da 35 coltellate in un bosco del teramano. Dopodomani, quando ci sarà il funerale, qualcuno secondo loro sarà già in cella, accusato dell’omicidio.
• Come fanno a essere così sicuri?
Credo che il killer abbia commesso un grosso errore non spegnendo il cellulare della donna. Il telefonino è rimasto acceso fino alle 19. In casa poi gli investigatori hanno trovato un’altra sim. Dovrebbe dunque essere possibile ricostruire gli ultimi movimenti di Melania e le sue ultime telefonate. La seconda sim dà un po’ di forza all’idea che la poveretta avesse una doppia vita. Niente di speciale, si direbbe, probabilmente una qualunque Emma Bovary. E però ci sono quelle coltellate, che l’assassino ha continuato a vibrare quando lei era già morta, la stranezza della svastica incisa col coltello sul collo, e le due siringhe, ficcate nel pube e nel seno. Quella infilata nel seno conteneva del liquido. La natura di questo liquido potrebbe risultare significativa. Ma probabilmente si tratta di una messa in scena. L’uomo che ha ucciso ha agito, a quanto pare, con tutta calma. La morta era anche priva degli abiti.
• Ma come è andata?
C’è questa famigliola, marito, moglie e una figlioletta di 18 mesi, di nome Vittoria. Lui è un caporalmaggiore dell’Esercito, si chiama Salvatore Parolisi, è in servizio al 235° reggimento Piceno di Ascoli, bell’uomo, alto, prestante. Lei è Carmela Rea, da Somma Vesuviana, un comune di 35 mila abitanti in provincia di Napoli. Si fa chiamare Melania. Ha 29 anni. Una bellezza, che attira molestatori come le mosche. La famiglia è alla vigilia di una svolta importante, tra poco si trasferirà a Sabaudia, dove lui ha avuto un nuovo incarico. Adesso abitano a Folignano, in provincia di Ascoli. Lunedì scorso, alle due del pomeriggio, eccoli tutti e tre in gita, un picnic a Colle San Marco, dove è stata attrezzata un’area verde per i bambini. Appena arrivati, Vittoria si mette a giocare sull’altalena, la mamma e il papà si siedono sulla panchina di fronte. Ed ecco che a un tratto la mamma dice che deve andare in bagno, «ti porto un caffè», pochi metri più in là c’è effettivamente un chiosco e non sembra necessario che il marito la accompagni. Melania si avvia – è un viale alberato – ed è l’ultima volta che il marito e la figlia la vedono viva.
• Che cosa ci si immagina che sia successo?
Il titolare del chiosco si chiama Alfredo Ranelli. Non ha mai visto Melania. Dice che a un certo punto gli si è presentato questo signore che cercava la moglie, «piangeva, si disperava, mi ha chiesto un bicchiere d’acqua, gli ho fatto una camomilla per calmarlo. Era sconvolto, e non mi pareva che recitasse». Non è che si possano fare troppi voli pindarici: o Melania aveva un appuntamento con qualcuno, per vivere una di quelle avventure che risultano più eccitanti perché consumate a un passo dalla persona tradita; oppure qualcuno l’ha costretta a salire su una macchina, riuscendo a consumare questa violenza senza farsi vedere.
• Quando hanno trovato il corpo?
Mercoledì, cioè due giorni dopo. Un cercatore di funghi (identificato, non c’entra niente) ha visto il cadavere nudo a Ripe di Civitella del Tronto, in provincia di Teramo, lungo una strada che segna praticamente il confine tra Ascolano e Teramano. Ha telefonato alla polizia, e sono cominciate le indagini. Il marito, il fratello, il cognato hanno passato l’altra notte a rispondere alle domande dei carabinieri. Per quanto hanno fatto sapere a noi giornalisti, non è emerso niente né su di lui né su di lei. Melania sarebbe stata uccisa nel posto dove è stato trovato il corpo. Il cane Athos della Guardia di Finanza – un pastore belga malinois, di quelli detti “molecolari” – ha trovato un orecchino, altre chiazze di sangue e forse (gli inquirenti stanno zitti) tracce biologiche, anche se non pare sia stato consumato un rapporto sessuale. C’è stata una colluttazione tra la vittima e il suo assassino. I carabinieri del comando provinciale di Ascoli Piceno hanno sequestrato il computer di Melania, perché l’incontro fatale di lunedì scorso potrebbe essere stato propiziato anche da un appuntamento preso su Facebook, o simili.
• Perché gli inquirenti sono così sicuri di catturare l’assassino?
Non è detto che sia un assassino. Potrebbe essere un’assassina. Il 235° reggimento Piceno, dove lavora Parolisi, è uno dei pochi in cui si addestrano soldatesse. Poco distante dal posto dove è stato trovato il cadavere di Melania, c’è il poligono di tiro dove proprio Parolisi conduceva queste soldatesse a sparare. L’assassina potrebbe anche essere tra loro. E dietro ci sarebbe, in questo caso, una storia con lui. O forse addirittura con lei. [Giorgio Dell’Arti, Gazzetta dello Sport 24/4/2011]
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