Sergio Romano, Corriere della Sera 24/4/2011, 24 aprile 2011
Spesso si parla di cultura. Credo che tra i vari aspetti di essa rientri anche la buona educazione, il rispetto degli altri, il corretto comportamento a tavola e così via
Spesso si parla di cultura. Credo che tra i vari aspetti di essa rientri anche la buona educazione, il rispetto degli altri, il corretto comportamento a tavola e così via. Purtroppo da molto tempo fa ormai difetto in tutti gli aspetti della società. Considerato, spesso, il cattivo esempio familiare non sarebbe il caso che se ne occupassero con specifici programmi o spot la scuola e la televisione? Domenico Agostini docagostini@yahoo. it Caro Agostini, Quello che lei chiede è un nuovo Galateo, vale a dire un prontuario in cui ciascuno di noi possa trovare non soltanto le regole quotidiane della convivenza civile (come stare a tavola, come parlare a una persona sconosciuta, come vestire per le diverse occasioni della vita e della giornata, quale contegno tenere nei luoghi pubblici, come manifestare il proprio dissenso nel corso di una conversazione), ma anche un utile elenco dei comportamenti scorretti e volgari: insulti, parole grevi, bestemmie, scatti di collera, atteggiamenti chiassosi. Esiste, tuttavia, una difficoltà. La redazione di questi manuali è più facile là dove esiste una classe dirigente — l’aristocrazia, l’alta borghesia, le élite politiche e intellettuali — che fissa le regole e le trasmette all’intero corpo sociale. E il successo di questi testi è tanto più grande quanto più forte è il prestigio di coloro che si propongono al Paese come un modello. Il Galateo, in altre parole, non è un semplice ricettario. È un documento ideologico dietro il quale si intravede un certo concetto della società e della vita. Le consiglio, caro Agostini, la lettura del libro recente di Gabriella Turnaturi, docente di sociologia nell’università di Bologna, su cui il Corriere del 22 aprile ha già pubblicato un interessante articolo di Gillo Dorfles accompagnato dai consigli di Lina Sotis. Il libro s’intitola «Signore e signori d’Italia. Una storia delle buone maniere» , è stato pubblicato dall’editore Feltrinelli e si divide in quattro parti. Nella prima l’autrice descrive i galatei pubblicati dopo l’Unità, quando la maggiore preoccupazione era quella di unificare gli italiani. La seconda è dedicata al primo dopoguerra, quando il fascismo si propose di creare l’ «uomo nuovo» e la «donna nuova» . La terza descrive i galatei del secondo dopoguerra dagli anni Cinquanta agli anni Settanta: la fase del miracolo economico, della modernizzazione, della scuola di massa. E la quarta infine esplora i galatei degli ultimi decenni, spesso influenzati dall’irruzione nella vita quotidiana delle nuove tecnologie della comunicazione. A giudicare dalla lettura di questo libro non esiste più una classe dominante capace di proporsi come modello e d’imporre al resto della società le proprie regole. Esistono quindi tanti galatei quanti sono i gruppi sociali e generazionali, le tendenze ideologiche, i percorsi professionali. Fra questi moderni precettari Gabriella Turnaturi ne ha rinvenuto uno che potrebbe definirsi ecologico. Per i pranzi con gli amici, ecco le regole dell’eco-galateo: «niente tovaglie bianche perché richiedono troppo detersivo e smacchiatori; una forchetta e un coltello bastano a avanzano; quello che è nel piatto va mangiato e se non ci va accertiamoci che il nostro vicino gradisca una parte della nostra porzione; fare scarpetta diviene un vero obbligo» . Mi chiedo che cosa ne direbbe Pellegrino Artusi, autore de «La scienza in cucina e l’arte di mangiar bene» , di cui si commemora quest’anno il centenario della morte.